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Una ricerca indaga il tramonto di Cortina. Alla vigilia delle Olimpiadi

Le Regole d’Ampezzo sono un’istituzione presente nell’omonima valle da circa mille anni. Il loro scopo è quello di regolamentare un utilizzo collettivo e indiviso del territorio © istockphoto.com

Nel 2040 la comunità ampezzana potrà subire un calo demografico e una concentrazione della ricchezza in mano a soggetti stranieri. I risultati di un’indagine qualitativa: tra tutela del paesaggio e modelli non più sostenibili

Tratto da Altreconomia 256 — Febbraio 2023

“Cortina 2020-2040, storia di una comunità al tramonto?” è una ricerca realizzata nel 2022 da Raffaello e Stefano Lorenzi. Residenti a Cortina d’Ampezzo (BL), i due autori hanno studiato per anni l’andamento della comunità locale per motivi di tipo professionale, analizzandone le caratteristiche dal punto di vista socio-demografico ed economico, fino a tracciare delle proiezioni future. I risultati sono stati condensati in uno studio, distribuito gratuitamente alle famiglie ampezzane per metterle al corrente. Stefano Lorenzi ha condiviso con Altreconomia alcune riflessioni sui possibili scenari del territorio, soprattutto in vista dei prossimi “grandi eventi” sportivi: le Olimpiadi invernali del 2026.

Perché quella ampezzana rischia di essere una comunità al tramonto?
SL Abbiamo esaminato lo sviluppo della comunità residente nel Comune di Cortina d’Ampezzo partendo da una serie robusta di dati reali, necessari per fare considerazioni di tipo sociale, demografico ed economico dal 1970 a oggi, traendone poi delle previsioni fino al 2040. Essendo l’invecchiamento della popolazione di Cortina molto più accentuato rispetto alla media nazionale -con un numero di bambini che si dimezza a ogni generazione- il tessuto sociale locale rischia d’impoverirsi sempre di più. Dopo la crescita demografica ed economica durata fino agli anni Ottanta si è verificato un calo progressivo, che continua tuttora, a causa di una generale diminuzione delle nascite, dell’invecchiamento della popolazione e dello spopolamento giovanile. Tuttavia, mentre in ambito nazionale il contributo dato dall’immigrazione mitiga leggermente il calo demografico, in una realtà piccola come la nostra, dove i flussi di persone sono principalmente legati al turismo e ai lavori stagionali, ben pochi si fermano in modo stabile. Ne consegue che negli ultimi cinquant’anni la popolazione residente si è ridotta di oltre un terzo, passando dalle 8.631 persone nel 1973 alle 5.668 nel 2021, ed è molto probabile che nel 2040 la metà circa dei residenti saranno pensionati.

Quale sarà l’impatto sul settore immobiliare e sul tessuto economico?
SL Quello immobiliare è uno dei settori trainanti dell’economia locale. Tuttavia, i costi elevati delle abitazioni impediscono a molte persone di acquistare: se un appartamento di cento metri quadrati costa due milioni di euro, risulta difficile sia comprarlo sia mantenerlo. A Cortina, ma anche nei Comuni limitrofi, i prezzi delle case sono diventati talmente elevati al punto che chi le eredita preferisce venderle e trasferirsi altrove, dove costi e servizi sono più accessibili. Per questo oggi la proprietà immobiliare è all’80% in mano a non residenti. Le cose non cambiano nel settore alberghiero: due terzi di queste strutture sono gestite da soggetti non residenti, con una buona parte degli imprenditori ampezzani prossimi alla pensione e senza prospettive di un ricambio che porti i figli a rilevare le attività di famiglia. Questo fenomeno, assieme al cambiamento demografico e allo spopolamento in corso, tra vent’anni causerà uno sbilanciamento dell’imprenditoria a favore di soggetti esterni alla comunità: solo il 10% delle attività alberghiere sarà in mano a residenti.

Inoltre, secondo le prospettive di ricambio generazionale analizzate, prevediamo un probabile tracollo per ogni attività commerciale. Da qui ai prossimi vent’anni solo una minima quota dei fabbricati e delle attività turistiche e artigianali faranno capo ai residenti: parte delle botteghe chiuderanno, altre si aggregheranno. In questo modo, l’assenza di una forte imprenditoria locale spingerà i residenti a essere dipendenti di soggetti stranieri, rendendo così più fragile l’economia ampezzana. 

