Oltre 160mila persone in Lombardia si ritrovano oggi senza il medico “di base”. Quasi un residente su 60 è cioè escluso da un ganglio fondamentale della sanità territoriale, intesa come prevenzione e successivo accesso alle cure. Il tutto a cinque anni dall’esplosione della pandemia da Covid-19 e proprio nella Regione creduta “eccellenza” che divenne però un caso mondiale per diffusione e letalità del virus. L’eredità di quella stagione devastante appare dispersa. Quella dei 160mila lombardi attualmente senza medico non è infatti una condizione voluta: il dato si riferisce per stessa ammissione della Regione a quei “cittadini assistibili” cui non risulta assegnato un medico di medicina generale (Mmg) per via di pensionamenti o cessazioni cui non hanno fatto seguito le necessarie sostituzioni. Tradotto: chi doveva programmare e farsi trovare pronto ha fatto un buco.
Coloro che invece non procedono volontariamente alla scelta di un Mmg, pur avendone diritto, sono per lo più cittadini
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