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Gaza Sunbirds, la squadra di paraciclisti che porta aiuti alla popolazione di Gaza

© GazaSunbirds

Il gruppo fondato nel 2020 da Alaa al Dali, atleta professionista che ha perso una gamba per via dei cecchini israeliani, si stava preparando per i Giochi di Parigi 2024. Dal 7 ottobre scorso ha cominciato invece a raccogliere beni per i civili della Striscia stremati dai bombardamenti. A sostenere il progetto anche la Ong italiana Acs

Sognavano la Paralimpiadi del 2024 e per arrivarci si allenavano lungo la direttrice che collega il Nord e il Sud della Striscia di Gaza. Oggi quella strada è stata in parte divelta dai bulldozer israeliani, ma continuano ad “allenarsi” consegnando aiuti alla popolazione civile, stremata da quasi tre mesi di guerra.

Sono i Gaza Sunbirds, la squadra di paraciclisti della Striscia, nata nel 2020 da un’idea di Alaa al Dali, già ciclista professionista, qualificatosi per i Giochi di Jakarta del 2018. Alaa ha perso la gamba a seguito della partecipazione alla Marcia per il ritorno, le manifestazioni che si sono tenute al confine con Israele, tra il 2018 e il 2019 e che hanno provocato la morte di 214 palestinesi e oltre 36mila feriti, molti dei quali colpiti agli arti dai cecchini israeliani e, come lui, amputati.

Dopo la perdita della gamba ha deciso di reinventarsi come paraciclista e di fondare un gruppo, non solo per professionisti, ma per attrarre attraverso lo sport persone che rischiavano di rimanere ai margini della società dopo l’amputazione, consentendogli vite dignitose. Oggi sono una ventina i membri della squadra, tre quelli che potrebbero qualificarsi per le Paralimpiadi. Ad aver sostenuto il progetto fin dall’inizio è stata, tra le altre, l’italiana Associazione di cooperazione e solidarietà (Acs): “Abbiamo lanciato una campagna di sostegno del team, per la preparazione alle Paralimpiadi del 2024 a Parigi, aiutandoli con gli attrezzi e la preparazione atletica -spiega Meri Calvelli, responsabile del Paese per Acs- ma dopo il 7 ottobre abbiamo deciso di trasformare la campagna e tutti i fondi raccolti in aiuti umanitari”.

Dopo l’attacco di Hamas nel Sud di Israele che ha provocato la morte di 1.200 persone e scatenato su Gaza una rappresaglia che a inizio 2024 ha causato quasi 22mila vittime palestinesi, nella Striscia non si trova quasi più nulla e le persone stanno letteralmente morendo di fame. Grazie alle donazioni e a una rete consolidata con associazioni e produttori locali -continua Calvelli- siamo riusciti ad acquistare prodotti freschi dai contadini, che ancora riescono a produrre. Non entrando nulla nella Striscia, si è formato subito il mercato nero e i prezzi sono saliti alle stelle”. 

E così i Gaza Sunbirds sono riusciti a raccogliere e distribuire cibo, coperte, pannolini e prodotti sanitari a decine di migliaia di persone, per un valore di 54mila euro. Sono i ragazzi del gruppo che preparano i pacchi e li consegnano, su una sola gamba, insieme al loro allenatore e manager: dove i camion di aiuti non arrivano, attraverso strade ormai quasi impercorribili, i Gaza Sunbirds arrivano con le bici. Ogni volta sanno di rischiare la vita o di tornare a casa e non trovare più le loro famiglie, perché davvero a Gaza ormai non ci sono più zone sicure.

A partire dal 7 ottobre i Gaza Sunbirds hanno raccolto 54mila euro in cibo e aiuti sanitari © Mohammed Abu Asfour

La distribuzione è stata fatta in diverse aree ma ora si concentra in particolare in quella di Rafah, dov’è sfollata la maggior parte degli abitanti di Gaza, a seguito dello spostamento delle operazioni militari israeliane nel centro della Striscia. La squadra prevede di continuare ad assistere la popolazione finché Israele non consentirà l’ingresso di aiuti umanitari sufficienti, anche se diventa ogni giorno più complicato. Oltre a questo abbiamo riconvertito un po’ tutti i nostri progetti -spiega Calvelli- in base alle necessità che dal 7 ottobre sono cambiate, per quanto già prima la situazione fosse drammatica dopo 16 anni di assedio”.

A coordinare sul campo le attività è il centro “Vik-Gaza” -dedicato a Vittorio Arrigoni, l’attivista per i diritti umani rapito e ucciso nel 2011 proprio nella Striscia- che negli anni ha realizzato numerosi progetti di interscambio culturale e sportivo, coinvolgendo soprattutto giovani che in questi giorni operano come i volontari. I ragazzi che giravano intorno alle nostre attività erano centinaia -continua Calvelli- purtroppo ne abbiamo persi tantissimi. Non sappiamo esattamente quanti, non riusciamo a contattarli, non tutti rispondono. Le emergenze sono molte: stiamo costruendo bagni prefabbricati, insieme alla Cooperazione italiana in loco, grazie ai fondi degli aiuti umanitari di emergenza. Bagni con lavandino e water, per consentire un minimo di privacy e di igiene a centinaia di migliaia di persone che ne sono quasi totalmente prive”. Secondo l’Unicef, a Gaza, in media c’è un bagno per 700 bambini e famiglie, il che significa che anche le zone sicure diventano zone pericolose, dove proliferano malattie e infezioni.

Acs, racconta ancora Calvelli, ha dei container, insieme ad altre Ong italiane, pronti per partire, “ma solo nel momento in cui avremo la certezza che potranno entrare. Israele ci mette tantissimo per concedere l’ingresso degli aiuti. È ormai chiaro come nei suoi piani ci sia far morire la gente di Gaza sotto le bombe e di fame”. 

E tra morte, fame e distruzione, nuove generazioni di amputati si stanno formando. Con oltre mille bambini, secondo l’Unicef, a cui sono stati tagliati gli arti senza anestesia, mentre il mondo se ne sta a guardare in un silenzio che ormai -come ha detto la Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi, Francesca Albanese- sa di complicità. 

Tra le ultime iniziative dei Gaza Sunbirds, c’è Athletes for Palestine, una campagna di sensibilizzazione internazionale, pensata per il mondo sportivo ma non solo. Tutti, infatti, possono aderire alla richiesta di un immediato cessate il fuoco, della fine dell’assedio di Gaza, con apertura di corridoi umanitari che consentano l’ingresso di cibo, acqua e materiale necessario. Ma anche lo stop dell’apartheid e dell’occupazione israeliana, per garantire un’esistenza sicura e dignitosa ai palestinesi.

Alla campagna hanno aderito finora 43 tra squadre e atleti, come lo skateboarder professionista statunitense, Ryan Lay, i ciclisti professionisti, Imogen Cotter dall’Irlanda e Nico Deportago-Cabrera dagli Stati Uniti, nonché il due volte medaglia d’oro alle Paralimpiadi irlandese, Mark Rohan. Ma la campagna e la raccolta fondi continuano. 

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