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Le Olimpiadi 2026 a Milano e la partita milionaria dei palazzetti

Il 24 giugno 2019 il Comitato olimpico internazionale ha assegnato all’Italia l’organizzazione delle OIimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026. Durante la votazione finale il nostro Paese ha battuto per 47 voti a 34 la candidatura della Svezia © istockphot.com

Il presunto interesse pubblico del “grande evento” organizzato con Cortina incrocia rilevanti operazioni immobiliari in città: dal dismesso Palasharp alla nuova Arena di Santa Giulia, il quartiere delle banche. La nostra inchiesta

Tratto da Altreconomia 251 — Settembre 2022

A Milano si sta giocando una partita milionaria intorno agli impianti di gara delle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2026, con interessi pubblici e privati che s’intrecciano e il concreto rischio che i Giochi invernali si riducano a un pretesto per sbloccare delicati interventi urbanistici. Per comprendere che cosa sta succedendo è necessario tornare al 2019. Nel dossier di candidatura di Milano-Cortina 2026 presentato l’11 gennaio di quell’anno al Comitato olimpico internazionale (Cio) vengono indicati 14 siti di gara, suddivisi in quattro cluster: Cortina d’Ampezzo (BL), la Val di Fiemme, in Trentino-Alto Adige, la Valtellina e, appunto, Milano.

Nel capoluogo lombardo il comitato organizzatore prevede di svolgere le gare di hockey, pattinaggio di figura e short track. Gli impianti individuati sono il “PalaItalia Santa Giulia”, l’“Arena Hockey Milano” e il Mediolanum Forum. Dei tre, però, è operativo solo uno, ovvero il Forum, inaugurato ad Assago (MI) nell’ottobre del 1990 e di proprietà di ForumNet (Gruppo Cabassi). La struttura conta 12.700 posti -anche se è autorizzata a salire a 15.800-, è servita dalla linea metropolitana M2 ed è affacciata sull’autostrada A7 (Milano-Genova). Nei suoi 450mila metri cubi non trovano spazio solo concerti, tornei tennistici internazionali o la squadra di basket Pallacanestro Olimpia Milano, ma anche un’area aperta al pubblico per fitness, squash, sport su ghiaccio e acquatici, bowling, padel, così come la storica scuola di pattinaggio. Seppur formalmente al di fuori dei confini della città, il Forum è (anche) il palazzo dello sport della città di Milano.

Gli altri due impianti, per ragioni diverse, ancora non ci sono. Il “PalaItalia Santa Giulia” dovrebbe essere costruito nell’omonimo quartiere a Sud-Est di Milano, nell’ambito di un’operazione immobiliare tra le più vaste d’Europa. L’“Arena Hockey Milano”, invece, dovrebbe coincidere con il riuso del dismesso Palasharp, tensostruttura provvisoria messa in piedi dalla famiglia Togni nel 1986 nel quartiere milanese di Lampugnano, a Ovest della città, a seguito del crollo della copertura di quello che era il Palazzo dello sport di San Siro, dopo la nevicata eccezionale del 1985. 

Il Palasharp è chiuso dal 2011, quando il Comune di Milano aveva deciso di demolirlo. La struttura, che alla fine degli anni Novanta era stata acquisita al patrimonio comunale, era stata infatti dichiarata abusiva dalla Corte d’Appello nel 2007, dopo un lungo contenzioso legato alle distanze non regolari di alcuni piloni di sostegno del tendone dal muro di cinta dell’Istituto Casa di Nazareth, dove risiedono le suore della Riparazione. Non solo. Il Consiglio di Stato nel 2013 aveva pure annullato la delibera di acquisizione al patrimonio della città datata 1999 sottolineando la “irrisoria quantità di standard, specificamente di verde pubblico, sussistenti in zona”.

