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Olimpiadi, ecco il Piano degli interventi. Costi lievitati e iter “rapidi” per opere fuori tempo

© Shinnosuke Ando - Unsplash

Con un anno di ritardo la presidenza del Consiglio ha approvato a fine settembre il Piano degli interventi dei Giochi invernali. I costi salgono a 2,68 miliardi di euro, con 550 milioni di “ulteriori necessità finanziarie da recuperare”. E le procedure accelerate riguardano opere pubbliche che non saranno pronte per il 2026, se non per “stralci”

Il costo previsto delle opere legate alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sale a quota 2,68 miliardi di euro, con appena 75 milioni di euro a carico del privato e più di 550 milioni di euro di “ulteriori necessità finanziarie da recuperare”. E oltre la metà dell’ammontare previsto dei lavori sarà sottoposto a procedure accelerate ai sensi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per via della “elevata complessità progettuale o procedurale”: un modo per saltare un’approfondita valutazione strategica o d’impatto ambientale, pur consapevoli che non saranno mai consegnati “integralmente” in tempo.

È quanto emerge dal Piano nazionale degli interventi dei Giochi invernali approvato il 26 settembre di quest’anno dal presidente del Consiglio allora in carica, Mario Draghi, su proposta dell’amministratore delegato della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa (l’acronimo è Simico), Luigi Valerio Sant’Andrea. Una firma che, stando ai termini fissati proprio dal governo nel marzo 2020, sarebbe dovuta arrivare entro il 31 ottobre 2021.

La firma di Mario Draghi al decreto che ha approvato il Piano nazionale degli interventi dei Giochi invernali

Ritardo a parte, il Piano, pubblicato nei primi di novembre, certifica il “paradosso” del “grande evento”: la maggior parte delle 73 opere, individuate in quattro elenchi, non sarà infatti consegnata “integralmente” in tempo per lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici ma ne verrà “assicurata” semplicemente la “fruizione anche per stralci funzionali”. Cioè pezzi di opere pubbliche che andranno progettati in ogni caso, persino se non dovessero risultare “immediatamente disponibili tutte le risorse necessarie per la realizzazione”, come recita il decreto firmato da Draghi. La Simico è autorizzata perciò ad avviare le opere per “stralci funzionali” fino al “loro completamento in funzione e subordinatamente al progressivo reperimento dell’integrale copertura finanziaria”. Come dire: quel che conta è partire, per arrivare dove si vedrà.

Gli interventi olimpici –come avevamo scritto a inizio settembre alla luce delle bozze del Piano- sono stati distinti in due categorie (e tre elenchi, A, B e C): ci sono 47 opere “essenziali” finanziate per oltre 1,8 miliardi di euro e 26 opere “essenziali-indifferibili” finanziate per 264,8 milioni. Queste ultime dovranno essere consegnate entro il mese di dicembre del 2025 (i Giochi inizieranno il 6 febbraio 2026) mentre le “essenziali”, cioè il grosso dell’affare olimpico, anche solo per stralci. A fare da centrale di committenza e stazione appaltante sarà la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa (chiamata anche al “monitoraggio costante”), costituita il 22 novembre 2021 (anche lei in ritardo rispetto al preventivato) e partecipata dai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, dalle Regioni Lombardia e Veneto e dalle Province autonome di Trento e Bolzano.

Tra le 26 opere “indifferibili” da consegnare entro la fine del 2025 rientrano la riqualificazione dell’impianto per il pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè (Trento, 50,5 milioni), l’intervento sulla pista di bob “Eugenio Monti” a Cortina (85 milioni, di cui 22 milioni di “ulteriori necessità”), il Villaggio olimpico di Cortina d’Ampezzo (quasi 48 milioni), i nuovi impianti a fune a Livigno e a Bormio (quasi 40 milioni di euro solo i due principali), un nuovo impianto di innevamento dello stadio di Biathlon ad Anterselva (Bolzano, 6,5 milioni), la riqualificazione dei trampolini di Predazzo (Val di Fiemme, 23,5 milioni di euro).
Poi c’è la partita degli interventi “essenziali”: 28 opere su 47 interessano direttamente le strade, tra incroci, circonvallazioni, ampliamenti, varianti, svincoli, gallerie e tangenziali (come quella sulla testa dei residenti di Montagna in Valtellina).

Il governo uscente ha confermato la linea della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa, creando un quarto elenco di opere, l’allegato D, che include quelle ritenute di “elevata complessità progettuale e procedurale” e che devono essere sottoposte a una procedura semplificata e accelerata prevista dal Pnrr. Si tratta di 1,54 miliardi di euro di interventi (con 400 milioni ancora da recuperare) dove le opere “essenziali-indifferibili”, cioè quelle da consegnare entro dicembre 2025, non arrivano a 50 milioni di euro, mentre tutto il resto è rappresentato dalle opere “essenziali”, cioè pronte integralmente anche dopo le Olimpiadi. Al che la domanda (retorica) sorge spontanea: si realizzano le opere per poter fare le Olimpiadi o si organizzano le Olimpiadi per poter fare le opere?

Chiudono il decreto altri due passaggi interessanti. Il primo è la previsione che la Simico possa procedere all’attuazione del Piano “anche mediante convenzioni con altre amministrazioni aggiudicatrici”. È previsto che la società possa appaltare ad altri le funzioni di centrale di committenza e di stazione appaltante, incluse le “relative responsabilità anche in ordine alle attività di monitoraggio, controllo e collaudo”. Non solo. L’ultimo articolo del provvedimento firmato da Draghi (“Ulteriori disposizioni”) lascia una porta spalancata a nuove e successive modifiche: il Piano potrà essere infatti “integrato da successivi piani e/o modificato […] sulla base di motivazioni e valutazioni funzionali agli obiettivi stabiliti dalle disposizioni di legge […] e dalle eventuali ulteriori disposizioni che interverranno a riguardo”. Medaglia d’oro all’improvvisazione.


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