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Per il Comitato olimpico internazionale la nuova pista da bob di Cortina non serve

© Luigi Galiazzo

Il Cio ha fatto sapere alla Commissione per la protezione delle Alpi di ritenere “non necessaria” la costruzione della pista. Un’opera dai costi mostruosi che hanno già superato quota 120 milioni di euro. Le organizzazioni ambientaliste invitano enti locali e promotori del “grande evento” a ripensarci. Guardando alla vicina città di Innsbruck

Secondo il Comitato olimpico internazionale (Cio) gli organizzatori delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina del 2026 dovrebbero prendere in seria considerazione un’alternativa alla costruzione della contestata pista di bob di Cortina d’Ampezzo. A fine marzo 2023, infatti, il Cio ha risposto formalmente a una richiesta di informazioni della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) affermando che non è “necessario costruire nuove piste di bob nell’ambito di un progetto di Giochi olimpici invernali e che dovrebbe essere utilizzata una struttura esistente nella Regione o in un altro Paese”. E smentendo così la narrazione dei promotori del “grande evento”.

“Utilizzare la pista di bob della confinante città austriaca di Innsbruck -osserva ad Altreconomia il direttore di Cipra Italia, Francesco Pastorelli-, permetterebbe non solo di risparmiare diversi milioni di euro che potrebbero essere impiegati per sostenere il turismo e le comunità montane nel bellunese ma sarebbe anche in linea con i principi di sostenibilità tanto sbandierati dagli organizzatori. Bisogna anche considerare che la pista di Innsbruck necessita solo di pochi interventi per essere in regola per l’evento, lavori già programmati e che sarebbero a carico esclusivo della città austriaca”. Tuttavia, nonostante la sua presa di posizione, il Comitato olimpico non farà pressioni sugli organizzatori perché adottino misure alternative: “una volta costruito l’impianto -indipendentemente dalla valutazione del Cio- sarebbe irragionevole non utilizzarlo”. 

Vale la pena ricordare la lunga e travagliata storia di questa opera e dei suoi costi in regolare aumento. “Nel dossier di candidatura presentato al Cio non vi era menzionata alcuna costruzione di una nuova pista per il bob, in quanto si affermava di avere già a disposizione gli impianti adatti a ospitare la disciplina”, ricorda Pastorelli. Dopodiché viene annunciata la demolizione della storica e ormai in disuso pista Eugenio Monti di Cortina e la costruzione di un tracciato moderno al suo posto. La spesa iniziale è stimata intorno ai 42 milioni di euro ma i costi, destinati a essere sostenuti dalle casse dello Stato, hanno ben presto iniziato a lievitare. A inizio 2021 si stimava un investimento di 52 milioni di euro, diventati poi 60 milioni a fine anno, e 85 ad aprile 2022. Infine, nel dicembre dello stesso anno, i costi preventivati avevano superato i 90 milioni mentre il 6 febbraio 2023 il governatore della Regione Veneto Luca Zaia ha ammesso che la spesa complessiva sarà “tra i 100 e i 120 milioni di euro”. Iva esclusa. Oltre a ribadire la priorità dell’opera sottolineando l’importanza storica del tracciato Eugenio Monti, utilizzato per le Olimpiadi del 1956 sempre a Cortina, e la sua centralità nel dossier italiano di candidatura. In contraddizione con quanto affermato da Pastorelli, secondo cui l’opera non era inizialmente contemplata.

La realizzazione della pista è stata a più riprese criticata da associazioni ambientaliste e di tutela del territorio montano. Il 3 marzo di quest’anno la Cipra ha pubblicato una presa di posizione contro la realizzazione del nuovo tracciato insieme al Club alpino italiano (Cai), a Federparchi, Pro Natura e Mountain Wilderness. Le critiche delle organizzazioni sono rivolte ai costi eccessivi dell’opera, che potrebbero essere dirottati per finanziare le comunità montane, alla scarsa considerazione di eventuali alternative e al suo impatto sull’ambiente e sul consumo di suolo. Altra criticità sono i tempi ristretti entro i quali dovranno essere terminati i lavori. Nonostante l’opera sia stata inserita a settembre 2022 nell’elenco degli interventi “essenziali-indifferibili” e quindi da ultimarsi entro il dicembre 2025, questa dovrà essere sottoposta a una serie di test e quindi entrare in funzione entro la fine del 2024 (a febbraio 2025 si devono tenere le gare preolimpiche). Infine, viene sottolineata la carenza di atleti professionisti in grado di utilizzare l’impianto. “A differenza di una pista per lo sci alpino o da fondo, che può essere sfruttata da turisti e atleti amatoriali, un tracciato per il bob è rivolto solamente ai professionisti della disciplina -continua Pastorelli-. In Italia i tesserati di bob, slittino e di skeleton, insieme, non superano le poche decine di atleti. Il rischio è che il tracciato venga quindi abbandonato dopo pochi anni a causa dei suoi eccessivi costi di gestione, come è successo per le Olimpiadi invernali di Torino del 2006”.