Contrariamente a quanto deciso nel 2011, però, il Comune di Milano non ha mai abbattuto il vetusto Palasharp e con l’occasione delle Olimpiadi ha deciso di intraprendere tutt’altra strada. Nel gennaio 2019, venti giorni dopo la presentazione del dossier di candidatura al Cio, che includeva la “completa ristrutturazione” del Palasharp per ospitare l’hockey femminile e il parahockey, le società Mca Events e TicketOne -il colosso del settore del ticketing per eventi di musica, teatro, sport e cinema-, senza che fosse stato prima pubblicato un avviso esplorativo dal Comune, si fanno avanti per realizzare insieme la “manutenzione” e gestione del tendone per 31 anni. Il regime proposto al Comune è quello della finanza di progetto (project financing), dove, in teoria, il privato si fa carico dei costi dei lavori rientrando dell’investimento con la gestione e riconoscendo un canone annuo al proprietario pubblico. La Giunta guidata dal sindaco Giuseppe Sala sposa la proposta e a metà novembre 2019 la dichiara fattibile e “rispondente all’interesse pubblico”, assegnando al duo Mca-TicketOne il diritto di prelazione per la gara. La base d’asta iniziale è di 13,3 milioni di euro. Segue a ruota il Consiglio comunale che poco dopo delibera, come già fatto vent’anni prima, una nuova acquisizione al patrimonio comunale del tendone, nonostante l’accertata natura abusiva dell’immobile e il rischio di contenzioso con l’istituto religioso confinante. Ci sarebbe un accordo con le suore, rassicura il Comune, ponendo alla base della dichiarazione di interesse pubblico la necessità di ospitare l’evento olimpico.

La tensostruttura del Palasharp nel quartiere milanese di Lampugnano. È stata costruita nel 1986 dalla famiglia Togni dopo il crollo della copertura del Palazzo dello sport di San Siro nel 1985. È stata chiusa nel 2011 © Duilio Piaggesi / Fotogramma

ForumNet, la società che gestisce il Forum di Assago, però non ci sta e fa ricorso, lamentando tra le altre cose la violazione dei principi di concorrenza, non discriminazione e trasparenza da parte del Comune, e soprattutto evidenziando aspetti paradossali della proposta di Mca-TicketOne. Così com’è, infatti, il Palasharp non solo non sarebbe “idoneo” a ospitare la pista di hockey su ghiaccio dedicata agli allenamenti degli atleti ma nemmeno quella delle gare (un rettangolo da 30 metri per 60) e ci sarebbe il rischio di dover demolire una parte delle tribune in occasione dei Giochi (la cui inaugurazione è prevista per il 6 febbraio 2026) per creare lo spazio necessario a quest’ultima, salvo poi ricostruirle a evento paralimpico concluso (16 marzo 2026). Inoltre le tribune esistenti non rispetterebbero la “curva di visibilità” prevista dal Coni. Chi si farà carico di questi oneri? E perché non demolirlo e rifarlo a regola d’arte, alla giusta distanza da quei vicini che potrebbero altrimenti chiederne la demolizione? La tesi di ForumNet, che naturalmente tutela anche i propri interessi e quelli del palazzetto di Assago, è che il rifacimento avrebbe voluto dire per i privati spendere di più e soprattutto “perdere spazio prezioso” in termini di capienza per la realizzazione dei concerti dal vivo (la previsione è di 9.700 posti), il vero core business di TicketOne. Un mercato milionario in Italia, e a Milano in particolare, nel quale l’azienda avrebbe peraltro abusato della propria posizione dominante, tanto che, a seguito di un’approfondita indagine, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) nel gennaio 2021 l’ha sanzionata per oltre 10 milioni di euro (cifra già ridotta del 70% “causa Covid-19”), mettendo in luce una “complessa strategia”, attuata dal 2013 e ancora “in corso”, “volta a precludere agli operatori concorrenti la vendita di un alto numero di biglietti per eventi live di musica leggera”, con pesanti ricadute per i consumatori. Il Tar del Lazio nel marzo di quest’anno ha annullato la multa dell’Agcm, la quale ha però ricorso al Consiglio di Stato, che ancora deve pronunciarsi.

