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Dalla coca alla baby-banana: la rinascita dei produttori in Perù

Un produttore di baby-banana ad Aucayacu, in Perù, controlla una pianta colpita dalla malattia Sigatoka Nera © Luca Brentari

Nella conca dell’Alto Rio Huallaga esondazioni e siccità mettono a rischio la cultivar moquicho. Un progetto di sviluppo rurale affianca 200 produttori nel rispondere agli eventi estremi, rafforzando le economie locali

Tratto da Altreconomia 235 — Marzo 2021

In Perù nella regione di Huanúco, area sub-tropicale situata a 650 metri sopra il livello del mare, i coltivatori di moquicho, la baby-banana, affrontano ogni giorno gli impatti degli eventi climatici estremi. Non sono soli: ad affiancarli c’è un progetto triennale di sviluppo rurale, finanziato dalla provincia autonoma di Trento, legato al commercio equo e solidale. Dal settembre 2018 -nella provincia di Leoncio Prado nella foresta peruviana che a causa del suo isolamento è una delle regioni più povere e depresse del Paese- l’iniziativa supporta i 200 piccoli produttori, ex coltivatori della foglia di coca, colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici e li aiuta a non abbandonare la cultivar locale. Denominato “Sviluppo sostenibile e lotta al cambiamento climatico nell’Alto Huallaga”, il progetto si snoda attorno a due tematiche fondamentali: lo sviluppo sostenibile e la lotta al climate change.

L’iniziativa vede la partecipazione di più partner del mondo trentino e peruviano, legati al commercio equo e solidale e al mondo scientifico. Titolare del progetto è Mandacarù Onlus, cooperativa sociale costituita a Trento nel 1989 da parte di un gruppo di persone che hanno individuato nel commercio equo e solidale il mezzo per coniugare riflessione e tensione ideale con scelte concrete di cambiamento in campo economico e finanziario. Mandacarù (che è anche socia di Altreconomia) è un importante attore di promozione culturale in provincia di Trento e un punto di riferimento nel commercio equo e solidale in Italia. Gli altri partner sono Redesign consulting by promer Sac, iniziativa equosolidale sorta in Perù, e Ctm Agrofair, società di scopo voluta da Mandacarù per la gestione delle filiere della frutta fresca equosolidale.

Un’abitazione sopraelevata nel tentativo di difendersi dalle esondazioni del Rio Huallaga a San Miguel de la Cocha © Luca Brentari

La gestione tecnico-scientifica del progetto è invece affidata al Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach (FEM), il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università di Trento e l’Università nazionale peruviana della selva, anch’essi partner di progetto. FEM in particolare è un centro della provincia di Trento che svolge dal 1847 attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimentazione, consulenza alle imprese nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale. Nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo, pur mantenendo un’impronta fortemente territoriale, fornisce consulenza e supporto a Ong e associazioni, collaborando a numerosi progetti internazionali in una logica di sviluppo sostenibile, rispetto del contesto, cooperazione nelle decisioni con gli attori locali e trasferimento e sviluppo di tecnologie appropriate al contesto rurale locale. La Fondazione ha collaborato in progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo in Perù, Brasile, Timor Est, Vietnam, Bosnia ed Erzegovina, Libano, Uganda, Costa d’Avorio e Mozambico.

18,7% la quota di popolazione che nella piana alluvionale dell’Alto Huallaga ha accesso ad acqua e servizi igienici. Solo il 27,8% dispone di corrente elettrica

L’obiettivo generale del progetto in Perù è la mitigazione della crisi economica e sociale generata dall’abbandono delle produzioni primarie a causa della persistenza di eventi climatici estremi, sviluppando azioni di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico a beneficio di 200 produttori di moquicho. La crisi economica e sociale dell’area è principalmente imputabile al fattore storico e climatico. La conca dell’Alto Rio Huallaga è stata dagli anni Sessanta uno dei tre principali centri di produzione di foglia di coca del Perù. Attorno a questa attività primaria, in sé legale ma di cui solo il 10% della produzione veniva destinato all’uso tradizionale, sono fiorite centinaia di attività illegali e si sono radicati i principali cartelli del narcotraffico.