Il trampolino olimpico di Cortina © Lucia Michelini

Come ne risentirà il patrimonio valoriale della comunità locale?
SL Cortina accoglie da decenni turisti provenienti da ogni parte del mondo (in alta stagione la città arriva a contare anche 40mila presenze, ndr), che da noi trovano persone ancora molto legate alla propria identità. La difficoltà sta nel fatto che è proprio la comunità stessa che stenta a tramandare alle generazioni future i suoi valori. Lo ha fatto, e in parte lo sta facendo, tramite le Regole d’Ampezzo, che garantiscono tuttora una buona conservazione del territorio. Il modello regoliero è basato infatti sulla gestione comunitaria del territorio e rappresenta una forma regolamentativa valida, che ci permette di continuare a preservare un buon assetto naturalistico e paesaggistico, che invoglia le persone a trascorrere le proprie vacanze nel nostro territorio.

La perdita di valori si verifica dove si inizia a dimenticare la storia. Questo oggi è molto più accentuato rispetto al passato, perché gli stimoli che provengono dall’esterno sono molto vigorosi, per cui si fa avanti l’iniziativa privata, individuale, mentre l’interesse collettivo finisce in secondo piano. Questo fenomeno si scontra con la tradizione locale, che equiparava il bisogno del singolo a quello del gruppo, elemento necessario per gli ambienti difficili di montagna. Negli anni la componente “regoliera” della comunità sarà sempre più sottile.

Oggi le Regole d’Ampezzo, che gestiscono l’80% del territorio di Cortina, coprono circa la metà della popolazione, quindi possono ancora essere considerate come una forza sociale. Ma quando questa percentuale scenderà, cambieranno sicuramente gli equilibri e le priorità. La comunità ampezzana ha una cultura, delle tradizioni e una storia molto legate al territorio, se perdiamo questo tessuto, allora apriamo la porta a qualsiasi forma di speculazione, poiché soggetti provenienti da fuori non necessariamente avranno interessi in linea con la tutela del nostro patrimonio ambientale e storico. 

 

Stefano Lorenzi, segretario delle Regole d’Ampezzo e del Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Ha curato lo studio “Cortina 2020-2040” assieme al padre Raffaello © Lucia Michelini

L’equazione “grandi eventi uguale più risorse per la gente e il territorio” è corretta?
SL Alle osservazioni che abbiamo appena fatto, innestiamo ora i grandi eventi sportivi. Secondo i nostri risultati nel 2026 Cortina avrà ancora meno residenti rispetto a oggi (erano 5.668 nel 2021, mentre quelli stimati al 2025 sono 5.463, ndr) e servizi inadeguati. Dobbiamo tenere presente che le cose sono cambiate rispetto alle Olimpiadi del 1956, che al tempo hanno sicuramente catalizzato l’economia e il settore turistico locali. Oggi la retorica “grande evento uguale rinascita locale” è una falsità, perché i grandi eventi prevedono la costruzione di infrastrutture fruibili da solo poche persone e per un breve lasso di tempo. Nel 2022, per fare un esempio, a causa della mancanza di autisti del trasporto pubblico locale l’amministrazione comunale ha dovuto tagliare diverse linee urbane. Come pensiamo di poter gestire una pista da bob se siamo costretti a depotenziare il trasporto pubblico? Per non parlare dell’inevitabile consumo di suolo: nei prossimi anni a Cortina ci saranno fango e cantieri ovunque, ma questi eventi ci vengono spacciati come sostenibili.

Oggi siamo consapevoli del fatto che sono proprio l’ambiente e il patrimonio naturale a portarci ricchezza e turismo, se li compromettiamo le persone non verranno più. Va inoltre detto che il turismo locale si è concentrato quasi esclusivamente sullo sci, ma sapendo che sulle Alpi ci sarà sempre meno neve serve un ripensamento del settore per gli anni a venire. Questo ragionamento purtroppo manca e si punta ancora una volta sui grandi eventi, che dal mio punto di vista porteranno un effetto economico positivo solo sul brevissimo periodo e si riveleranno assolutamente inutili, se non uno spreco, nel medio-lungo termine. Anche l’esperienza dei Mondiali di sci del 2021 dovrebbe farci pensare: inizialmente erano stati spacciati come una panacea per risolvere i problemi strutturali e infrastrutturali del territorio, nonché come volano economico.

Oggi, a eventi conclusi, possiamo dire con certezza che i principali investimenti economici hanno riguardato interventi non legati alle reali necessità del posto e la viabilità stradale non è stata migliorata. Allo stesso modo le Olimpiadi 2026 non porteranno alcun particolare beneficio per la comunità residente, né dal punto di vista demografico, né economico o patrimoniale. Quindi l’equazione dovrebbe essere riformulata: grandi eventi uguale spopolamento, o fondi per terzi. Le risorse che arriveranno saranno destinate a chi ne ha già e con l’alto bellunese è legato solamente da ragioni economiche. 

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