Sono 14 i siti di gara previsti dal dossier di candidatura di Milano-Cortina 2026 presentato nel 2019 al Comitato olimpico internazionale. Sono divisi in quattro cluster: Cortina d’Ampezzo (BL), la Val di Fiemme (Trentino-Alto Adige), la Valtellina (SO) e Milano

Sulla “battaglia” amministrativa del Palasharp, invece, il Consiglio di Stato ha già parlato. Il 31 marzo 2022 è stata infatti pubblicata la sentenza che ha dato ragione al Comune di Milano e torto a ForumNet. Alcuni passaggi delle motivazioni dei giudici amministrativi meritano però attenzione. Rispetto ai difetti progettuali contestati (la pista di gara che non ci starebbe o le tribune) i magistrati di Palazzo Spada si sono limitati a osservare che “singoli aspetti tecnici di dettaglio potranno essere meglio approfonditi nelle successive fasi progettuali”. E in merito al rischio di demolizione hanno definito l’eventualità “lungi dall’essere concreta e attuale”, “allo stato inesistente” e “del tutto ipotetica”. 

Peccato che il 5 aprile 2022, neanche una settimana dopo la pubblicazione della sentenza, l’Istituto delle suore della Riparazione abbia notificato al Comune di Milano un atto di citazione davanti al Tribunale di Milano chiedendo proprio la demolizione dei pilastri costruiti “in violazione delle distanze legali e/o dell’intero fabbricato”, l’inibizione al Comune dell’esecuzione della “manutenzione” del Palasharp e 250mila euro di risarcimento. La prima udienza sarà il 4 ottobre 2022 ma “l’iter non sarà breve”, come ha riferito in commissione comunale il direttore dell’Avvocatura di Palazzo Marino, Antonello Mandarano. Anche la Fondazione Milano-Cortina 2026 e il Comitato olimpico internazionale hanno fatto sapere in estate al Comune che così com’è progettato il Palasharp rischia di non funzionare: gli spogliatoi previsti, ad esempio, sarebbero quattro quando dovrebbero essere almeno il doppio. Per non parlare dell’accessibilità per atleti e spettatori con disabilità, per la quale mancherebbero ancora delle linee guida.

Nel frattempo a fine giugno la gara è stata assegnata a Mca-TicketOne, che hanno dovuto però esercitare il loro diritto di prelazione e “rilanciare” dopo che proprio ForumNet aveva comunque proposto un rialzo del 500% sulla base d’asta a fronte del loro 35%. Il Gruppo Cabassi ha impugnato anche l’ultima determina contestando i requisiti soggettivi del duo Mca-TicketOne con riferimento alla sanzione dell’Agcm su cui deciderà il Consiglio di Stato il prossimo 6 ottobre.

Contrariamente a quanto deciso nel 2011 il Comune di Milano non ha mai abbattuto il Palasharp e con l’occasione delle Olimpiadi ha deciso di intraprendere tutt’altra strada

Il “secondo tempo” della partita olimpica di Milano si sta giocando invece a Sud-Est della città, nel quartiere Santa Giulia, un tempo sede dei complessi industriali Montecatini e Redaelli. È in quest’area posta tra la stazione ferroviaria di Rogoredo e la tangenziale Est (A51) che si sta man mano sviluppando un gigantesco intervento immobiliare su una superficie di oltre 1,2 milioni di metri quadrati e che include l’Arena chiamata a ospitare il torneo maschile di hockey e le finali dei Giochi. Gli operatori privati che oggi hanno in mano l’area sono due: Milano Santa Giulia Spa -controllata al 100% da Risanamento Spa, quotata in Borsa e i cui azionisti rilevanti sono Intesa Sanpaolo e Unicredit- ed Esselunga. 

