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I giovani reclusi negli Ipm trovano il verso giusto attraverso il rap

© Crisi come opportunità

“Presidio culturale permanente” è un progetto dell’associazione “Crisi come opportunità” che da oltre dieci anni svolge laboratori di musica negli Istituti penali per i minorenni di tutta Italia. Un’occasione per dare voce al cambiamento

Tratto da Altreconomia 269 — Aprile 2024

“L’orgoglio è una bomba e ti senti derubato di qualcosa che è tuo ma che non hai comprato/ non c’entra niente l’amore, ti hanno solo incatenato/ non c’entra niente è solo un’altra storia nata nel degrado”. “Amore amaro” è il titolo del singolo scritto e registrato dai ragazzi e ragazze reclusi nell’Istituto penale minorile (Ipm) di Acireale (CT) in collaborazione con i giovani accolti nella comunità della cooperativa Prospettiva nel quartiere di San Giovanni Galermo a Catania.

Le voci di Natalia, Alex, Ami, Serena, Iglesias e tanti altri si mischiano con quelle di artisti già affermati come Dinastia, Lucariello e Zù Luciano. I versi, in diversi dialetti e lingue, provano a raccontare l’amore. “Dopo lo stupro di gruppo di Palermo dell’estate 2023 abbiamo dedicato un laboratorio a questo tema -spiega il  Maurizio Musumeci, in arte Dinastia-. Lasciando spazio alle loro idee, da quello che l’amore presenta realmente nella loro vita ed evitando una morale sterile. Il titolo racconta cosa significa essere reclusi proprio negli anni in cui si conosce e sperimenta questo sentimento”.

“Amore amaro” nasce nell’ambito del progetto Presidio culturale permanente promosso dall’associazione “Crisi come opportunità” (Cco). Ogni giovedì pomeriggio Dinastia e Luciano Maugeri -in arte Zù Luciano, veterano della musica reggae– entrano nell’istituto di Acireale e danno la possibilità ai partecipanti di sfogarsi. “In assoluta libertà, solitamente non forniamo neanche specifici spunti. Lasciamo che siano loro a mettere per iscritto quello che sentono”, racconta Dinastia. E quello del  è un linguaggio che funziona. “È un genere diffusissimo che ormai ascoltano tutti”.

Il singolo è stato pubblicato a metà febbraio ed è stato interamente inciso all’interno dell’Ipm, dove “Crisi come opportunità” ha finanziato anche l’allestimento di uno studio di registrazione. Che diventa un punto di incontro e di riferimento per chi è recluso. Non solo nel piccolo istituto catanese.

L’esperienza di Acireale infatti non è un caso isolato. Cco -che ha sede all’interno della Casa internazionale delle donne di Roma, di cui è socia- è nata nel 2006 con l’obiettivo di valorizzare e rendere protagonista il mondo non profit, che spesso fatica a raccontare le sue attività; successivamente ha iniziato a svolgere attività all’interno dei penitenziari giovanili. Attualmente il progetto, che prevede laboratori musicali e teatrali, è attivo in sette istituti penali minorili (sui 17 attivi in Italia) e nel 2023 ha incontrato 60 ragazzi e ragazze ristretti con oltre 500 ore trascorse in struttura. In totale i formatori sono 18, quasi tutti artisti professionisti. Oltre a quelli già citati, tra i più noti c’è anche Francesco Carlo, in arte Kento (lo abbiamo intervistato su Ae 261), che nel 2021 ha pubblicato per Minimum Fax il libro “Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile” in cui racconta proprio la sua esperienza negli Ipm.

“Lavorare su un testo, su una melodia aiuta anche a imparare il valore del tempo e dell’impegno per scoprire magari che i ‘soldi facili’ non sono tutto” – Lucariello

“Il format dei laboratori è molto semplice: si lavora sui sentimenti e sul porto con gli altri -spiega Benedetta Genisio, coordinatrice del progetto “Presidio culturale permanente” di Cco- con dei punti fermi: non si cambia in base alla struttura in cui si entra e si garantisce uno spazio reale di non giudizio. I ragazzi e le ragazze devono potersi esprimere liberamente”. E magari, giorno dopo giorno, riscoprirsi. “Penso al caso di un giovanissimo che per oltre due mesi non ha mancato neanche un appuntamento: restava molto separato dal gruppo, con il tempo si è scoperto che era analfabeta. Poi, un giorno, ha deciso di esporsi ed è andato al mixer: aver osservato per settimane quanto fatto dal formatore gli aveva già trasmesso un sapere”.

