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Appalti sulle frontiere in Libia. EY, una delle “big four” della consulenza, affianca il ministero dell’Interno

A metà giugno, Ernst & Young si è aggiudicata la gara della Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Viminale per un “servizio di assistenza tecnica e consulenza specialistica”. Obiettivo: implementare un progetto europeo da 46 milioni di euro per il contrasto ai flussi migratori nel Paese africano

Ernst & Young, una delle quattro “big four” della consulenza e della revisione contabile (con Deloitte, KPMG e PricewaterhouseCoopers), affiancherà il ministero dell’Interno italiano in Libia nell’implementazione di un progetto europeo di contrasto ai flussi migratori. L’ha decretato la Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Viminale, che il 13 giugno di quest’anno ha “chiuso” la procedura di gara avviata all’inizio di aprile e premiato la “E&Y Advisory”, parte del “consorzio” EY, rispetto ad altri due concorrenti (PriceWaterhouseCooper, tramite la branca “Advisory”, e il Gruppo CLAS).

Il contenuto della fornitura (l’importo finale è intorno ai 100mila euro) riguarderebbe un “servizio di assistenza tecnica e consulenza specialistica” per le “esigenze” della Direzione ministeriale relative al progetto “Support to integrated Border and Migration Management in Libya – First Phase”, del valore di oltre 46 milioni di euro. L’Ue ne è il principale finanziatore tramite il Fondo Fiduciario per l’Africa, istituito nell’ottobre 2015, mentre chi deve implementarlo nel Paese africano -in guerra- è il nostro ministero dell’Interno.

Nell’ambito di questa “prima fase”, il Viminale è presente in due aree della Libia: a Nord-Ovest, a Tripoli, a supporto delle cosiddette guardie costiere libiche, tramite la costituzione di un centro di coordinamento per le operazioni di ricerca e “soccorso” in mare e per la dichiarazione di un’area SAR autonoma, e a Sud-Ovest, nella regione del Fezzan, nel distretto di Ghat, per incrementare la capacità di sorveglianza, “in particolare nelle aree di frontiera terrestre con il Niger, maggiormente colpita dall’attraversamento illegale”.

Dove è presente il ministero dell’Interno in Libia nell’ambito del progetto “Support to integrated Border and Migration Management in Libya – First Phase”

Le richieste fatte dal ministero alle società di consulenza concorrenti non sono note nel dettaglio. Dunque per poter avere un’idea dell’offerta avanzata da Ernst & Young è necessario rifarsi ai verbali della commissione giudicatrice che a maggio ha aperto ed esaminato le offerte sul tavolo. Anche questi, però, sono generici.
Si parla di una convincente proposta di “raccolta e analisi dei dati attraverso la predisposizione di un apposito database”, della “realizzazione di attività come l’elaborazione e analisi del cronoprogramma di spesa”, del “supporto nei rapporti” con l’Ispettorato Generale per i rapporti finanziari con l’Unione europea, nella “predisposizione dei pagamenti”, “nella gestione delle interlocuzioni con la CE”, la Commissione europea. E poi ancora EY affiancherà il Viminale nella “strategia di gara”, nella “verifica dei capitolati”, nella predisposizione di un “archivio digitale dei documenti giustificativi di spesa”.

La multinazionale della consulenza si propone di fornire “il proprio supporto anche nella predisposizione degli atti necessari al riscontro e alla difesa nella gestione dei contenziosi che si dovessero verificare durante l’esecuzione del servizio”. In sede di gara, EY ha inoltre rivendicato il suo ruolo di “partner strategico” del Viminale e vantato “una conoscenza approfondita dei fondi europei destinati a garantire una gestione efficace dei flussi migratori”, proponendo di inserire nel gruppo di lavoro “un avvocato con oltre 10 anni di esperienza” su varie materie. E per “fornire evidenza dell’analogia delle esperienze pregresse rispetto al servizio offerto”, si legge sempre nei verbali, la società avrebbe posto in evidenza “il supporto e la gestione delle risorse finanziarie in materia di migrazione regolare e legale, gestione delle frontiere, migrazione irregolare, rimpatrio, asilo, politica dei visti e integrazione”.

Non è la prima volta che un colosso della consulenza “affianca” le istituzioni. Nel 2015 fu indetta una gara comunitaria da Consip (per conto del ministero dell’Economia) in tema di supporto e assistenza tecnica per l’esercizio e lo sviluppo di funzioni di sorveglianza o audit dei programmi cofinanziati dall’Unione europea. Parteciparono anche le “Big four”.
Su quella procedura accese un faro l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), avviando nel marzo 2016 un’istruttoria sui rami “consulenza” delle succursali italiane dei quattro colossi. Il sospetto era che fosse stata messa in piedi una “intesa restrittiva della concorrenza” per spartirsi i lotti sul mercato. L’istruttoria è stata chiusa nell’ottobre 2017 con un provvedimento durissimo e sanzioni elevate (in tutto 23 milioni di euro). A fine 2018, dopo la sentenza del TAR Lazio, il loro importo è stato in parte riformulato al ribasso (10,7 milioni). Il tribunale amministrativo, pur ridimensionando alcune delle conclusioni dell’Antitrust, ha comunque riconosciuto che quella “infrazione” fosse definibile come “grave” in quanto “operazione di ‘bid rigging’ nella misura in cui era tesa alla ripartizione del mercato di riferimento”. La sanzione a carico della Ernst & Young Spa è stata “rideterminata” così in 3.892.282 euro.

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