La vicenda urbanistica di Santa Giulia arriva da lontano ed è importante riprenderla per capire il “ruolo” chiave assegnato all’Arena. Il primo accordo di programma tra Regione Lombardia e Comune di Milano per la riqualificazione del sito dismesso risale al 2004 e la relativa convenzione con l’operatore al 2005. All’epoca per l’intervento fu individuata una superficie lorda complessiva di circa 615mila metri quadrati destinata soprattutto a terziario direzionale (163mila metri quadrati), edilizia libera (160mila circa), edilizia residenziale convenzionata (100mila), ricettivo (74mila), esercizi di vicinato (70mila), commercio (30mila) e residenza alberghiera (7.500). All’edilizia sociale di competenza del Comune di Milano furono riservati appena 14mila metri quadrati. L’accordo del 2004 prevedeva che il privato, a fronte di ricavi altissimi, realizzasse a proprie spese un asilo nido, una residenza per persone con disabilità, una residenza temporanea universitaria. Non solo: al Comune di Milano avrebbe dovuto cedere gratuitamente anche un centro congressi e parcheggi in struttura per un valore di circa 110milioni di euro. Tra il 2006 e il 2009 vengono costruiti i primi 200mila metri quadrati, tra case e la sede di Sky Italia.

Il rendering dell’Arena di Santa Giulia progettato dall’architetto britannico David Chipperfield. La schermata è tratta dal sito davidchipperfield.com

Il percorso s’interrompe però nel luglio del 2010, quando la Procura di Milano sequestra parte dell’area contestando tra le altre cose i reati di discarica abusiva, smaltimento illecito di rifiuti e avvelenamento delle acque. Il provvedimento viene poi rettificato e infine revocato. Qualche anno dopo, venuta meno l’efficacia del sequestro, l’operatore privato presenta a Comune e Regione una proposta di variante dell’accordo del 2004. Il nuovo schema della variante prevede sensibili aumenti delle superfici destinate a edilizia libera (più 100mila metri quadrati), commercio (più 40mila), terziario direzionale (più 27mila) ed edilizia convenzionata (più 13mila). Viene invece azzerata la residenza alberghiera e sensibilmente ridotte quella ricettiva e per esercizi di vicinato. Il risultato finale passa dai circa 615mila metri quadrati del 2004 a 672mila (quasi il 10% in più). L’iter dell’atto integrativo inizia nel 2017 e si conclude nel maggio del 2021, quando il Consiglio comunale di Milano ratifica il via libera espresso dalla Giunta Sala. Come detto, nel pacchetto c’è anche l’Arena da 16mila posti, che pur essendo un impianto privato non messo a gara dal costo di 180 milioni di euro, a carico dell’operatore, viene qualificata come “attrezzatura di interesse pubblico” a causa proprio delle due settimane olimpiche. Incassato l’ok, Milano Santa Giulia annuncia nell’agosto 2021 un accordo da 20 milioni di euro con la società Evd Milan Srl per la vendita dell’area dove quest’ultima dovrà realizzare il palazzetto. Evd Milan appartiene al colosso di eventi e biglietteria Cts-Eventim, che controlla anche TicketOne.

Il passaggio del “pubblico interesse” dell’Arena permette all’operatore di vedersi scomputare dalla superficie lorda l’area dell’impianto (oltre 35mila metri quadrati)

Il passaggio del “pubblico interesse” dell’Arena è determinante. Questa qualificazione permette infatti all’operatore di vedersi scomputare dalla superficie lorda l’area dell’impianto (oltre 35mila metri quadrati). Un premio volumetrico oltreché uno sconto in termini di oneri di urbanizzazione e monetizzazione degli standard che ForumNet contesta dall’inizio. La tesi del Gruppo Cabassi, che anche su questo ha fatto ricorso, è che Palazzo Marino avrebbe “abdicato alla proprietà dell’Arena riconoscendola all’operatore privato”, garantendo così un ulteriore “inaudito beneficio” a favore di un “concorrente”. “Ulteriore” perché, secondo le stime di ForumNet, il Comune avrebbe rinunciato anche ad altri contributi “straordinari” per qualcosa come 96 milioni di euro, inclusi il centro congressi e i parcheggi, cancellati dalla variante. Un altro aiuto a Milano Santa Giulia sarebbe poi legato per ForumNet alla viabilità. A servizio dell’Arena, infatti, dovrà essere realizzata una nuova zona di scambio nel tratto tra l’ingresso dallo svincolo Forlanini e la nuova uscita Mecenate-CAMM della tangenziale Est. 

