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Diritti / Approfondimento

A Pasqua la giustizia è il regalo più grande

© Beatrice De Blasi

Le uova di Pasqua racchiudono una vera e propria rete commerciale globalizzata, complessa e troppe volte “sporca”. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato e denunciato l’impiego di lavoro minorile nelle coltivazioni di cacao in Africa. Ma un’alternativa equosolidale c’è, spiega Beatrice De Blasi di Fondazione Altromercato

Che siano vuote o ripiene di golose ganache, impreziosite da costosissime sorprese o economici giochini, le uova di Pasqua racchiudono sempre al loro interno una vera e propria rete commerciale globalizzata e complessa. Il cacao utilizzato per fare il cioccolato nella maggior parte dei casi è cacao convenzionale coltivato in Africa occidentale: circa il 70% della fornitura mondiale lo è. 

Dopo la raccolta dei frutti (che si chiamano cabosse), i preziosi semi (fave) vengono estratti, fatti fermentare (durante questa fase si attivano più di 400 sostanze aromatiche) e vengono poi essiccati al sole. Le fasi successive della lavorazione del cacao si svolgono per la maggior parte in Europa e Stati Uniti, lontano dai luoghi di produzione nel Sud del mondo. Le fave essiccate di cacao sono commercializzate da grandi intermediari commerciali che le trasformano in burro, polvere o pasta di cacao. Sebbene i loro nomi siano poco noti, almeno il 60% dei prodotti a base di cacao nel mondo vengono lavorati da tre aziende: Barry Callebaut, Cargill e Olam. 

Da lì, il cacao trasformato viene nuovamente venduto e destinato alle cinque principali multinazionali: Mondelez, Mars, Ferrero, Hershey’s o Nestlè, che insieme a Lindt producono l’80% del cioccolato mondiale. All’origine di questa catena commerciale, le pratiche produttive dannose sono spaventosamente gravi. Dal 2001 numerosi studi, indagini e documentari hanno dimostrato e denunciato l’impiego di lavoro minorile nelle coltivazioni di cacao in Africa. Una delle più abiette forme di schiavitù, lo sfruttamento di bambini con età tra i 5 ed i 12 anni, è stato ampiamente documentato e denunciato. È un problema noto ai produttori, ai politici e al pubblico in generale. Cosa aspettiamo ancora per risolverlo una volta per tutte?

I dati forniti da organizzazioni internazionali come l’Ong Slave Free Chocolate parlano chiaro. Un’indagine svolta in Costa d’Avorio e Ghana dal Centro nazionale di ricerca Norc dell’Università di Chicago ha svelato che il lavoro minorile nella catena di produzione del cacao è aumentato negli ultimi dieci anni, con un incremento inquietante del 14%, passando dal 31 al 45% tra il 2008 e il 2019. In totale circa 1,56 milioni di bambini lavorano nella produzione di cacao solo in queste due nazioni dell’Africa occidentale.

In Costa d’Avorio il calo del 10% del reddito, dovuto al calo del prezzo del cacao, ha portato a un aumento del lavoro minorile di oltre il 5%. In Africa occidentale viene prodotto circa il 70 per cento del cacao mondiale. L’indagine svolta dall’Università di Chicago è una testimonianza del fatto che le multinazionali facendo leva sullo strumento della compressione del prezzo di acquisto del cacao, di fatto non rispettano gli accordi internazionali in materia di contrasto allo sfruttamento del lavoro.

È ora di dire basta ad un’industria che genera profitti per 100 miliardi di dollari all’anno ma non elimina lo sfruttamento del lavoro minorile dalle proprie filiere di approvvigionamento di una materia prima strategica come il cacao. Mentre la maggior parte dei coltivatori di cacao in Africa vive con meno di un dollaro al giorno, ad oggi, non vi è alcun impegno tra governi e multinazionali del settore per garantire ai coltivatori di cacao un reddito dignitoso. Il Washington Post, quando l’indagine è stata pubblicata negli Usa, ha parlato di “un fallimento delle multinazionali del cioccolato incapaci di mantenere la promessa di sradicare il lavoro minorile nella loro catena di produzione”. 

Alla luce di questi dati sulla filiera del cacao, Fondazione Altromercato e le migliaia di volontari delle 90 cooperative e associazioni del movimento italiano del commercio equo e solidale socie di Altromercato, uniscono la propria voce a quella delle organizzazioni di diritti umani, dell’Ilo e dell’Unicef nel sollecitare i governi a mettere in atto tutte le misure necessarie al fine di raggiungere l’Obiettivo 8.7 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che chiede agli Stati membri di adottare misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla moderna schiavitù e alla tratta di esseri umani, garantire la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile (compreso il reclutamento e l’uso di bambini-soldato) e di porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme. La Pasqua equosolidale di Altromercato non nasconde brutte sorprese. Il commercio equo e solidale è la prova concreta che si può stare perfettamente sul mercato redistribuendo equamente i profitti dal campo fino al nostro piatto, rispettando ambiente e diritti umani. Sono questi gli ingredienti fondamentali che vorremmo leggere in tutte le etichette della cioccolata, ingredienti che generano benessere per chi la produce e per chi la consuma.

