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Alzarsi sui pedali per sentirsi libere: la scuola per sole donne di Pioltello

Dopo aver partecipato a due cicli di lezioni, Fusia è riuscita a percorrere i primi metri sulla sua bicicletta in autonomia. Il progetto “Bicilibera” è promosso a Pioltello dalle associazioni RelAzioni, El Huda, Acli Limito, Caritas, Comunità pastorale di Pioltello, Bike for Good ed Easymamma/Pink Network © Martina Ferlisi
Tratto da Altreconomia 277 — Gennaio 2025

Sono un applauso e delle urla di gioia a spezzare la monotonia di una fredda ma assolata mattina qualunque, nel campetto da basket dell’oratorio Sant’Andrea di Pioltello (MI). Un rettangolo verde che si apre tra i palazzi e il cemento della cittadina dell’hinterland milanese. Sono rivolti alla signora Fusia. Finalmente, per la prima volta, è riuscita a pedalare da sola: dopo diversi tentativi, numerosi piedi puntati a terra, molte spinte ed esortazioni: “Non fermarti! Pedala! pedala!”.

Fusia ce l’ha fatta dopo aver partecipato a due cicli di quattro/cinque lezioni, uno in primavera e uno tra l’autunno e l’inverno 2024, rivolti a gruppi di sole donne, soprattutto straniere. “L’abbiamo chiamato ‘Bicilibera’ e non potevamo scegliere nome più azzeccato. È proprio una sensazione di libertà, quella che si prova quando si va in bicicletta”, dice Grazia Calandi tra le volontarie che seguono il corso e sostengono, in tutti i sensi, le donne partecipanti. È anche la coordinatrice dei laboratori dell’associazione RelAzioni di Pioltello, una delle realtà che organizza le lezioni. “All’inizio ero un po’ scettica -dice- non pensavo che si potesse insegnare ad andare in bicicletta da adulti, ma mi sono presto ricreduta”.

Fusia percorre solo pochi metri ma la soddisfazione di aver superato la paura è tanta. La sua bicicletta rossa è un po’ più bassa di quanto dovrebbe rispetto alla sua altezza, ma è giusto così, spiega Stefano Lodi della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) di Segrate. “In questo modo le donne possono appoggiare i piedi e sentirsi più sicure”. Aggiunge poi che quando si insegna ad andare in bici agli adulti si seguono esattamente gli stessi metodi adoperati per i bambini. Prima non si usano i pedali, si procede spingendosi in avanti con i piedi, poi si prova con un solo pedale e infine, quando ci si sente pronti e si impara a rimanere in sella in equilibrio, si può iniziare a pedalare.

Calandi racconta che è stato proprio Lodi a volere fortemente che questo corso fosse organizzato e si tenesse a Pioltello, il secondo Comune con la più alta percentuale di stranieri in Lombardia (il 24,6% della popolazione residente al 31 dicembre 2023) e tra quelli con il reddito medio più basso nella provincia di Milano. È lui che si è impegnato, con l’aiuto del consigliere comunale Fabiano Gorla, a mettere in contatto e creare la rete di associazioni che, oltre a quelle già citate, ha coinvolto El Huda, Acli Limito, Caritas, Comunità pastorale di Pioltello, Bike for Good ed Easymamma/Pink Network.


Fumetti per agire (clicca sull’immagine per leggere la storia illustrata da Chiara Piccinno)


Lodi ha preso ispirazione da un’iniziativa simile organizzata a Monza sempre da Fiab che ha come principale finalità proprio la diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente urbano ed extraurbano. “È un gioco di squadra -ci tiene infatti a precisare Calandi- a cui oltre a noi, organizzazioni e volontarie, hanno partecipato anche i cittadini che hanno donato le bici”.

Damaritz ha diciotto anni e, a parte qualche piccolo problema a gestire i freni in curva, corre veloce e potrebbe già uscire in strada. “Il nostro obiettivo è quello di rendere le donne autonome -racconta Lodi- ma poi ognuna di loro arriva con obiettivi e aspettative diverse”.

C’è chi lo fa per essere indipendente, come Amira, che possiede una sua bici e ha già provato a uscire da sola ma ha ancora un po’ timore quando si trova ad attraversare vie piene di persone. E chi semplicemente lo fa per passare del tempo insieme ad altre donne, per socializzare, per divertimento o per fare movimento. C’è chi vuole imparare una cosa nuova e chi non ha intenzione di pedalare in strada ma ricorda che da bambina amava andare in bici e poi non ha più avuto possibilità di farlo.

“I casi sono tanti quante sono le partecipanti, le loro storie di vita e culture”, racconta Calandi che ha fatto da ponte con le donne immigrate che vivono a Pioltello, principalmente nel Satellite, il quartiere sviluppatosi nei primi anni Sessanta con l’idea di diventare la zona residenziale e innovativa per la classe borghese di Milano e naufragato poi con i suoi 1.972 appartamenti, in cui si stima abitino tra le otto e le diecimila persone.

La popolazione residente di origine straniera a Pioltello al 31 dicembre 2023 è pari 24,6%

È all’interno del Satellite che nel 2012 è nata l’associazione RelAzioni, dal tirocinio di Francesca Cirillo, studentessa del corso di laurea in Servizio sociale dell’Università Cattolica di Milano, dalle donne che ha incontrato e dal loro desiderio di aprirsi alla vita del quartiere. Il suo progetto iniziale aveva il nome de “Il mondo in un quartiere” -perché è così che lo chiamano, ospitando più di cento nazionalità diverse-, e cercava di rispondere a una delle necessità intercettate nel territorio, quella di sostegno alle madri, in particolare migranti.

L’originalità dell’iniziativa di Cirillo consisteva nella progettazione partecipata che si realizza nella costruzione delle attività a partire e con le risorse delle persone direttamente coinvolte, in risposta ai problemi di volta in volta più rilevanti. Ancora oggi è così, racconta Calandi, e RelAzioni cerca di rispondere all’isolamento delle madri che spesso possono contare su una rete di donne del loro Paese, che però potrebbe non essere abbastanza per inserirsi nella nuova realtà in cui vivono.

Nella sede di via Wagner, le donne possono quindi trovare uno “spazio neutro e di fiducia reciproca”, dove nessuno le giudica, ma si cerca di rispondere insieme a qualsiasi esigenza. “È per questo che ho imparato ad amare questa cittadina -conclude Calandi-. C’è un’energia che parte dal basso che mi fa capire che Pioltello è viva”.

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