La storia della pista costruita a Cesano Torinese (TO) per i Giochi olimpici invernali del 2006 dovrebbe mettere in guardia su quanto potrebbe accadere a Cortina. Costata 110 milioni di euro, la “Cesana Pariol” rimase operativa per cinque anni appena dopo la fine dell’evento, venendo chiusa nel 2011. Eppure, è già successo che un intervento già pianificato (e addirittura considerato di importanza vitale per i 25esimi Giochi olimpici invernali) sia stato cancellato. La ristrutturazione del circuito e dello stadio di pattinaggio di Baselga di Piné, Comune nella Provincia autonoma di Trento con poco più di cinquemila abitanti, è stata infatti annullata a inizio 2023. Dietro la scelta vi sarebbe anche i costi elevati degli interventi, saliti a più di 70 milioni di euro.

“La Cipra si rivolge pertanto ai responsabili italiani per l’organizzazione dei Giochi affinché venga formulata immediatamente una richiesta ai gestori della pista di bob di Innsbruck per l’utilizzo dell’impianto. La costruzione del nuovo tracciato, infatti, andrebbe contro i principi del Cio sulla riduzione dell’impatto ambientale e sull’utilizzo di strutture già esistenti. Rischiando di sovraccaricare le comunità montante di grandi opere destinate a diventare delle vere e proprie cattedrali nel deserto e spendendo milioni che potrebbero essere utilizzati per creare un turismo veramente sostenibile”.

Tra chi osserva l’ennesimo flop olimpico c’è Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia e autore del nostro libro “Ombre sulla neve”. “Quanto sta accadendo attorno alle Olimpiadi invernali italiane ha del paradossale. Tre erano gli obiettivi da perseguire, tassativamente: investire in sobrietà, utilizzare le opere esistenti, rispettare l’ambiente. A Cortina avviene l’esatto contrario. La storica cittadina olimpica, che oggi conta poco più di 5.000 abitanti, sembra propensa a costruire un villaggio olimpico che poi sarà demolito nell’ultima area prativa di pregio, in località Campo. Sta abbattendo la vecchia pista di bob, dismessa dal 2008, perché costosa nella gestione, per costruirne una nuova del costo dapprima stimato in 50 milioni di euro (2019), poi lievitato a 85 milioni (2021) e oggi a progetto ultimato 124 milioni di euro.
Gli ambientalisti, ma ormai anche gli abitanti (il 18 marzo si è svolta una manifestazione con oltre 500 presenti), chiedono al Comune e alla Regione Veneto di soprassedere e trattare con Innsbruck perché le gare si tengano in quella località, dove la pista è funzionante e richiede di ritocchi”.

È necessaria una “seria trattativa”, conclude Casanova. “A detta della Cipra, grazie a questa collaborazione di buon vicinato tra le due località, si raggiungerebbero più obiettivi e vantaggi reciproci. La fornitura in tempi utili di una pista efficiente e sicura, risorse contenute per nicchie di sport marginali, tutela dei bilanci pubblici delle due località sgravandoli da eccessivi debiti, si eviterebbe inoltre di lasciare impianti abbandonati. Cortina potrebbe inoltre investire parte di quanto risparmiato in opere destinate a un turismo durevole e sostenibile oltre che in opere sociali urgenti. E si eviterebbe alla cittadina la perdita dell’unico grande parco ricreativo e di un bosco (lariceto) di alto pregio”. A quanto sembra, però, gli amministratori della Regione e del Comune intendono proseguire sul percorso intrapreso. “Quello cioè di realizzare una pista da 124 milioni di euro, senza Iva -dice sconsolato Casanova-. Una cifra mostruosa”.

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