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Parte l’azionariato popolare per la rinascita dal basso della ex Gkn

Mentre la “nuova” proprietà getta anche l’ultima maschera e annuncia, ancora via mail, le procedure di licenziamento di tutti i dipendenti rimasti a Campi Bisenzio (FI), il collettivo di fabbrica lancia la campagna diffusa di reindustrializzazione che punta a raccogliere tra singoli e associazioni un milione di euro entro fine anno

È una storia esemplare, quasi una metafora di una bella fetta dell’economia contemporanea. Succede alla ormai ex Gkn di Campi Bisenzio (FI), la fabbrica ex Fiat “liquidata” via mail il 9 luglio 2021 e divenuta un simbolo delle lotte operaie (e non solo) del XXI secolo.

Da una parte c’è l’azienda che getta anche l’ultima maschera e annuncia -ancora via mail certificata, spedita sabato 24 settembre alle 21.01- l’avvio delle procedure di licenziamento di tutti i dipendenti rimasti, dall’altro il Consiglio di fabbrica che lancia la sua campagna di adesioni alla cooperativa istituita per dare gambe e sostanza a un progetto di reindustrializzazione, l’unico in campo, nonostante gli iniziali, rassicuranti annunci -mai seguiti da fatti- del “nuovo” proprietario, l’ex consulente del fondo Melrose poi subentrato al suo posto.

Il progetto vero lo hanno concepito gli operai in lotta insieme con i tanti studiosi, ricercatori, attivisti “solidali” che hanno raccolto il loro messaggio lanciato subito dopo lo scioccante annuncio di oltre due anni fa: a noi fanno questo, e voi come state? Appunto, noi come stiamo? Noi cittadini, lavoratori, attivisti di un’Italia alle prese con una crisi economica, sociale, politica, morale più profonda di quanto non appaia nel discorso pubblico ufficiale. 

Un pezzetto di risposta arriva proprio dalla ex Gkn e dal progetto lanciato con Gff, la nascente cooperativa, destinata nelle intenzioni a creare nuove attività produttive nell’ottica di una “fabbrica pubblica socialmente integrata”, come è stata chiamata. Ci sono in ballo due diversi progetti produttivi: da una parte le cargo-bike, dall’altra i pannelli solari di nuova generazione (senza estrazione di terre rare, grazie a un nuovo brevetto). La cornice è l’idea di un’economia il più possibile decarbonizzata, quindi mobilità ecologica ed energie rinnovabili. Progetti impegnativi, costosi, difficili. Una cargo-bike targata Collettivo di fabbrica (ex) Gkn, a dire il vero, circola già per le vie di Firenze, grazie ai muscoli dei ciclofattorini della cooperativa Robin Food, pionieristica cooperativa formata da lavoratori di una categoria sfruttata oltremisura, simbolo dell’economia dei “lavoretti” mal pagati, faticosi e senza garanzie.

L’idea è quella di insediare una fabbrica vera e propria di biciclette da carico, e fra gli operai c’è già chi sta imparando il nuovo mestiere, in attesa di fare sul serio. Il progetto dei pannelli solari, da realizzare in partnership con una start-up titolare di un rivoluzionario brevetto, in termini di investimenti e -in prospettiva- quantità di manodopera impiegata, è il più impegnativo e ancora attende d’essere definito nei dettagli tecnici, a cominciare dalle necessarie certificazioni.

© Cooperativa Gkn

Serviranno soldi, molti soldi, e nuove competenze, e andranno superati vari ostacoli burocratici, politici e di mercato, e tuttavia, dice il Collettivo di fabbrica, “la reindustrializzazione dal basso è una certezza, l’obiettivo è fare a Campi Bisenzio un polo delle rinnovabili e della mobilità leggera, uno degli esperimenti produttivi e sociali più avanzati d’Europa”. Si comincerà a parlarne sabato 30 settembre e domenica primo ottobre, al presidio (ex) Gkn, con le due “giornate campali” chiamate “Working Class Bike Days”.

Il primo mattone economico nella costruzione della nuova cooperativa Gff lo ha messo la Società di mutuo soccorso “Insorgiamo”, nata all’interno della lotta cominciata due anni fa, con l’impegno a versare 150mila euro, raccolti nei mesi scorsi attraverso una campagna di crowdfunding. Altri mattoni dovranno venire dai soci lavoratori e dai soci sostenitori, chiamati a dare sostanza all’idea di un “controllo sociale che si deve sommare a quello operaio”. “Non cerchiamo soldi per i soldi. Cerchiamo organizzazione e consapevolezza”: è questo il senso della campagna “100 x 10.000”, che punta a raccogliere tra singoli cittadini, gruppi informali e associazioni un milione di euro di capitale sociale entro il 31 dicembre (ma il denaro andrà materialmente versato solo in seguito, per ora si ricevono “prenotazioni”. Info su www.insorgiamo.org e sui social del Collettivo di fabbrica).

Nell’insieme, dice il Collettivo, “la cifra è parziale rispetto al fabbisogno complessivo, ma toglie alibi a chiunque”, e intanto ci sono “investitori istituzionali” disposti a mettere sei milioni di euro nel progetto, una volta che avrà preso forma.

Le incognite e i passaggi da compiere sono ancora numerosi, sul piano tecnico-economico e su quello formale e politico, ma il progetto è serio, ha già passato vari “esami” istituzionali e ottenuto sostegni importanti, come quello di Legacoop Toscana; ora, dice il Collettivo di fabbrica, è il momento dei cittadini solidali, chiamati a essere parte della “fabbrica pubblica e socialmente integrata”. Se andasse in porto, il progetto Gff darebbe vita alla più grande “fabbrica recuperata” nella storia, non solo economica, d’Italia.

Lorenzo Guadagnucci è giornalista del “Quotidiano Nazionale”. Per Altreconomia ha scritto, tra gli altri, i libri “Noi della Diaz” e “Parole sporche”

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