Interni / Inchiesta
UnipolSai e le garanzie all’azienda italiana che ripara le motovedette libiche
Il colosso delle assicurazioni fornisce garanzie al Cantiere Navale Vittoria per la riparazione di navi cedute dal governo italiano alla cosiddetta guardia costiera libica. Alle nostre richieste di informazioni non ha risposto. La Bene Assicurazioni, invece, si dice pronta a un “approfondimento e ripensamento” per non violare “fondamentali diritti umani”
UnipolSai Assicurazioni fornisce garanzie alla società italiana che realizza e ripara le motovedette cedute da Roma alla cosiddetta guardia costiera libica.
È quanto emerge dal bilancio 2020 della società Cantiere Navale Vittoria Spa di Adria (Rovigo), nel quale sono riportati estremi e importi delle polizze fideiussorie del Gruppo UnipolSai a garanzia di conti d’ordine della società e relativi proprio alla “rimessa in efficienza” delle imbarcazioni fornite a Tripoli, su indicazione del ministero dell’Interno.
I “risultati” dell’equipaggiamento delle milizie libiche (non di sole navi) sono noti: dal 2017 sono state oltre 80mila le persone riportate nei centri di detenzione, di cui 32.425 sono nel 2021.
Alla luce delle evidenze riguardanti le condotte lesive dei diritti umani da parte della citata “guardia costiera libica” (Nazioni Unite su tutti), abbiamo chiesto al Gruppo assicurativo se e come tale iniziativa fosse stata considerata coerente con la policy aziendale su responsabilità ed etica d’impresa, con la Carta dei Valori e con il Codice Etico. Va considerato, tra l’altro, che le polizze di cui parliamo (il cui valore è inferiore ai 150mila euro) incidono pochissimo sul bilancio di un colosso del settore. Interpellata più volte a partire dall’ottobre 2021, UnipolSai ha però preferito (al momento) non dare alcun riscontro alle richieste avanzate da Altreconomia.
Di tutt’altra natura è stata invece la risposta di Bene Assicurazioni, garante come UnipolSai dei contratti legati alle navi libiche, seppur per importi inferiori. “La polizza da voi richiamata è stata effettivamente intermediata da una nostra agenzia operativa in Veneto”, ci ha confermato l’ufficio relazioni esterne della giovane compagnia. “Abbiamo verificato che si tratta di ‘polizza fideiussoria definitiva’, con un piccolo importo garantito di 14.500 euro, relativo ai lavori oggetto dell’appalto pubblico, stipulata tramite la summenzionata agenzia locale”.
Il Viminale è ovviamente al centro della partita. “Dalla verifica documentale -continuano da Bene Assicurazioni- abbiamo compreso che nel 2017 è stato stipulato un contratto tra il ministero dell’Interno e la società Cantiere Navale Vittoria Spa per il ripristino di tre motovedette. Nel 2019 le parti hanno stipulato un nuovo contratto per lavori di manutenzione che si sono resi necessari a seguito dei collaudi effettuati, e solo in questo caso noi siamo stati impegnati dalla nostra rappresentanza locale a rilasciare la garanzia per questi lavori, verificata l’affidabilità dell’azienda dal punto di vista dei requisiti economici e finanziari, e dei suoi rating, in base ai quali noi siamo chiamati a garantire l’ente pubblico appaltante (nella fattispecie il ministero dell’Interno) e sui quali peraltro c’è anche una clausola di riservatezza nel contratto […]. Di fatto noi non conosciamo i termini del contratto iniziale, in virtù della clausola sopra citata ci sarebbe comunque stato impossibile avere informazioni più dettagliate”.
L’analisi di Bene Assicurazioni si sarebbe dunque fermata “a una valutazione di affidabilità della società cliente, e alla sola e semplice esecuzione dei lavori con beneficiario il ministero dell’Interno, tenuto conto che la società cliente, ha lavorato e opera sotto la normativa italiana, sia per quanto riguarda il Codice degli appalti, che per la tutela e la salute dei dipendenti”.
Bene Assicurazioni si è mostrata non solo rapida ma anche accorta nel rispondere (allo stato ancora a parole, naturalmente) alla nostra sollecitazione sotto il profilo dei diritti umani: “Il fatto da voi segnalatoci è stato immediatamente portato all’attenzione della nostra alta direzione, perché possa costituire occasione di approfondimento e ripensamento dei nostri processi aziendali in ordine a temi, effetti e conseguenze che sono patrimonio culturale della nostra società, che in alcun modo vuole essere sostenitrice di iniziative o attività economiche che violano i fondamentali diritti umani”.
Nel frattempo -in attesa che UnipolSai batta un colpo a oltre tre mesi dalla nostra prima richiesta- non si fermano le forniture del governo italiano a beneficio dei respingimenti delegati da parte della Libia. Oltre a quelle recentissime che abbiamo descritto nell’inchiesta di copertina del numero di febbraio, “La sporca frontiera”, il 18 gennaio 2022, Cantiere Navale Vittoria si è aggiudicata la commessa del Centro navale della Guardia di Finanza per altri cinque motori Man per le “unità navali” P.100 della General administration for coastal security libica (Gacs). Importo complessivo: 350mila euro.
E lo stesso Centro navale della Gdf -di cui abbiamo già raccontato la crescente centralità a proposito di Libia- ha appena avviato un’altra procedura volta alla stipula di un accordo quadro pluriennale “finalizzato al servizio di assistenza tecnica, fornitura ricambi compresa, per i motori ‘MTU'” che sarebbero in dotazione alle unità navali classe Bigliani, Corrubia, P.200 e P.300 -analoghe a quelle donate ai libici-. La Guardia di Finanza cerca quindi un partner sul lungo periodo “dotato di una solida struttura aziendale, in grado di assicurare il completamento delle operazioni di revisione generale dei motori entro i tempi indicati”. Un’esigenza che vale 2.000.000 euro per il biennio 2022-2023.
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