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Crisi climatica / Attualità

Una campagna di mail bombing per opporsi alla metanizzazione della Sardegna

Fridays for future Italia ha lanciato, con il supporto dell’associazione ReCommon, una campagna di pressione dal basso verso Snam, Arera e il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Lo scopo dei promotori è difendere la Sardegna dalla trappola dell’industria del gas fossile

“Siamo cittadine e cittadini, dalla Sardegna e non solo, e vi scriviamo questa lettera per esprimere ferma opposizione allo scellerato processo di metanizzazione della Sardegna. Una terra che ha tutto il potenziale per poter passare direttamente dall’attuale sistema energetico, centralizzato, basato su fonti fossili e insostenibile, a uno basato su fonti rinnovabili decentralizzate, cioè più resiliente e sostenibile al fine degli obbiettivi climatici, dell’ambiente naturale, della salute delle persone”.

È l’incipit della lettera che Fridays for future Italia, con il supporto di ReCommon, propone di inviare dal basso a partire da fine marzo ai vertici di Snam, dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) e al ministero per l’Ambiente e la sicurezza energetica. Al centro del mail bombing c’è un decreto del presidente del Consiglio approvato a maggio 2022 che ha dato il via libera alla costruzione di nuovi impianti per il metano e il gas “naturale” liquefatto in Sardegna.

“È da diversi anni che si cerca di trasformare l’isola in un hub, non solamente per il gas fossile, ma per l’energia in generale. Si tratta di una vera e propria campagna di colonizzazione da Nord a Sud della Regione che comprende oltre al ben noto metano, anche l’idrogeno o le energie rinnovabili -spiega ad Altreconomia Filippo Taglieri di ReCommon-. Tutto questo senza bonificare quelle aree industriali problematiche dal punto di vista ambientale, come il polo di Porto Torres a Nord e l’area di Sulcis Iglesiente a Sud-Ovest”. Non è la prima volta che il governo cerca di imporre una svolta fossile alla Sardegna. A inizio 2000 si proponeva la creazione di un gasdotto che attraversasse l’isola che facesse da tramite tra l’Algeria e la Toscana. Il progetto venne fermato ma nel 2018 la “metanizzazione” dell’isola è tornata al centro del dibattito pubblico con la proposta di creare tre nuovi poli di ingresso per il gas in Sardegna. Anche questa volta non si giunse a una realizzazione ma a maggio del 2022 il Governo Draghi ha dato il via alla costruzione di nuovi impianti. Al momento, però, gli effetti del decreto sono stati congelati da Arera a dicembre 2022, quando l’Autorità ha richiesto a Snam e a Terna (il gestore italiano delle reti di trasmissioni di elettricità) un ulteriore approfondimento sugli “scenari energetici di riferimento e sulla configurazione strutturale ottimale per i collegamenti”. “Proprio in un momento di così grande importanza per la Regione, abbiamo deciso insieme ai comitati locali di contattare Fridays for future Italia per proporre questa campagna di mail bombing”, riprende Taglieri.

La resistenza dei cittadini a un futuro fossile e senza uscita -ben raccontata nella graphic novel “Fàula Birdi” pubblicata da Round Robin in collaborazione con ReCommon- passa da quattro poli fondamentali. A partire da Porto Torres (SS), a Nord dell’isola, e sede di un centro industriale considerato come Sito di interesse nazionale in termini di bonifica. In quel porto Snam ha progettato di mobilitare una nave gasiera e rigassificatrice dalla capienza di 23mila metri cubi. A Portovesme, frazione del Comune di Portoscuso (SU), dove si trova già una centrale a carbone di Enel e la cui chiusura viene costantemente ritardata, approderà un’altra nave rigassificatrice dalla portata di 140mila metri cubi. L’amministrazione comunale ha fatto ricorso contro il Dpcm energia per bloccare il progetto di Snam. La terza tappa è Porto Canale dove si prevede che venga posizionato un altro rigassificatore, con il parere contrario dei comitati locali. Infine, a Santa Giusta (nei pressi di Oristano), è attivo un secondo impianto a terra per la rigassificazione e lo stoccaggio del gas “naturale” liquefatto. “Si tratta di un progetto problematico, tanto che l’Arera ha chiesto al governo un’ulteriore analisi costi-benefici dell’opera”, continua Taglieri. Inoltre, e prevista una rete di 400 chilometri di metanodotti in grado di collegare i tre centri industriali dell’isola, da Sassari a Porto Torres, da Portovesme a Cagliari e intorno a Oristano.

Ma la transizione ecologica della Sardegna potrebbe prendere una piega del tutto diversa e basarsi invece sullo sviluppo di energie pulite. “In questo momento l’isola è alimentata da due centrali a carbone e una a gas metano. Degli impianti a carbone uno opera non a pieno regime, l’altro è spento, mentre quello a ciclo combinato è legato alla raffineria Saras e serve al loro fabbisogno”, ricorda Taglieri. Anche grazie alla scarsa popolosità dell’isola, sarebbe possibile creare un futuro basato su energie rinnovabili. “La Sardegna si presta molto all’installazione di fonti rinnovabili e alla costruzione di comunità energetiche e smart grid. Invece il governo ha scelto puntare sui combustibili fossili per rilanciare le aziende e le industrie dell’isola. Ripetendo gli stessi errori del passato”.

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