Martina Riva, assessora allo Sport, turismo e politiche giovanili del Comune di Milano, e Antonio Rossi, sottosegretario con delega allo Sport, Olimpiadi 2026 e grandi eventi di Regione Lombardia, mentre “svelano” la bandiera olimpica a Palazzo Marino © flickr.com/photos/comune_milano

Il costo stimato è di 10 milioni di euro ma non sarà a carico del privato quanto esclusivamente del Comune di Milano, di Regione Lombardia e della concessionaria Milano Serravalle. Una scelta che per i proprietari del Forum di Assago -che al contrario contribuirono alla realizzazione della fermata Assago Milanofiori Forum della M2, aperta nel 2011- è “ingiusta, illogica, irragionevole e illegittima”. “Sommando le correzioni economiche” della variante -ha sostenuto ForumNet in sede amministrativa- “la marginalità aumenterebbe di almeno 320 milioni di euro”, arrivando a quota 23,8% dei ricavi del privato a fronte dell’iniziale 12,43% del 2004-2005.

La superficie su cui si sta sviluppando l’intervento immobiliare nel quartiere di Santa Giulia, a Sud-Est di Milano è di 1,2 milioni di metri quadrati. Lì dovrebbe sorgere l’Arena chiamata a ospitare le gare del torneo maschile di hockey su ghiaccio e le finali dei Giochi olimpici Milano-Cortina 2026

Il Comune di Milano, anche per bocca del sindaco Sala o dell’assessore alla Casa e al Piano quartieri, Pierfrancesco Maran, ha tacciato ForumNet di voler solo far “saltare” il nuovo palazzetto per difendere una “condizione di monopolio”. E per questo il 16 giugno 2022 ha sottoscritto la definitiva convenzione per la variante con Milano Santa Giulia ed Esselunga, senza nemmeno attendere che cinque giorni più tardi si tenesse l’udienza di fronte al Tar lombardo sul ricorso del Gruppo Cabassi. Come il Consiglio di Stato sul caso del Palasharp, anche il Tar ha dato ragione a Palazzo Marino (la sentenza è stata pubblicata il 12 luglio). I dati economici contestati da ForumNet non sono stati però smontati. I giudici hanno “superato” la questione sostenendo che la “decisione urbanistica” non può essere ridotta a “comparazione di vantaggi di carattere meramente economico”. A Santa Giulia prevarrebbero gli “interessi pubblici”, secondo il Tar, che non ha ritenuto sbagliata la scelta del Comune di non acquisire la proprietà dell’Arena ma di garantirsene l’utilizzo con un apposito regolamento. Ricevendo in cambio che cosa? “L’impianto non è solo destinato alle competizioni olimpiche (che durano 15 giorni, ndr) ma è anche prevista la possibilità di utilizzare gratuitamente l’impianto per due giorni all’anno, nonché di usufruire di 25 ingressi gratuiti per ogni evento realizzato dal gestore della struttura -scrivono i giudici-. E si prevede, inoltre, l’impegno per la società ad organizzare almeno un evento annuale benefico di carattere sportivo o di intrattenimento di adeguato livello qualitativo, con devoluzione degli incassi al Comune”. Elementi ritenuti sufficienti a “realizzare le esigenze che il Comune stima congrue rispetto a tale tipologia di impianto”. 

La partita non è chiusa. Intanto, l’assessora allo Sport del Comune, Martina Riva, ha declinato la nostra richiesta d’intervista, mentre la Federazione internazionale di hockey, così come il Cio, non ha risposto alle nostre domande. Una era semplice: come è possibile che dei tre impianti milanesi indicati nel dossier di candidatura, due dei quali dichiarati strategici e di “interesse pubblico” proprio per via dei Giochi, l’unico strutturalmente dotato della pista per le gare olimpiche e di quella dove svolgere gli allenamenti sarà il Forum di Assago? Silenzio di ghiaccio. 

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