© Beatrice De Blasi

Le uova di Pasqua Grow fanno crescere il futuro
Due uova di Pasqua confezionate in una preziosa carta artigianale e riutilizzabile: una al cioccolato fondente con croccante granella di fave di cacao e l’altra al cioccolato al latte con squisiti cristalli di caramello salato. Per i veri amanti del cacao c’è anche una tavoletta spessa di cioccolato fondente bio ed equosolidale, ricoperta di fragranti fave di cacao dal sapore unico e intenso. Grow è un’opportunità preziosa di fare qualcosa di concreto per il Pianeta e per le persone. Le uova di Pasqua e la tavoletta Grow portano con sé una sorpresa speciale: un albero in regalo. Inquadrando il QR code all’interno, si darà vita a una nuova foresta sostenibile in una zona del Perù a forte rischio deforestazione e verrà supportata la comunità che se ne prenderà cura. Per ogni prodotto di Pasqua Grow verrà piantato un albero di cacao, l’obiettivo della Pasqua 2022 è di piantarne 6.000. Il Theobroma cacao è una pianta sempreverde molto delicata che teme l’insolazione diretta.

La riforestazione nella Selva Piura, in Perù © Frank Celi

Per questo va fatta crescere all’ombra di alberi più alti come palme e banani. È in questo ecosistema protetto che crescerà la pianta di cacao, garantendo ai coltivatori della cooperativa Norandino n Perù (partner di Altromercato), una fonte di reddito e di sostentamento sostenibile al 100%. Responsabilità, trasparenza, equità, democrazia e rispetto sono le parole chiave che descrivono il lavoro di Norandino negli ultimi 20 anni. La maggioranza dei soci fa parte della cooperativa da anni, grazie anche ai numerosi servizi offerti sia sul lato produttivo che sociale. Norandino ha investito molto per la diffusione di tecniche di coltivazione biologica che garantiscono un’alta qualità del caffè e del cacao. La nuova foresta sorgerà nella Comunità di San Martìn, nel Nord del Perù. Con gli alberi di cacao verrà difeso un luogo dove la biodiversità è a rischio per l’avanzata di una deforestazione senza scrupoli che impoverisce la terra e l’economia di una intera regione. Attivando la sorpresa all’interno dei prodotti di Pasqua Grow ci si unisce ai veri guardiani della foresta: i contadini della comunità di San Martìn, che vivono in una zona rurale montuosa e si sono organizzati per la salvaguardia di un’area naturale protetta che lottano per far riconoscere formalmente dallo stato. Grazie al progetto Grow potremo sostenerli concretamente nella difesa della foresta che custodiscono.

C’è una carta che non si scarta
Da Prokritee arriva invece la carta seta, una tipologia di packaging sostenibile e riciclabile che avvolge le uova di Pasqua Altromercato. La carta seta, così chiamata per il gradevole effetto della texture, è lucente e trasparente al tempo stesso. Il processo di lavorazione è 100% artigianale e consiste in più fasi: occorre sminuzzare in piccoli pezzi il rayon, fibra che si ottiene dalla cellulosa del legno. Questo materiale viene versato in acqua bollente per ammorbidire le fibre mentre il pigmento colorato viene pesato manualmente e calibrato in base alla nuance voluta e versato nel composto, che viene fatto raffreddare. A questo punto le artigiane possono immergere i telai rivestiti di una fitta retina, sulla quale le fibre della carta rimangono appoggiate; i telai vengono quindi stesi al sole per il tempo necessario a far evaporare completamente l’acqua. La carta seta è ora pronta per essere decorata, utilizzando l’antica tecnica block print. La carta seta si può riutilizzare molte volte per impacchettare i regali con un materiale prezioso e naturale, oppure per creare qualcosa di nuovo e veramente unico.

Il progetto Prokritee in Bangladesh © Archivio fotografico Pokritee

Prokritee nacque ufficialmente nel 2001 come sviluppo di progetti avviati molti anni prima grazie all’apporto della chiesa mennonita tramite Mcc, il Mennonite Central Committee. Nei villaggi rurali del Bangladesh la povertà e l’analfabetismo erano imperanti, soprattutto tra le donne. Da qui l’importanza di sviluppare un progetto sociale che includesse anche la sfera economica. Solo garantendo opportunità lavorative alle donne povere e svantaggiate, infatti, queste avrebbero potuto costruire un futuro per sé e per le loro famiglie. Vennero organizzati dei laboratori di artigianato, dal ricamo alla cartoleria, che avevano lo scopo di creare dei gruppi di artigiane nei villaggi poverissimi di molte zone del Paese. Le artigiane vennero aiutate a creare i prodotti, accompagnate nel mercato del Commercio Equo e Solidale, e sostenute nelle attività tramite lo sviluppo e la qualità. Fu così che Prokritee è diventato un partner di Altromercato. 

Giustizia, non-violenza e compassione sono oggi i principi cardine dell’organizzazione. Prokritee crede fortemente nella dignità di ogni individuo ed è per questo motivo che si impegna ad ascoltare i suoi artigiani, a parlare con loro da pari e a rispettare le loro opinioni, coinvolgendoli in diversi momenti cruciali. Partecipazione, lavoro di squadra e cooperazione guidano le decisioni. Oggi Prokritee è una società no profit che riconosce e rispetta gli ideali del Commercio Equo e Solidale. I prodotti sviluppati dagli artigiani di Prokritee vengono venduti in Bangladesh ed esportati in molti Paesi nel mondo.

Beatrice De Blasi, Fondazione Altromercato

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