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Altre Economie / Attualità

Piccolo vademecum per riconoscere il fair trade

Un sistema di certificazioni e garanzie aiuta il consumatore a scegliere i prodotti giusti e solidali. Il modello di Equo Garantito in Italia. La rubrica di Altreconomia a cura di Equo Garantito

Tratto da Altreconomia 241 — Ottobre 2021

“Ma è vero che questo caffè aiuta i produttori?”. È una delle domande che, sicuramente, si è sentito fare chiunque abbia lavorato in una bottega del commercio equo e solidale. Non è beneficenza, cerchiamo di chiarire subito. È un modo diverso di fare commercio, è la dimostrazione che un’economia attenta alle persone e all’ambiente sia possibile.

Etica, sostenibilità, “green&bio” sono termini che sempre più le aziende tradizionali cercano di “far propri”, spesso perché conviene e perché non sempre i consumatori riescono a districarsi tra marchi, loghi e certificazioni (attenzione: il ruolo del consumatore consapevole non dovrebbe mai venire meno, quindi l’impegno di ognuno di noi in tal senso è e resta fondamentale). Proviamo, quindi, a chiarire le regole in campo, un piccolo vademecum per capire come riconoscere il commercio equo e solidale e acquistare prodotti garantiti.

Il fair trade, ai suoi esordi, funzionava senza regole codificate e si rivolgeva a un pubblico piuttosto ristretto. Il crescente interesse per questo “commercio alternativo”, insieme all’idea -discussa e spesso controversa- di raggiungere più consumatori (con la vendita dei prodotti nei supermercati), ha portato -alla fine degli anni Ottanta nel Nord Europa e poi anche nel nostro Paese- alla scelta di certificare alcuni prodotti fino ad arrivare alla creazione del sistema di certificazione internazionale Fairtrade che, in Italia, è gestito da Fairtrade Italia. Senza entrare nel dettaglio, è un po’ come per i prodotti biologici: devono essere rispettati alcuni standard affinché quel prodotto possa essere considerato equo, al di là di chi lo commercializza.

Il ruolo fondamentale delle organizzazioni (nel Nord e nel Sud del mondo) che hanno dato vita al movimento equosolidale ha fatto emergere, però, la necessità di costruire accanto al sistema di certificazione dei prodotti anche un sistema di garanzia per le organizzazioni per monitorare il percorso dal produttore al consumatore, passando per chi importa e per chi vende nelle botteghe del mondo i prodotti equosolidali.

È in questo contesto che si inserisce il sistema di garanzia di Equo Garantito, apripista a livello mondiale dove l’Organizzazione mondiale del commercio equo e solidale (Wfto) guida il processo globale. Entrambi i modelli sono validi e complementari, rispondono a esigenze diverse, si basano sugli stessi 10 princìpi del fair trade, sono riconosciuti dalle istituzioni europee.

In Italia, dunque, i prodotti a marchio Fairtrade e quelli commercializzati dalle organizzazioni aderenti a Equo Garantito -seppure appartenenti a due modelli differenti- garantiscono il consumatore di un acquisto giusto e solidale. Qualche riga in più sul sistema Equo Garantito: i soci (importatori, botteghe del mondo, produttori italiani) ogni anno compilano un modulo di autovalutazione; a campione, l’organo di valutazione effettua visite di monitoraggio per verificare che quanto dichiarato sia corretto; il sistema è infine certificato da un ente esterno (Csqa) che controlla l’efficacia del processo. Diverse Regioni italiane, poi, hanno approvato una legge dedicata al fair trade, istituendo registri regionali in cui sono iscritti i soci di Equo Garantito.

Forse un po’ complesso, ma efficace. D’altra parte -riprendendo un vecchio slogan- vogliamo cambiare il mondo iniziando da un caffè.

Gaga Pignatelli fa parte fa parte di Equo Garantito. L’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale è l’associazione di categoria delle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale italiane

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