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Fico Eataly World: la morte annunciata della “Disneyland del cibo”

Un ingresso di Fico a Bologna © Max Cavallari

Il parco tematico dedicato al cibo e all’agroalimentare di Bologna non è mai riuscito a decollare, e così la proprietà (Oscar Farinetti) ha deciso di “rilanciarlo” con un nuovo nome: Grand Tour Italia. Ennesima ristrutturazione a rischio flop sulle spalle dei lavoratori, lamentano i sindacati

Fico Eataly World chiude. Il parco tematico dedicato al cibo e all’agroalimentare di Bologna non è mai riuscito a decollare, e così la proprietà ha deciso di metterci un punto e rilanciarlo con un nuovo nome: Grand Tour Italia. “Rappresenterà il viaggio nell’Italia delle Regioni: si entrerà in Val D’Aosta, si uscirà dalla Sicilia e dalla Sardegna, passando in mezzo a tutte le Regioni italiane”, ha sostenuto in diretta su Radio24 Oscar Farinetti, il fondatore della catena Eataly e titolare della società di gestione del parco. Eppure, guardando agli ultimi anni, questo sembra l’ennesimo tentativo di restyling di un progetto che ha spesso chiuso i bilanci in rosso e ha avuto un numero di ingressi molto al di sotto delle previsioni iniziali. “Tra le cose che non mi sono venute propriamente bene diciamo che Fico è una di queste -ha ammesso Farinetti-. In genere gli imprenditori, quando una cosa va male, dicono ‘non siamo stati compresi’. Invece la probabilità è che su questo progetto sono io che mi sono spiegato male”. 

La notizia è stata annunciata all’improvviso da Farinetti, senza aver prima dato la comunicazione a lavoratori e sindacati. “Apprendiamo con sgomento e preoccupazione, e unicamente dagli organi di stampa, dell’imminente chiusura del parco Fico per ristrutturazione -scrivono le tre principali sigle sindacali-. Cosa ancor più grave, a riprova dell’assoluta mancanza di rispetto e di considerazione verso i lavoratori è che questi abbiano appreso la notizia negli stessi tempi e con la stessa modalità. Riteniamo grave e inaccettabile che in un sito così importante, nato come presidio contro l’illegalità, con solide e collaudate relazioni sindacali, si debba apprendere dagli organi di stampa una decisione che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla vita di tante persone”.

L’annuncio ha sorpreso anche gli investitori. Il vicepresidente di Confcooperative terre d’Emilia, Daniele Ravaglia, che ha investito 2,5 milioni di euro per il 5% del capitale sociale di Fico, si è dettostupito” e “sorpreso”. “Nessuno mi aveva detto nulla. Diciamo che mi auguro solo che sia la volta buona. Anche perché di progetti di ristrutturazione ne ho visti già quattro negli ultimi anni”. 

La storia “recente” di Fico, acronimo di Fabbrica italiana contadina, nasce nel 2017, quando il parco viene aperto -con quasi due anni di ritardo- nella periferia Nord-Est di Bologna, in un’area del valore di 55 milioni di euro concessa gratuitamente dal Centro agro alimentare Bologna (Caab), il mercato ortofrutticolo cittadino, partecipato all’80% dal Comune. Fico viene collegato al centro da bus diretti, messi a disposizione a uso esclusivo dall’azienda di trasporti Tper. In totale vengono investiti 140 milioni di euro per la costruzione del parco, che viene soprannominato la “Disneyland del cibo”: il complesso conta 40 fabbriche che mostrano da vicino la lavorazione della carne, dei formaggi, dell’olio e della pasta, due ettari di campi e stalle con animali, novemila metri quadrati di mercato e 45 tra ristoranti e chioschi. L’idea è che Fico raccolga l’eredità dell’Expo 2015 di Milano, intercettando i turisti interessati alla gastronomia italiana (doveva infatti aprire il giorno dopo la chiusura del “grande evento” milanese, vedi Altreconomia 157). 

Prima dell’apertura le aspettative sono altissime: viene previsto un flusso di sei milioni di visitatori all’anno -un decimo della popolazione italiana- e un fatturato di 90 milioni di euro. Da subito però i conti non tornano: nel 2017 l’utile è di soli 19mila euro, nel 2019 i visitatori sono meno di due milioni, con perdite nette pari a oltre tre milioni di euro. Poco dopo l’inaugurazione arriva anche la prima polemica, cioè l’accusa di reclutare la manodopera gratuita di 20mila studenti attraverso l’alternanza scuola-lavoro.

Una vista degli ambienti interni deserti di Fico a Bologna © Max Cavallari

Con la pandemia i problemi aumentano. “Durante la mia passeggiata sono riuscita a parlare con alcuni dei pochi dipendenti presenti nel parco, ricevendo conferma delle mie ipotesi: gli incassi, anche nel weekend, hanno raggiunto il loro minimo storico, la situazione auspicata dall’amministrazione e raccontata dai giornalisti è in realtà molto diversa da quella che si incontra facendo un giro nel parco”, scrive Arianna Cuomo su Jacobin Italia nell’estate 2020, in un articolo che denuncia il segreto di Pulcinella, ossia che Fico non funzionava e continua a non funzionare. Il parco chiude per lavori tra il 2020 e il 2021, poi per rilanciarlo viene nominato un nuovo amministratore delegato, Stefano Cigarini, già amministratore di Cinecittà world di Roma: viene introdotto un biglietto di ingresso di 15 euro (10 se acquistato online) e i giorni di apertura diminuiscono da sette a quattro. Ma questo non basta: nel 2022 gli ingressi sono solo 400mila, molto al di sotto delle previsioni iniziali e della soglia per chiudere il bilancio in pari.

A maggio di quest’anno Farinetti annuncia un “robusto piano di rilancio”, con l’esclusione di ammortizzatori sociali e l’obiettivo di ripianare di tutti i debiti. In estate viene tolto il biglietto a pagamento e cambia ancora l’amministratore delegato, che oggi è Piero Bagnasco. Qualche giorno fa arriva la notizia della fine di Fico e il lancio di Grand Tour Italia. L’inaugurazione è prevista per aprile del 2024.

Intanto il 26 settembre i sindacati hanno incontrato la dirigenza, che avrebbe garantito che non ci sarà una chiusura del parco ma solo alcune ristrutturazioni parziali, che verranno svolte a zone consentendo la contemporanea apertura. “In palese contrasto con quanto sostenuto, la dirigenza ha poi garantito che, se anche ci dovesse essere la chiusura totale del parco, i 55 lavoratori diretti non saranno posti in ammortizzatore sociale ma proseguiranno il lavoro”, hanno scritto i sindacati. “Alle nostre interrogazioni sulle sorti dei lavoratori afferenti alle società, ai consorzi e ai ristoranti interni al parco, la dirigenza ha sostenuto che tutte le aziende sono interessate al nuovo progetto Grand Tour Italia; pertanto, nessuno perderà il posto di lavoro. Queste affermazioni contrastano però con le informazioni in nostro possesso: ci risulta che qualche azienda non rinnoverà il contratto, con conseguente perdita di posti di lavoro”. Le informazioni, insomma, sono ancora parziali e contraddittorie. Fico continua a far parlare: non si spengono gli interrogativi sul futuro di un progetto controverso, cresciuto nell’idea di un turismo che si è dimostrata più volte non sostenibile.

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