Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Opinioni

Oggi la società è un iniquo sistema di distruzione. Serve ripudiare la guerra per salvarla

Ospedale di Al Quds, Gaza, a seguito dei bombardamenti israeliani del gennaio 2009 © wikicommons

Mentre migliaia di bambine e di bambini vengono uccisi, esposti a ogni male, resi orfani e travolti dalla disperazione, il mondo accoglie questa atrocità nella sua normalità quotidiana. È il segno che è finito il tempo in cui la parola “società” poteva essere data per scontata. Le idee eretiche di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 268 — Marzo 2024

La guerra o la società. È l’alternativa di fronte a cui ci troviamo oggi. Un tempo si cercava una società migliore. Ora dobbiamo agire semplicemente affinché la società continui a esistere. Il sistema incrociato della guerra endemica (contro le donne, i giovani, i poveri, i migranti, i salariati, la natura) e di quella esplosiva (non solo in Palestina e in Ucraina, ma in molti altri luoghi del mondo) sfibra il tessuto della convivenza sociale.

In questa implosione della società sta segnando un culmine di necrofilia la vendetta in atto da parte del governo guidato da Benjamin Netanyahu, che massacra i palestinesi in nome della giustizia. Mille intellettuali ebrei, in un appello diffuso a inizio febbraio, hanno chiarito che criticare la politica di Tel Aviv non significa essere antisemiti: questo ricatto ideologico per garantire immunità morale e impunità giuridica al governo israeliano non ha la minima giustificazione.

Mentre migliaia di bambine e di bambini vengono uccisi, esposti a ogni male, resi orfani e travolti dalla disperazione, il mondo accoglie questa atrocità nella sua normalità quotidiana. È il segno che è finito il tempo in cui la parola “società” poteva essere data per scontata. Suona surreale oggi la definizione che ne dava il filosofo statunitense John Rawls designandola come “un equo sistema di cooperazione”. La società globale è un iniquo sistema di distruzione. E se gli uomini in prima linea si trasformano in armi, moltissimi altri annegano nella rassegnazione e nel timore: perdono i sentimenti, le parole, i pensieri, la capacità di agire. Dinanzi al trionfo della guerra l’umanità diminuisce in tutti i sensi: tende a sparare o a sparire. Bisogna spezzare questa spirale. Ritrovare sentimenti, parole, pensieri, azioni, rendendosi presenti nella realtà del mondo comune per attivare la pace.

Oltre le solite, disperanti analisi geopolitiche, ci dice di più e libera energie l’analisi storico-antropologica su come si è strutturato e ogni giorno si ripete lo schema bellico tipico della mentalità dominante. Questa analisi indica che la guerra è la prima istituzione della civiltà del potere, che è la radice della violenza e della sua istituzionalizzazione. L’analisi etica aggiunge che non esiste la guerra giusta: va disistituita, cioè va sradicata dai cuori, dalle menti, dalla cultura, dall’economia, dalla politica. Occorre uscire dallo schema bellico in tutti i rapporti, da quelli interpersonali a quelli internazionali.

Di fronte al trionfo disumano della guerra l’umanità diminuisce in tutti i sensi. E se gli uomini in prima linea si trasformano in armi, moltissimi altri cadono nella rassegnazione e nel timore. Bisogna spezzare questa spirale

I processi essenziali per salvare la società sono questi. Il primo: educare le persone e le comunità perché solo la loro umanizzazione è la vera prevenzione delle guerre. Occorre poi risanare le ferite storiche del passato nel rapporto tra i popoli promuovendo la coscienza del futuro comune. In terzo luogo, agire per ricostruire la politica, vissuta come cura della vita collettiva, dotandola finalmente di istituzioni pensate per la pace. Infine, bisogna trasformare il modello economico: va superata la logica del capitale, della competizione e della crescita per dare ai popoli la sicurezza economica e alla natura la tutela dei suoi equilibri.

Di tali processi ci deve interessare non l’ovvietà del fatto che sono difficili, ma l’opportunità del fatto che sono tanto ampi da dare spazio all’iniziativa di ciascuno di noi. Le azioni da sviluppare sono molte: il lavoro educativo di liberazione delle nuove generazioni; la controinformazione e la contestazione del bellicismo; la tessitura comunitaria della vita dei territori e l’ospitalità verso tutti gli esclusi; il federalismo delle città del mondo, secondo l’intuizione di Giorgio La Pira; la costante pressione sulle forze politiche e sul governo perché operino per la pace; la sensibilizzazione delle associazioni e dei movimenti sociali; la pratica del cosmopolitismo dal basso per affrontare ogni problema in modo cooperativo, mai competitivo; la realizzazione di imprese etiche e di circuiti distributivi solidali.

Ormai è evidente: non si può vivere né si può amare nessuno senza sperare nella guarigione del mondo, senza credere nella pace, senza agire di conseguenza.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Oltre la guerra” (Effatà edizioni, 2023) scritto con Brunetto Salvarani

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati