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Coltivare il seme di “un’altra economia” per costruire una nuova forma di vita comune

© jeremy-bishop- - Unplash

In un mondo sopraffatto dai disvalori della supremazia dell’io, del potere, del denaro e della guerra diventa più che mai urgente riscoprire i valori veri. Per costruire comunità basate sull’amore e non sulle logiche del potere. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 266 — Gennaio 2024

Il senso del valore è da tempo sopraffatto dalla passione per i disvalori: supremazia dell’io, denaro, potere, guerra. La conseguenza di questo contagio di stupidità è che la realtà si rompe. Tutto risulta compromesso, amaro, precario, è l’effetto dell’infelicità organizzata in una società costruita sulla mortificazione. La reazione più diffusa è abbandonarsi a comportamenti distruttivi. L’elenco è lungo. La prima cosa che colpisce è lo scandalo dei governi del mondo. In larga maggioranza sono nocivi, fanno il contrario di quello che serve ai popoli.

Basta vedere il Governo Netanyahu, che con la strage a Gaza cerca la soluzione finale al problema dell’esistenza del popolo palestinese, alimentando così il rigurgito di antisemitismo ovunque. Che dire poi dei governi che si sono ritrovati a Dubai per fingere una conferenza sul disastro climatico affidando la presidenza a un petroliere negazionista? Da noi il governo si dedica alla guerra contro i poveri, ad assecondare poteri finanziari ed evasione fiscale, a disgregare la solidarietà tra le Regioni, a colonizzare la Rai e i giornali, a bloccare il conflitto sociale, a imbrigliare la magistratura, a stravolgere la Costituzione.

Colpisce il numero di quanti sono preda della passione più stupida, quella di sparare: eserciti, miliziani, terroristi, criminali, gente comune. Penso poi agli uomini che offendono, stuprano, uccidono le donne, in un contagio che può rendere violento qualsiasi uomo. Né si può dimenticare l’accanimento contro i giovani, i poveri, le persone migranti, chi ha una disabilità e contro chiunque risulti “altro” nello sguardo di quanti non hanno il senso del valore. Le bambine e i bambini spesso sono travolti dalla guerra oppure lasciati crescere nell’abbandono da adulti distratti. La grammatica del capitalismo esalta il valore di scambio, cioè il denaro, distruggendo i valori viventi -che sono le persone, le relazioni, gli animali, le piante- e anche quei valori che li illuminano: l’amore, la verità, il bene, la bellezza, la pace, la giustizia, la libertà, l’onestà. Chi, ancora confusamente, pensa di contrapporre al valore di scambio il valore d’uso dei beni della Terra non coglie che già la propensione a usare il mondo è miope, perché i veri valori, invece, sono doni preziosi dei quali prendersi cura, non sono strumenti. L’uso va riservato ai mezzi, mentre i valori hanno vita autonoma. Vanno armonizzati, evitando di contrapporne uno a un altro. Perciò è sbagliata ogni domanda del tipo: che cosa “viene prima” la libertà o la giustizia? Il lavoro o la salute?

Aldo Capitini ricorda che i valori non sottostanno al consumarsi del tempo e alla morte perché generano un altro tempo, una durata che non viene meno. Quando una certa realtà vale davvero (per esempio una relazione o l’impegno per la giustizia) la sua validità resiste anche oltre il fatto della morte. Perché intanto rende pienamente vive le persone che aderiscono a quel valore e poi, anche dopo la loro scomparsa oltre il confine della vita visibile, il bene che esse hanno espresso alimenta l’esistenza di chi resta. Siamo tenuti in vita dall’amore di persone ufficialmente morte che però tuttora condividono, misteriosamente ma concretamente, il cammino con noi.

I veri valori non si spengono mai. Il seme originario dell’aspirazione a “un’altra economia” sta in una nuova forma di vita comune, in cui le persone si rinnovano se partecipano a comunità fondate sull’amore, anziché sul potere

Se il senso del valore portasse luce nel cuore e nella mente delle persone, la realtà si ricomporrebbe. Allora quanti ora la stanno disgregando, con violenza o per pura inerzia, inizierebbero ad accogliere, riparare, confortare, educare, generare, dar da mangiare e da vivere. Il seme originario dell’aspirazione a “un’altra economia” sta in questo sogno di trasformazione che rende nuova la vita comune. Le persone si rinnovano se partecipano a comunità di vario genere, purché siano fondate sull’amore anziché sul potere. C’è comunità dove c’è condivisione di valore. È urgente che ne nascano molte di più e che trovino un’ispirazione corale per rigenerare questa umanità dispersa. Con la fiducia di chi sa in cuor suo che i valori veri non si spengono mai.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Oltre la guerra” (Effatà edizioni, 2023) scritto con Brunetto Salvarani

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