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Il commercio “sano, giusto e solidale” per sostenere i produttori di Cuba
Le associazioni Aicec e Conaci hanno organizzato in Italia una catena di distribuzione di prodotti alimentari cubani con l’obiettivo di supportare le produzioni locali dei campesinos. I proventi sono utilizzati per iniziative di cooperazione allo sviluppo sull’isola
L’avocado proviene da Catalina de Guines, nella provincia di Mayabeque nel Nord dell’isola di Cuba. È prodotto senza pesticidi da Rafael Lazaro nella sua finca La Esperanza per essere poi lavorato e confezionato dall’azienda locale Fructas Selectas, impresa specializzata nell’esportazione di prodotti agroalimentari. Arriva in Italia grazie al progetto “Sano, giusto e solidale” organizzato dall’associazione Aicec, nata per rafforzare gli scambi culturali e la cooperazione tra il nostro Paese e l’isola, e dalla Coordinadora nacional de cubanos residentes en italia (Conaci). L’iniziativa, partita nel settembre 2020, ha dato forma a una catena di distribuzione di prodotti alimentari cubani con l’obiettivo di sostenere le produzioni locali di Cuba e avviare progetti di commercio equo e solidale. All’avocado si è poi aggiunta altra frutta fresca: papaya, mango, ananas e mamey, un frutto tropicale tipico dell’America Centrale. “Abbiamo iniziato a ragionare su come consolidare i legami con Cuba durante il primo lockdown del 2020, in particolare di fronte alla crisi del turismo e agli effetti che iniziavamo a osservare sull’isola”, spiega Matteo Saccani, direttore di Aicec. “L’idea iniziale è stata sviluppare mettere insieme le associazioni che potessero incrementare l’export cubano attraverso una rete di vendita solidale”.
I produttori non utilizzano pesticidi e fertilizzanti. “I nostri dipendenti sull’isola monitorano le coltivazioni che avvengono nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. È fondamentale in particolare in coltivazioni come quelle dell’avocado, note per il loro ingente uso di acqua e poca sostenibilità”, spiega Saccani. Secondo la procedura prevista da “Sano, giusto e solidale”, raccolta e selezionata la materia prima, avvengono i controlli per certificare che siano rispettati gli standard europei, in particolare nel confezionamento.
Prima della partenza, i prodotti sono sottoposti all’analisi della composizione chimica e lo stesso, a campione, avviene quando arrivano in Italia. Per la maggior parte dei beni esportati c’è la possibilità di ricostruire la filiera, dalla produzione al confezionamento, attraverso una catena di tracciabilità. Il cacao, per esempio, è dell’impresa Asdrubal Lopez di Guantanamo: arrivato in Italia, è trasformato in cioccolato da Davide Appendino nel suo laboratorio a Torino. Il “turron de manì” preparato con arachidi, invece, è confezionato ed etichettato già a Cuba. A occuparsi del trasporto e dell’arrivo in Italia, via nave o via aereo, è la società di import/export HEI, l’altro promotore dell’iniziativa insieme ad Aicec e Conaci. Da dicembre 2021, alla lista si aggiungono anche le marmellate di guava e mango.
Si può sostenere il progetto acquistando i prodotti in 50 punti di distribuzione, cioè le associazioni della rete di Conaci e le tre botteghe del commercio equo e solidale presenti a Giaveno (Il Ponte) in provincia di Torino, Perugia (Ponte Solidale) e Napoli (La Tienda). “La nostra collaborazione con ‘Sano, giusto e solidale’ è iniziata da un semplice supporto logistico alla fine del 2020 quando abbiamo iniziato a pensare a come aiutarli nella distribuzione degli avocado sul nostro territorio”, racconta Fabrizio Cuniberti della storica cooperativa del commercio equo di Ponte San Giovanni. Il rapporto si è poi consolidato allargandosi agli altri prodotti come il miele, il caffè e lo zucchero. “Ci è sembrato interessante sostenere una realtà che, sebbene profit, ha molti punti di contatto con il mondo del commercio equo sia per come è lavorata la materia prima sia per le iniziative che ruotano attorno alla distribuzione in sé che rappresentano un valore aggiunto”. La bottega ha così ricoperto una doppia funzione: ha sostenuto una realtà vicina al fair trade e avvicinato anche chi, proveniente dall’associazionismo vicino a Cuba, non la conosceva. Tra privati, associazioni e gruppi di acquisto solidale aderiscono al progetto circa tremila persone che nei primi mesi del 2021 hanno garantito acquisti per 70mila euro. Nello stesso periodo di tempo sono stati venduti 5.172 chilogrammi di avocado, ottomila di caffè e tremila di zucchero.
“Come insegna il fair trade la nostra finalità è reinvestire sull’isola”, prosegue Saccani. “Ai produttori va fino al 25% del prezzo finale. Inoltre i proventi sono utilizzati per sostenere iniziative di cooperazione allo sviluppo a Cuba”. Aicec sta lavorando per aiutare i campesinos coinvolti nella catena di distribuzione a ottenere la certificazione biologica. Inoltre sta per avviare un progetto di confezionamento in loco dello zucchero cubano insieme all’azienda Azcuba e allo stabilimento per la raffinazione Carlos Baliño. “A oggi a Cuba viene confezionato solo in sacchi da 25 chilogrammi. Vogliamo investire nell’acquisto di una macchina per il confezionamento in bustine perché consentirebbe di aumentare il valore della materia prima”, aggiunge Saccani.
Vale lo stesso per il caffè. Sull’isola non ci sono torrefazioni: in Italia il prodotto viene etichettato dalle persone detenute nel carcere “Le Vallette” di Torino. Mentre il miele viene confezionato ed etichettato nell’istituto penitenziario di Verbania dalla cooperativa Banda Biscotti che si occupa di progetti di inserimento lavorativo per chi sta scontando una pena. “Questa estate abbiamo voluto aiutare Cuba anche nella raccolta di materiale sanitario necessario per affrontare la pandemia da Covid-19 -aggiunge Saccani-. Come Aicec e Conaci, tramite una raccolta fondi e donazioni, abbiamo acquistato respiratori, gel disinfettante e mascherine per un valore di oltre un milione di euro. A novembre è partito il terzo aereo carico dei materiali”.
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