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Poveglia è davvero per tutti. La svolta per l’isola di Venezia salvata dalla privatizzazione

L'Associazione Poveglia per tutti conta più di quattromila soci. Per sei anni avrà in gestione l'isola veneziana di Poveglia © Poveglia per tutti

Dopo undici anni di lotte, l’Agenzia del Demanio ha decretato la concessione dell’isola della Laguna all’associazione Poveglia per tutti che ne ha messo al centro la valorizzazione socioambientale dal basso e l’utilizzo da parte degli abitanti. I soci sono oltre quattromila. Una storia di resistenza e proposta nella “capitale dell’overtourism” che fa ben sperare per altri “beni comuni emergenti”

“Ci sono stati anche i lacrimoni e gli abbracci e le ola, neanche te l’aspetti di vincere ormai”. La racconta bene Patrizia Veclani, l’accoglienza che l’assemblea dell’associazione Poveglia per tutti ha riservato alla lettura della comunicazione dell’Agenzia del Demanio che decretava la concessione per sei anni a canone annuo agevolato dell’isola in gestione all’organizzazione.

Dopo undici anni di lotte ora la svolta: l’isola della Laguna di Venezia, poco più di sette ettari a un tiro di schioppo dal Lido, è disabitata dal 1968, quando l’ospedale psichiatrico fu abbandonato ma è stata in questi anni luogo di cure e progettazione da parte dei numerosi attivisti di Poveglia per tutti che hanno sempre sperato che potesse diventare un’isola di tutti e per tutti. Manca solo l’assenso del ministero della Cultura: questione di settimane, un po’ di cautela c’è, ma l’ottimismo domina.

La storia prende avvio quando il Demanio, nel 2014, indice l’asta per la sua privatizzazione, tra le calli e i campielli di Venezia scattò l’indignazione ed emerse un’idea che pareva una boutade: “Compriamola tutti noi, veneziani”.

“È stata una mobilitazione nata così, al bar, per strada -ricorda Veclani che dell’associazione è la responsabile della comunicazione-, privatizzare anche Poveglia era veramente troppo. L’obiettivo era quello di raccogliere 20mila euro per poter partecipare all’asta, ma siamo stati travolti non solo dalle sottoscrizioni ma anche dall’attenzione e dal sostegno”.

L’offerta migliore per l’asta del Demanio proveniva da una società dell’attuale sindaco Luigi Brugnaro ma fu ritenuta non congrua e fu così sventata la privatizzazione. “Una volta rimessa la palla al centro è partita tutta un’avventura”, racconta divertita Veclani. In questo percorso, dall’indignazione si è passati alla proposta, con un lungo lavoro di confronto con il Demanio e di vera e propria progettazione che potesse garantire una valorizzazione socioambientale di Poveglia e il suo utilizzo da parte degli abitanti.

Il progetto, che ha convinto l’Agenzia, è stato messo a punto anche tecnicamente da uno studio di progettazione di Vicenza, ma è stato ideato, discusso e condiviso dall’assemblea veneziana. “Parliamo per ora di una parte dell’isola, quella a Nord, dove non ci sono edifici ed è più agevole operare ma l’obiettivo, nei sei anni della concessione, è di ampliare la progettazione e l’intervento anche nel resto dell’isola”, sottolinea Mario Santi.

L’area verde di Poveglia fino agli anni Sessanta, quando è stata abbandonata, ha avuto una tradizione agricola. “Ora si presenta come inselvatichita che è un carattere che vorremmo conservare anche se arricchire dal punto di vista naturalistico con la reintroduzione di specie autoctone -spiega Sandro Caparelli, progettista e attivista di Poveglia per tutti-. Venezia è molto costruita, non ha grandi spazi verdi, Poveglia può offrire l’esperienza di natura selvatica. Accanto a questo abbiamo previsto piccole e leggere dotazioni che possano garantire l’accessibilità (percorsi, aree sosta e panchine) che si adattino all’ambiente”.

Oltre che al progetto, in questi anni c’è stata molta attenzione al processo con cui si è arrivati a fare la proposta al Demanio. “Tutti i passaggi sono stati condivisi in un direttivo aperto a tutti i soci attivi -sottolinea Santi- abbiamo sempre lavorato con il metodo del consenso, non ci sono mai state spaccature e abbiamo lavorato nei gruppi di lavoro per permettere a tutti di partecipare nel migliore dei modi”.

Anche così, quell’isola non è mai stata dimenticata. “Poveglia era disabitata ma non abbandonata -riprende Santi- perché è sempre rimasta nel cuore dei veneziani, frequentata per picnic e gite, soprattutto dai giudecchini, gli abitanti dell’isola della Giudecca”.

La battaglia per la sua valorizzazione comunitaria è diventata un simbolo -concretissimo, peraltro- che ha aggregato molte risorse, sia umane -quattromila soci- sia economiche. “Abbiamo raccolto abbastanza soldi per poter iniziare subito a mettere in pratica il progetto, poi il fatto di essere ufficialmente concessionari ci dà la possibilità di pensare a progetti europei -sottolinea Veclani-, il rapporto con il Demanio non è sempre stato semplice, abbiamo anche dovuto ricorrere al Tar perché si esprimesse sulla nostra richiesta di concessione, ma abbiamo mantenuto il dialogo. L’atteggiamento è cambiato quando è iniziata la collaborazione con Margherita Brondino dell’Università di Verona che ha avviato un dottorato sul valore percepito da parte dei cittadini veneziani della valorizzazione di Poveglia promettendo così di misurare il valore del nostro progetto”.

“In questi anni l’associazione è cambiata -riprende Santi- al nucleo di giudecchini si sono aggregati altri, oggi ci sono molti giovani, laureati o laureandi delle università veneziane che hanno trovato un luogo di aggregazione e comunità in una città non facile come Venezia, sognano, anche grazie alla partecipazione a questa esperienza, di poter rimanere ad abitarci, noi lo speriamo”.

Peraltro l’esperienza di Poveglia per tutti si è collegata ad altre analoghe di “beni comuni emergenti” come quelle della Fattoria senza padroni a Mondeggi o di Labas a Bologna e questo “miracolo” accaduto a Venezia potrebbe dare fiato a un rinnovato impegno su questo fronte.

Proprio nella capitale dell’overtourism e dell’estrattivismo più selvaggio, ufficialmente facilitato dall’amministrazione comunale, si assiste a un significativo segnale in controtendenza.

“Siamo stati tenaci non è facile immaginare il cambiamento qui a Venezia -racconta Veclani- alle volte siamo sopraffatti, paralizzati, ma i segnali di una città vivace ci sono, a Poveglia, ma in giro per la Laguna ci sono anche altri segnali che danno forza e speranza”. Ora la sfida è passare da una “conflittualità propositiva” alla gestione.

“Stiamo pensando alla ‘Sagranomala’, la tradizionale festa che facciamo a giugno in cui riempiamo l’isola di musica, dibattiti e aggregazione che quest’anno avrà un significato e un sapore tutto particolare. Il primo intervento che effettueremo sarà quello di costruire un approdo accessibile e sicuro che ora non c’è e pensare a un modo per arrivare all’isola senza farla invadere dal turismo”. Un’altra avventura ha inizio.

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