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Per sapere dove andare, un progetto di liberazione
I movimenti che si sono incontrati a fine marzo nelle Marche sanno che solo lo spirito di coralità e la disponibilità all’azione convergente permetteranno di uscire dalla dittatura culturale del neoliberismo, dalla disinformazione sistematica e dalla desolazione della politica corrente
Un progetto da costruire insieme. I movimenti, le reti, le comunità, i singoli che si stanno battendo per un’economia benigna e per una società democratica possono elaborare un quadro integrato di obiettivi da promuovere. Comprendere le connessioni tra economia ed ecologia, tra scuola e università, tra sanità e servizi sociali, tra attuazione dei diritti umani in Italia e politica estera è essenziale per essere concreti già nel perseguire le finalità del proprio ambito di impegno. Nel 1982, un anno prima di essere assassinata dagli squadroni della morte in Salvador, Marianela Garcia affermava che i veri soggetti della liberazione sono i movimenti che interpretano dal basso la vita dei popoli. Ora questi movimenti devono cominciare a parlarsi, creando convergenze essenziali per dare efficacia alla loro azione. Spesso si sente dire che alla politica, ma anche a chi dalla base della società lotta per una forma di convivenza più giusta e solidale, manca una “visione”. Però questa visione non arriva da un altro pianeta. Cresce con il dialogo, le esperienze, le conoscenze e la speranza dei movimenti che sanno risvegliare l’anima dei popoli.
Questo è l’orizzonte che si è delineato al convegno Per sapere dove andare. Contributi al progetto per una società decente, svoltosi a fine marzo a Civitanova Marche per iniziativa dell’Università per la Pace delle Marche e dell’Università di Macerata. I ricercatori e gli esponenti di reti o movimenti presenti a questo incontro hanno evidenziato che è tempo di superare la fase dell’impegno monotematico esclusivo per cui, per esempio, chi si occupa di agricoltura biologica s’interessa solo di tale questione, chi segue il tema delle energie alternative non va oltre questo ambito, mentre chi si occupa di scuola pensa solo alla politica scolastica e così via. La specializzazione rigida si è dimostrata nociva non solo per i saperi, che diventano autoreferenziali e sterili, ma anche per reti e movimenti, che restano frammentati e dispersi. Bisogna istituire occasioni e canali di cooperazione, di progettazione e di azione comune allo scopo di dare vita alla cultura di un’altra società.
È tempo di superare la fase dell’impegno monotematico esclusivo: bisogna istituire occasioni e canali di cooperazione, di progettazione e di azione comune allo scopo di dare vita alla cultura di un’altra società
Questo non potrà certo essere un cammino elitario. Dovrà invece attuarsi come la maturazione di una parte consistente della coscienza collettiva del Paese, una coscienza ora intimidita e spenta dal ricatto della “crisi”, dalla dittatura culturale del neoliberismo, dalla disinformazione sistematica, dalla desolazione della politica corrente. Lo spirito di coralità e la disponibilità all’azione convergente riguardano in special modo coloro che hanno a cuore un’altra economia. Perché quello dei vincoli posti dal sistema economico attuale è il muro su cui si infrangono le speranze di liberazione che emergono da ogni versante della vita della società. Se mancano l’esperienza e la consapevolezza di chi è esperto di alternative in economia, ogni altro movimento civile e sociale si trova subalterno dinanzi al ricatto del regime della finanza, che ogni volta toglie risorse, spazi, legittimità e riconoscimento alle istanze della società e al grido della natura violentata. La proposta è dunque quella di istituire percorsi comuni di confronto e di collaborazione, cosicché possa maturare in un tempo ragionevole un grande appuntamento nazionale, una vera convenzione per la democrazia italiana, con ampia partecipazione da ogni territorio e da ogni movimento.
Gli incontri denominati Per sapere dove andare continueranno con cadenza annuale, cercando di coinvolgere sempre di più altri soggetti e saperi. Come singoli, gruppi, associazioni, reti e movimenti si tratta di avere la saggezza di riconoscersi in un noi più grande delle nostre identità tradizionali, sviluppando la capacità di servire la società intera. Ciascuno può iniziare dal territorio in cui opera, proponendo di incontrarsi ai soggetti che, su altri temi, agiscono con analogo spirito antiliberista. Scopriremo, ben al di là di quanto immaginiamo, la forza mite della cooperazione.
Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Nel 2016 ha pubblicato “La rivolta delle risorse umane. Appunti di viaggio verso un’altra società” (Pazzini editore)
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