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Diritti / Approfondimento

I cittadini in lotta contro la raffineria Api di Falconara: “Fermiamo il disastro”

La manifestazione contro gli impatti della raffineria Api di Falconara Marittima (AN)

Da quasi un secolo il gigantesco impianto fossile domina e condiziona la città in provincia di Ancona. A inizio anno è iniziato il processo per disastro ambientale a carico della società e di altri 18 imputati, nato dall’inchiesta “Oro nero”. Intanto sabato 27 gennaio è prevista una manifestazione nazionale per chiedere la chiusura del sito

La città di Falconara Marittima, in provincia di Ancona, è alla resa dei conti con l’imponente raffineria Api che la domina da quasi un secolo, occupando 700mila metri quadrati in una delle zone contaminate più vaste d’Italia, tra terra e mare. Sabato 27 gennaio è indetta una grande manifestazione nazionale dal titolo eloquente “Fermiamo il disastro ambientale”, organizzata da Falkatraz, Ondaverde, Mal’aria e Campagna per il Clima Fuori dal Fossile, per chiedere la chiusura della raffineria. Ed è proprio con l’accusa di “disastro ambientale” che il 18 gennaio, presso il Tribunale di Ancona, è iniziata l’udienza preliminare del processo a carico della società Api raffineria Spa e di altri diciotto imputati, scaturito dall’inchiesta “Oro nero”.

Le imputazioni rivolte all’ex amministratore delegato della società Api raffineria Spa, Giancarlo Cogliati, all’ex dirigente di Arpa Marche (Agenzia regionale protezione ambientale), Giancarlo Marchetti e ad altri sedici tra dirigenti e responsabili della società sono, oltre a disastro ambientale, gestione illecita di rifiuti speciali, getto pericoloso di cose, lesioni personali nei confronti della popolazione nonché la violazione di una serie di prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). All’ex direttore dell’Arpam sono contestati i reati di abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio, istigazione alla corruzione. L’inchiesta è partita dall’incidente dell’aprile 2018, quando il tetto del serbatoio Tk61 si è inclinato, con la conseguente fuoriuscita di migliaia di metri cubi di petrolio misto a virgin nafta, che a contatto con l’aria hanno generato esalazioni idrocarburiche che sono durate per settimane. Più di mille persone hanno sporto querela denunciando, in particolare, l’impossibilità di respirare e altri malesseri.

“Per giorni qui si soffocava, le persone stavano male. Ma non è stato l’unico incidente accaduto negli anni, ce ne furono di mortali e un incendio si è verificato anche a febbraio del 2022 -ricorda Roberto Cenci, già consigliere comunale e ora attivista dell’associazione Ondaverde e del comitato Mal’aria. Per il suo attivismo ambientale è stato querelato da Api per diffamazione (processo archiviato) e poi citato dinanzi al giudice civile (processo in corso)-. Viviamo in uno stato di percezione di insicurezza permanente e la popolazione è frequentemente esposta a esalazioni di tipo idrocarburico e solforoso che ammorbano interi quartieri a seconda delle condizioni meteo climatiche. Per giunta la raffineria di Ancona si trova a poca distanza dall’aeroporto di Falconara. A settembre 2023 è iniziato un altro processo sulla base di un esposto collettivo per le esalazioni dal 2013 al 2018”.

L’Anonima petroli italiana (Api) venne inizialmente fondata nel 1933 come deposito di carburante, nel 1950 si trasformò in un grande impianto di raffinazione esteso per 700mila metri quadrati. Attualmente ha una capacità di lavorazione di 3,9 milioni di tonnellate annue (circa 85.000 barili/giorno) di greggio e una capacità di stoccaggio di oltre 1,5 milioni di metri cubi. Negli anni sono stati costruiti tubazioni sottomarine, un pontile e un’isola offshore per consentire l’attracco delle petroliere.

