Altre Economie
Rivoluzione pubblica
Mentre il Comune di Parigi si riappropria del controllo sull’acquedotto cittadino,il governo italiano cerca di cancellare con un decreto la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, presentata lo scorso anno con 406mila firme. Le multinazionali francesi cacciate in patria si rivolgono quindi al mercato nostrano. Che le accoglie a braccia aperte
Smaltita la sbornia da privatizzazioni degli anni Novanta, il Comune di Parigi ha scelto di riprendere il controllo diretto dell’acquedotto cittadino. Il sindaco Bertrand Delanoë non rinnoverà infatti la concessione per la distribuzione e la fatturazione dell’acqua alle imprese Suez (già Lyonnaise des eaux) e Veolia (ex Vivendi). Il contratto è in scadenza il 31 dicembre 2009: le multinazionali francesi, due delle tre maggiori aziende del settore, hanno ottenuto la concessione nel 1994 e oggi gestiscono “l’ultimo miglio” (cioè distribuzione dell’acqua e fatturazione dei consumi, mentre l’adduzione, la depurazione, il controllo della qualità e della pressione sono già svolte da Eau de Paris, una società per azioni pubblica al 99%). Suez lavora sulla riva sinistra della Senna, Veolia su quella destra: una spartizione perfetta del mercato. Perfetta ma poco trasparente, dato che non c’è stata nessuna gara ad evidenza pubblica. La rivoluzione francese è tutta qui: riconoscere che l’acquedotto debba essere completamente gestito da un ente di diritto pubblico.
Ripercorre lo stesso sentiero in Italia è difficile: l’ennesima proposta di riforma dei servizi pubblici locali, votata a luglio dal Parlamento, parla di “servizi di rilevanza economica”.
Le aziende speciali, le aziende speciali consorziali e i consorzi stanno sparendo. Resta solo il Consorzio dei Comuni per l’acquedotto del Monferrato (Ccam, vedi Ae 85). Il governo cerca di cancellare per decreto ciò che chiede la legge d’iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione del servizio idrico integrato promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, quella per cui sono state raccolte 406mila firme nella primavera del 2007 (www.acquabenecomune.org):
“L’iter è fermo -conferma Paolo Carsetti, che coordina la segreteria del Forum-: a ottobre incontreremo il presidente della Commissione ambiente della Camera, l’onorevole Angelo Alessandri, della Lega Nord”.
Un passo essenziale sarebbe quello di dichiarare per legge che tutti i servizi pubblici locali, non solo il servizio idrico, sono privi di rilevanza economica, cioè non soggetti al mercato e alle regole della concorrenza ma solo a economicità, efficienza ed efficacia. Finora lo ha fatto, all’interno del proprio statuto, il Comune di Bassiano (in provincia di Latina), che non ha nemmeno approvato la convenzione per affidare a una società mista pubblico-privata, Acqualatina, la gestione del proprio acquedotto. Il più importante dei soci privati è la francese Veolia -quelli estromessi da Parigi- e a gennaio 2008 l’azienda è stata coinvolta in un’indagine della Guardia di finanza: sei membri del comitato esecutivo della società sono finiti agli arresti domiciliari e “i reati ipotizzati vanno dall’associazione a delinquere, all’abuso d’ufficio, dalla frode nelle pubbliche forniture, alla falsità ideologica in appalta pubblici”. Il tutto, spiega un comunicato diffuso dalla Guardia di finanza, per “affidamenti di appalti a società appartenenti allo stesso gruppo di Acqualatina” (info: acqualatinanograzie.splinder.com).
Vale a dire che in Italia l’acqua è sul mercato ma non c’è concorrenza. Un altro esempio riguarda Arezzo, la prima città che -negli anni Novanta- ha scelto con un gara d’appalto il socio privato della società di gestione del servizio idrico, Nuove Acque. Riccardo Viriglio è un avvocato dello studio torinese Cavallo Perin, che all’inizio del 2008, per conto del locale comitato “Acqua pubblica”, ha analizzato la possibilità per gli enti locali di riscattare la concessione, alla scadenza dei primi 10 anni: “Dopo l’individuazione del partner, Suez (altro protagonista della questione parigina, ndr), l’amministrazione ha intrattenuto con questo soggetto un ulteriore trattativa, detta ‘migliorativa’ rispetto ai termini della gara, dove è stato definito esattamente cosa dovesse fare il socio privato. A nostro avviso è mancato il rispetto dell’evidenza pubblica, e ciò comporta la decadenza anticipata del contratto”.
La riforma dei servizi pubblici del governo Berlusconi, contenuto all’interno del decreto legge 112 del 2008, alimenta il rischio di situazioni ambigue come questa: da un lato riconosce la prevalenza del mercato, l’obbligo della gara per l’affidamento del servizio, dall’altro salvaguarda tutte le concessioni effettuate a società per azioni a capitale interamente pubblico (l’in house) e a società miste pubblico-privato, anche quotate in Borsa. Come Acea, Enia, Smat, Iride, Hera e A2A: i poteri forti dell’acqua in Italia.
Sempre più imbroccati
La Puglia sceglie l’acqua in brocca. La nostra campagna “Imbrocchiamola!” è stata adottata dai circoli locali di Legambiente (46 in Regione), e da metà settembre verrà lanciata in tutta la Regione, con tre eventi a Bari, Lecce e Taranto, in collaborazione con l’Acquedotto pugliese (Aqp).
“Perché ti serviamo l’acqua di rubinetto in brocca?” è lo slogan scelto per i “cavalierini” che verranno distribuiti in tutti i ristoranti che aderiranno all’iniziativa. Sul retro, verrà pubblicata l’etichetta con le analisi dell’acqua del rubinetto, una campagna che l’Aqp aveva già iniziato sul proprio sito.
“Così portiamo avanti allo stesso tempo una campagna per la riduzione degli imballaggi, come le bottiglie in plastica delle ‘minerali’, e rilanciamo l’iniziativa dell’Aqp sulla qualità dell’acqua di rubinetto -racconta Aldo Fusaro della segreteria di Legambiente Puglia-. Abbiamo unito i due percorsi”. Tutto il mese di settembre, in Puglia, è dedicato alla riduzione dei rifiuti e al riciclaggio, con l’edizione regionale del premio “Comuni ricicloni” per le buone pratiche delle amministrazione locali.
La campagna aiuterà a rimpinguare la lista dei ristoranti pugliesi sul sito www.imbrocchiamola.org, che ad oggi sono solo una decina. In tutta Italia, i locali indicati sono invece oltre novecento, e l’80% serve acqua di rubinetto.
Continuate anche voi a inviarci le vostre segnalazioni.
Onde di ri-pubblicizzazione
Il sito si chiama remunicipalisation.org e serve a tenere il conto dei casi di ri-pubblicizzazione dei servizi idrici in corso nel mondo. Dall’Africa alla Francia, dal Nord al Sud America, una mappa individua i succesfull remunicipalisation case (i successi) e le campagne in corso per riportare sotto controllo pubblico la gestione degli acquedotti (compresa quella di Parigi di cui parliamo in queste pagine). “Remunicipalisation” è un’iniziativa del Corporate Europe Observatory (www.corporateeurope.org ) e del Transnational Institute (www.tni.org), aperto al contributo di tutti: “Gli esempi presenti -spiegano i promotori- verranno aggiornati ed altri saranno aggiunti grazie all’aiuto di attivisti del movimento per l’acqua pubblica, manager di aziende pubbliche, sindacalisti e tutti coloro che s’impegnano per la ri-pubblicizzazione”.