A metà marzo, poi, “Crisi come opportunità” ha dedicato un momento di formazione e supervisione ad hoc rivolto a tutti i professionisti coinvolti: “Ci siamo resi conto che non è possibile entrare e uscire dagli istituti senza conseguenze -spiega Genisio-. Non può essere un automatismo perché nei presidi si fa arte e questo smuove dentro”.

E proprio il chiudere i cancelli senza riuscire a “lasciarsi dietro” quanto ascoltato e visto è ciò che ha fatto nascere il progetto. A inizio 2013 il  Luca Caiazzo, in arte Lucariello, è stato invitato a fare un concerto nell’Ipm di Airola, in provincia di Benevento. “Inizialmente non volevo andarci -racconta ad Altreconomia-. Sono nato tra Scampia e Caivano, nel Nord di Napoli, quartieri con un livello di delinquenza elevato e sono cresciuto con ragazzi che poi hanno seguito lo stesso percorso di chi mi aspettava oltre i cancelli”. Lucariello però accetta e, da quell’incontro, ne esce segnato. “Mi ero creato un’immagine che poi è stata smontata e una parte di me era rimasta dentro, nell’innocenza di certi volti, in quel modo di vivere al limite”. Il  decide così che era necessario fare qualcosa.

Anche perché Airola, rispetto al più noto Nisida (istituto penale minorile situato nella splendida isola napoletana) aveva molti meno laboratori. “Abbiamo deciso di portare il  all’interno e in quegli anni non era diffuso come oggi tra i giovanissimi. Andava ancora per la maggiore il neomelodico, ma io sentivo che quella musica di verità e liberazione poteva aiutarli.
Passo dopo passo abbiamo cominciato: la morte di Mauro, ucciso nel 2015 con sette colpi di pistola dopo la dimissione dall’Ipm ci è rimasta dentro. Non abbiamo più mollato”.

Una delle caratteristiche dei progetti è la continuità della presenza negli istituti: gli artisti la garantiscono anche nelle festività e nel mese di agosto. I mesi più difficili per chi è recluso, in cui spesso la tensione è molto alta. “È decisivo stare in contatto con loro anche in quei periodi in cui magari si acuisce la mancanza di casa o ci sono meno laboratori attivi”, sottolinea Dinastia.

Maurizio Musumeci, in arte Dinastia, durante un laboratorio all’interno dell’Ipm di Acireale (CT). I musicisti che animano i laboratori organizzati da “Crisi come opportunità” garantiscono la propria presenza anche durante le festività e i mesi estivi, quando la vita negli istituti penali è più difficile per la maggiore solitudine e la mancanza di attività © Crisi come opportunità

Oggi, a differenza degli inizi, c’è la fila per prendere parte ai laboratori. “Per loro è un modo per ‘specchiarsi’ -aggiunge Lucariello- guardarsi dentro, riconoscere le proprie pulsioni violente, scriverle e poi magari rileggendole giudicarle in diverso modo. E lavorare su un testo, su una melodia aiuta anche a imparare il valore del tempo e dell’impegno per scoprire, magari, che i ‘soldi facili’ non sono tutto. Non salviamo nessuno ma diamo loro un motivo in più per alzarsi dal letto. E vederli lavorare tutti insieme, su un obiettivo comune, è una grande soddisfazione”.

Un lavoro che dà anche frutti artistici rilevanti. In totale sono stati prodotti sei videoclip musicali, due cortometraggi, una serie web e cinque spettacoli teatrali oltre che due festival (“Portami là fuori” ad Airola e “Curae” a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara) dedicati al tema della giustizia minorile. “Presto pubblicheremo un altro singolo”, promette Dinastia.

Attività fondamentali in un contesto cupo: nel 2023, dati di Antigone, associazione che si occupa di giustizia penale dagli anni Novanta, sono stati 1.143 i ragazzi e le ragazze che hanno fatto ingresso negli Ipm. Numeri mai così alti negli ultimi quindici anni che fotografano un ricorso alla detenzione sempre più diffuso anche a causa dell’adozione del cosiddetto “Decreto Caivano”.

“Amore amaro amaro amore/ porta solo rancore/ in questa vita vorrei ancora sentire il vento là fuori -cantano i ragazzi e le ragazze di Acireale-. Oggi sono qua, domani chi lo sa”.

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