Con l’acquisizione di Ip (Italiana petroli), di TotalErg e di Esso italiana, “Ip gruppo Api” è diventata la principale azienda privata in Italia nel settore petrolifero, dalla raffinazione alla vendita. Controlla circa 5mila distributori e due raffinerie, quella appunto di Falconara e quella di Trecate, in provincia di Novara. “Le indagini espletate hanno fatto emergere gravi carenze strutturali negli impianti, con diffusione incontrollata e prolungata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per l’uomo -ha scritto il Noe, Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, in una nota stampa a luglio 2022 alla chiusura delle indagini-. La raffineria, pur operando sulla scorta dell’Autorizzazione integrata ambientale, ne ha violato le prescrizioni e i limiti di emissione”. Nelle acque superficiali e acque sotterranee “è stata più volte riscontrata la presenza di reflui industriali contenenti idrocarburi”.

Il gas derivante dalla lavorazione degli idrocarburi poi, “non essendo commercializzabile in considerazione dell’alto tenore di zolfo e del residuo all’evaporazione, è stato in più giornate, […] bruciato nella torcia idrocarburica della raffineria Api, al solo scopo di disfarsene. […] Tali condotte sono sorrette dalla volontà di risparmiare gli ingenti costi per l’ispezione, la manutenzione e l’adeguamento degli impianti in questione”.

Il 18 gennaio all’udienza preliminare un centinaio di cittadini, comitati locali (Falkatraz e Ondaverde), associazioni ambientaliste e il Comune di Falconara Marittima hanno presentato istanza di costituzione di parte civile. “Purtroppo, non si sono costituiti parte civile né il ministero dell’Ambiente, né la Regione Marche -precisa l’avvocata Monia Mancini-. In particolare, quella del ministero è un’assenza pesante oltre che ingiustificata, visto che è sua funzione esclusiva quella di costituirsi parte civile per il risarcimento del danno ambientale. Nel caso di condanna per il reato di disastro ambientale, quindi il responsabile non sarà chiamato a risarcire il danno arrecato all’ambiente, con misure di riparazione, ripristino e/o recupero”. Negli ultimi anni le lotte sono state portate avanti dai cittadini, tra manifestazioni esposti e segnalazioni, come ribadisce Fabrizio Recanatesi, attivista di Fuori dal Fossile e Falkatraz: “Sono state le denunce di noi cittadini a imporre la questione del disastro ambientale al centro del dibattito sociale e politico del territorio”.

Tutta l’area che va dalla raffineria Api allo stabilimento ex Montedison (che produceva concimi fosfatici partendo dalla pirite), è stata dichiarata nel 2002 Sito di interesse nazionale (Sin) con 1.200 ettari di costa e mare e 108 ettari a terra contaminati. “Ma il piano di risanamento delle porzioni di proprietà pubblica -riprende Roberto Cenci- è rimasto per la maggior parte solo sulla carta. L’accordo di programma sottoscritto nel 2010 tra istituzioni locali e ministero dell’Ambiente è prima scaduto poi nel 2023 rinnovato, ma le bonifiche restano tuttora al palo. Ci sono circa tre milioni di euro stanziati da circa dieci anni”.

Gli studi epidemiologici condotti dall’Istituto superiore sanità, Arpa Marche, Istituto nazionale tumori di Milano, Asur, hanno dimostrato che a Falconara sono stati riscontrati rispetto alla media regionale e del Centro Italia eccessi di decessi e morbosità per alcune patologie oncologiche, aborti spontanei, malformazioni congenite e altre non oncologiche. “In attesa che i processi stabiliscano le responsabilità, quello che è certo è che da oltre dieci anni, gli abitanti di Falconara sono costretti a respirare asfissianti miasmi, a vivere in un contesto insalubre”, conclude l’avvocata Mancini. Proprio a Falconara però, su stimolo di Falkatraz, è nata da poco una comunità solare per lo scambio di energia rinnovabile sul posto. A dimostrare che emanciparsi dal fossile è possibile.

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