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Reato di tortura. Tutto quello che c’è da sapere
È la settimana decisiva per la legge sulla tortura. Una proposta contraria alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e distante dalla Convenzione ONU del 1984. Come è stato possibile arrivare a questo paradosso? Tutto quello che è successo nel nostro approfondimento
La Camera dei deputati si appresta a discutere e molto probabilmente ad approvare la proposta di legge intitolata “Introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano”. Il testo definitivo –qui la versione a fronte– è giunto dal Senato, dov’è stato votato il 17 maggio con 195 voti a favore e 8 contrari. Quello stesso giorno, operatori del diritto, osservatori e testimoni di tortura hanno promosso un appello contro un testo definito “provocatorio e inaccettabile”. “Una legge truffa sulla tortura, scritta in modo da renderla inapplicabile e in totale contraddizione con la convenzione Onu sulla tortura e con le indicazioni contenute nella sentenza di condanna contro l’Italia della Corte europea per i diritti umani del 7 aprile 2015”. Nell’appello vengono messi in fila tutti i “punti deboli” del testo.
Non è una posizione isolata. Perplessità sono state espresse in quei giorni anche da Alessio Bruni, membro del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, intervistato da Altreconomia a fine maggio. Il Parlamento, però, non ha raccolto gli stimoli. A metà giugno, i promotori dell’appello contro la legge “truffa” hanno organizzato un convegno a Roma intitolato “Legittimare la tortura” (qui il video-resoconto integrale). Da quell’occasione è scaturito un nuovo richiamo al legislatore: “Dite no a questa legge che legittima la tortura”. “Una cattiva legge in questo caso non è meglio di niente -si legge-: è piuttosto un passo falso che fa arretrare l’impegno storico di ogni democrazia contro gli abusi di potere e in particolare contro il più odioso degli abusi, qual è la tortura”.
Pochi giorni dopo quell’appello è giunta la clamorosa stroncatura del testo da parte del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks. La proposta sarebbe contraria alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e distante dalla Convenzione ONU del 1984. Capace di garantire “scappatoie per impunità”. Il Commissario riassume la sua valutazione in una lettera spedita ai presidenti delle Camere.
Alla durissima missiva di Muižnieks e al disconoscimento del testo da parte del senatore Luigi Manconi, ha fatto seguito una lettera aperta alla presidente della Camera, Laura Boldrini, sottoscritta dai magistrati dei processi sulle violenze del G8 nel 2001. “Questo testo è inapplicabile ai fatti del G8”. “Una nuova legge, volta a colmare un vuoto normativo in una materia disciplinata da convenzioni internazionali, sarebbe in concreto inapplicabile a fatti analoghi a quelli verificatisi a Genova, che sono già stati qualificati come tortura dalla Corte Europea, garante della applicazione di quelle convenzioni -denunciano i magistrati-. Sarebbe così clamorosamente disattesa anche l’esecuzione delle sentenze di condanna già pronunciate dalla Corte EDU nei confronti dello Stato Italiano: uno scenario che spiega forse il recente intervento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa che, assumendo un’iniziativa inedita e per molti versi eccezionale, si è rivolto direttamente al Parlamento italiano segnalando l’opportunità di un ripensamento”.
Ai magistrati si sono aggiunte anche le voci di alcune delle vittime della tortura nella scuola Diaz. “Per chi, come noi, è stato vittima e testimone di tortura e si è battuto in questi 16 anni al fine di creare le condizioni necessarie a prevenire e se possibile impedire nuovi analoghi abusi, l’approvazione di un testo simile sarebbe uno schiaffo e una nuova umiliazione”.
La maggioranza parlamentare, però, non ha accennato alcun ripensamento. Il relatore del testo alla Camera, l’onorevole Franco Vazio, intervistato da Altreconomia, ha invece difeso la proposta. “Non è un compromesso”. È necessario approvare il testo del Senato così com’è -spiega- senza perdersi in “piccoli miglioramenti” e nonostante le discrepanze evidenti tra la proposta e la Convenzione dell’ONU.
Il 26 giugno 2017 si sono tenute manifestazioni in tutte le Camere Penali e un appuntamento nazionale a Palermo, in occasione della giornata mondiale contro la tortura e dell’inizio della discussione alla Camera. “La fattispecie di reato così come descritta appare di difficile applicazione -ha affermato l’Unione delle Camere penali italiane-, poiché le condizioni poste per la punibilità saranno di complessa se non impossibile verifica”.
Anche “Area Democratica per Giustizia” ha assunto una posizione critica. “Ci aggiungiamo a quanti chiedono al Parlamento di non approvare la legge sulla tortura nel testo attualmente in discussione. Dopo tanti anni di attesa, l’Italia avrebbe una legge distante dalle convenzioni internazionali e sarebbe inadempiente alle indicazioni della Corte Europea dei diritti dell’uomo”.
Il 3 luglio, all’inizio della settimana decisiva per l’approvazione del testo, i promotori dell’appello contro la legge “truffa” rilanciano, sostenuti anche da Magistratura Democratica. “I deputati stanno per approvare una norma-feticcio, che porta il titolo ‘legge sulla tortura’ ma non ne ha la sostanza”, denuncia un nuovo appello di operatori del diritto, studiosi e testimoni. “Davvero basta soltanto la parola?”. “Si profila un esito legislativo disastroso -continuano- e siamo perciò rammaricati che in queste settimane gli autorevoli appelli appena citati siano caduti del vuoto; se fossero stati sostenuti da una decisa azione della cittadinanza attiva e da un’adeguata attenzione dei mezzi di comunicazione, forse il Parlamento li avrebbe presi in considerazione, riportando così il nostro Paese lungo la via maestra della tutela effettiva dei diritti fondamentali”.
Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intervistato da Ae il 3 luglio, sposa la linea del “compromesso”. “Legge imperfetta -dice Orlando- ma l’alternativa è un binario morto”.
A smentire clamorosamente la “linea” è il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, intervistato il 4 luglio da Il Foglio. “Ci sono temi politici di cui occuparci, come il lavoro autonomo, le partite Iva e gli incentivi per prendere casa in affitto -su questi temi non abbiamo fatto abbastanza- e temi simbolici. Per esempio, stiamo per approvare una legge sulla tortura che per come è scritta è inutile. Ce l’ha detto anche l’Europa, è fatta di compromessi al ribasso. In un paese che ha avuto i casi Cucchi, Aldrovandi, Genova, ci vorrebbe maggior coraggio”.
Coraggio che si misurerà nell’Aula di Montecitorio.
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