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I pomodori di Padova: dalla semina alla passata, tutto in città
Il progetto dell’azienda Terre Prossime valorizza i terreni agricoli nel territorio comunale. I cittadini hanno partecipato alla semina e al raccolto, mentre la trasformazione è opera delle persone detenute nel carcere “Due Palazzi”
La misura della rivoluzione agricola urbana a Padova è 70 metri quadrati. Nella primavera del 2021 sette aiuole di quelle dimensioni, per una superficie totale di meno di 500 metri quadrati, sono state seminate a pomodoro dall’azienda agricola Terre Prossime. I terreni sono nella zona del Basso Isonzo, a ridosso del fiume Bacchiglione. “Abbiamo raccolto circa 40 quintali di pomodori che sono diventati 3.100 vasetti da mezzo chilogrammo di passata”, racconta ad Altreconomia Matteo Sandon, uno dei soci dell’azienda agricola. È stato tra i fondatori nei primi anni Duemila di Biorekk, associazione di promozione sociale nata per diffondere la cultura del consumo critico, e gestore del ristorante e centro culturale Ca’ Sana sul cui sito si racconta anche l’avventura agricola di Terre Prossime.
La storia è iniziata nel 2017 quando i fratelli Filippo e Matteo Sandon, insieme a Teresa Bellini e Valentina Chiesura, hanno acquistato questi campi, 23mila metri quadrati in tutto. Fino ad allora erano stati dedicati a monocoltura intensiva (soia, mais, soia, mais a rotazione) alimentata con concimi e antiparassitari vari di sintesi chimica, inquinanti e impattanti. “Nel 2018 abbiamo chiamato tanti cittadini padovani a partecipare all’iniziativa ‘Nasce un bosco’, mettendo a terra oltre 500 piante. Abbiamo scavato fossi e piantato siepi. Un’area di un ettaro è dedicata ai cereali da cui abbiamo ricavato farine, pane e pasta”, racconta Sandon. Terre Prossime ospita anche un lavandeto, oltre ad aiuole per ortaggi e dal 2021 anche quelle della “Passata di pomodoro per il Parco agricolo Basso Isonzo”.
Dietro a ogni vasetto c’è una visione: “La valorizzazione di aree coltivate che nutrono la città e percorsi attraversabili dagli abitanti” ci aveva raccontato Sandon nell’ottobre 2020. Nel giro di un solo chilometro e mezzo, infatti, nel Basso Isonzo s’incontrano già due aziende agricole biologiche -oltre a Terre Prossime c’è Terre del Fiume-, la cooperativa sociale Coislha che si occupa di agricoltura naturale, e due parchi comunali, dei Girasoli e degli Ulivi. Di un parco nel Basso Isonzo si parla dagli anni Ottanta. Che debba essere agricolo è un’idea emersa a partire dagli anni Duemila, quando prima della crisi economica è diventato palese che Padova avesse un problema immenso legato allo sviluppo immobiliare che ne fa il primo Comune in Veneto per consumo di suolo: quasi la metà del territorio (il 49%) è impermeabilizzato, cementificato, asfaltato, costruito (Ispra, 2021).
Anche i campi di Terre Prossime portavano con sé dei diritti edificatori che i soci hanno lasciato decadere. “Sono perequazioni latenti, eredità delle amministrazioni passate. Il Comune di Padova sta approvando il nuovo Piano degli interventi con l’obiettivo di cancellarle”, racconta Sandon che ha comprato i campi per trasformare un luogo poco valorizzato e chiuso al passaggio delle persone. “Mi nutro cercando di stimolare la partecipazione”, sottolinea.
Questa missione è anche alla base del crowdfunding promosso a inizio 2021 su Produzioni dal Basso che ha portato oltre 500 famiglie padovane a pre-acquistare i vasetti di passata. “Immaginavamo che in tanti avrebbero sostenuto un’operazione che puntava a valorizzare i campi rimasti all’interno del Comune di Padova e un tipo di agricoltura aperta alla cittadinanza, non solo biologica. La risposta ce l’ha confermato”, sostiene Sandon, che ha coordinato la campagna con il supporto di Maria Sferrazza.
La partecipazione è continuata nei momenti della semina e del raccolto. Le chiamate al campo di Terre Prossime hanno visto l’adesione di decine di padovani. I pomodori raccolti sono stati trasformati in passata nelle cucine della casa circondariale “Due Palazzi” grazie a un progetto di inserimento lavorativo rivolto ai detenuti da parte della cooperativa Coislha, partner del progetto. Il 25 e 26 settembre c’è stata una festa per la consegna dei vasetti. Quasi ogni famiglia ne ha ritirati sei a un prezzo di tre euro l’uno: l’obiettivo della campagna, per quest’anno, non era garantire a tutti le scorte di passata. “Abbiamo voluto mostrare che c’è un interesse generale a produrre cibo a Padova.
La campagna è stata soprattutto uno strumento di comunicazione, ma il prodotto è venuto bene e per il 2022 stiamo riflettendo sulla possibilità di lasciare libero il numero di vasetti di passata da ordinare”, sottolinea Sandon. Il crowdfunding ha portato a raccogliere circa 1.500 euro in più rispetto all’obiettivo stimato. Quei soldi sono stati utilizzati per acquistare una trivella in grado di aiutare la piantumazione di nuovi alberi. “È a disposizione della comunità del Basso Isonzo”, conclude Sandon. A fine ottobre c’è stata una nuova chiamata al campo per la messa a terra di un filare di gelsi nei campi di Terre Prossime. In una giornata di sole sono arrivate decine di persone. Il parco agricolo è già realtà.
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