Il commercio della coca è diventato così la principale attività attraverso la quale si è storicamente finanziato Sendero Luminoso, movimento rivoluzionario di ispirazione maoista fondato nel 1969 con il fine di instaurare un governo socialista in Perù e che dal 1980 si è dedicato alla lotta armata. In tale periodo, Sendero Luminoso iniziò a concepire la violenza come motore del cambiamento, utilizzando come strumento persuasivo il terrore sulla società civile e l’esercito, generando il panico nelle città e nelle valli. Un contributo alla svolta a questa condizione avvenne a partire dal 2010 attraverso un sistema di aiuti e investimenti pubblici che mirarono a contrastare la diffusione della coltivazione della coca attraverso la sua estirpazione e spingendo i piccoli produttori a organizzarsi in associazioni di base per accedere alle sovvenzioni e dirigersi verso altre attività produttive come la produzione sostenibile di cacao aromatico e baby-banana, cash crop per eccellenza.

 

 

La coltura della baby-banana, però, con il manifestarsi dei cambiamenti climatici, è sempre più frequentemente colpita da eventi estremi caratterizzati da venti molto violenti, intense precipitazioni con esondazioni del Rio Huallaga, erosione del territorio e periodi siccitosi. La magnitudo degli eventi estremi, soprattutto del vento, provocano sempre più spesso la devastazione di intere aree coltivate. A questo si aggiunge la mancanza di predittività degli eventi atmosferici che impediscono la pianificazione delle coltivazioni e inficiano la possibilità per i contadini di avere un reddito stabile e un ritorno per i propri investimenti. Questo induce spesso i produttori ad abbandonare la regione, creando ondate migratorie stagionali verso le zone minerarie del Paese contribuendo alla rottura dei già precari tessuti sociali.

In tale scenario le attività di mitigazione agli eventi climatici estremi individuate dalla Fondazione Edmund Mach con gli altri partner sono state la caratterizzazione dei suoli coltivati, l’elaborazione di piani di concimazione organica, l’elaborazione di piani di irrigazione e sistemi di drenaggio, lo studio e l’implementazione di barriere frangivento e la sperimentazione di cultivar di baby-banana più tolleranti ai forti venti. La caratterizzazione dei suoli coltivati, attraverso le analisi dei terreni, ha avuto lo scopo di determinarne i limiti e impostare dei piani di concimazione organica mirati sulla coltura della baby-banana preservando l’ecosistema locale.

La coltivazione della baby-banana è sempre più colpita da eventi climatici estremi. Così i produttori abbandonano l’Alto Rio Huallaga verso le zone minerarie del Paese

La pesatura e il confezionamento della baby-banana presso il centro di raccolta a Shiringal © Luca Brentari

A inizio gennaio 2021 i primi risultati hanno mostrato un aumento del 30-50% delle produzioni a seguito dell’implementazione dei piani di concimazione organica. Sulla base della caratterizzazione dei suoli e sull’analisi di 80 anni di dati climatici della zona, sono stati elaborati dei piani di irrigazione volti a contrastare il periodo siccitoso di luglio-settembre. Sono invece in corso di studio e implementazione l’utilizzo di tre tipologie di barriere frangivento in rete, in muratura e utilizzando piante locali a rapido accrescimento, azione probabilmente risolutiva per il problema dell’abbattimento delle piante da parte dei forti venti. È inoltre in fase di elaborazione uno studio sperimentale comparativo fra tre cultivar di baby-banana autoctone, interessanti da un punto di vista commerciale, con il quale si determinerà la loro tolleranza ai forti venti e che sostituirà l’attuale varietà coltivata piuttosto suscettibile.

Nel 2019 alcuni produttori di baby-banana hanno avuto l’opportunità di partecipare in Italia a un workshop organizzato dalla Fondazione Edmund Mach in cui sono stati affrontati temi come il sistema cooperativistico, la gestione delle capannine agrometeorologiche, le tecniche di compostaggio e la coltivazione biologica. Già oggi le loro baby-banane sono commercializzate da Altromercato nel circuito equo e solidale, strumento che garantisce ai produttori un ricavo superiore rispetto al mercato locale. Parallelamente allo svolgimento del progetto in Perù, è in atto un’importante azione di comunicazione delle attività di progetto e dei primi risultati. Tale attività, condotta da Mandacarù, è rivolta a un pubblico di studenti delle scuole superiori di primo e secondo grado e a un pubblico adulto attraverso la realizzazione di eventi di approfondimento scientifico ma anche di edutainment nelle scuole, presso il Muse-Museo delle Scienze di Trento e con attività online.

Luca Brentari (Fondazione Edmund Mach), Beatrice De Blasi (Mandacarù Onlus), Lorenzo Boccagni (CTM Agrofair Italia)

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