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Monaci al super – Ae 70
I prodotti dei “Monaci di Lanuvio” sono ben noti nel mondo dell’economia solidale. Ma si trovano anche nella grande distribuzione. Storia di una comunità monastica che è anche un’impresa Ora et labora. I “Monaci di Lanuvio” il motto benedettino l’hanno…
I prodotti dei “Monaci di Lanuvio” sono ben noti nel mondo dell’economia solidale. Ma si trovano anche nella grande distribuzione. Storia di una comunità monastica che è anche un’impresa
Ora et labora. I “Monaci di Lanuvio” il motto benedettino l’hanno preso alla lettera: fin dal 1987 affiancano alla vita monastica la produzione di alimenti biologici di alta qualità. I prodotti con il loro marchio si trovano nella lista della spesa di molti gruppi italiani di acquisto solidale (Gas), nelle botteghe del commercio equo, nei negozi biologici, nelle fiere specializzate (oltre che, naturalmente, on line e, come vendita diretta, nel loro monastero di Vallechiara). Ma anche in alcune catene della grande distribuzione, come i supermercati Coop del Lazio e della Campania e Esselunga.
Nel mondo dell’economia solidale il loro nome è famoso anche perché per anni sono stati uno dei fiori all’occhiello dei progetti finanziati da Banca Etica. Ma, per rifornire anche la grande distribuzione, i monaci devono essere qualcosa di più di una semplice comunità monastica.
Siamo andati a trovarli, nella splendida cornice dei castelli romani, anche in seguito al dibattito che, su di loro, si è aperto in alcuni Gas (vedi box qui a lato).
I Monaci di Lanuvio sono una comunità di una cinquantina di persone, composta da monaci (uomini e donne) e laici (tre famiglie), che condivide, nella vita e nel lavoro, gli ideali evangelici. Impegnati nella produzione di alimenti biologici, quando ancora non esistevano enti di certificazione, oggi sono una realtà agro-industriale in grado di fatturare più di 8 milioni di euro negli ultimi 3 anni, offrendo occupazione a 34 persone esterne alla comunità. Tra queste anche alcuni ex tossicodipendenti che arrivano dalla “Comunità Massimo” di Anzio.
La scelta di produrre biologico è quasi automatica visto che il rispetto della natura e dei suoi cicli è fin dall’inizio parte integrante dei valori della comunità.
L’azienda si estende oggi su 60 ettari (divisi tra un oliveto, ortaggi, un frutteto misto, erba medica e cereali per l’allevamento di circa 100 bufale) ed è dotata di un piccolo caseificio, in cui vengono prodotte mozzarelle e formaggi, e di moderni impianti di trasformazione e confezionamento, grazie a cui ottiene succhi, marmellate, pelati, sottoli e tanto altro ancora. Tutti i prodotti sono certificati bio. Attraverso una cooperativa, “Fantasia di mani”, l’attività della comunità si estende poi anche a tessitura, iconografia, lavorazione del legno.
L’avventura comincia dando vita alla cooperativa “Colle dell’Acero” che, con 13 ettari coltivati a ortaggi e piccole attrezzature per la trasformazione, vende ai primi negozi specializzati di Roma e ad alcune cooperative del Nord.
A metà degli anni Novanta il grande salto: nel 1994 viene creata una seconda cooperativa, “L’albero della vita”, e la produzione si allarga alla frutta con l’acquisto di un terreno adiacente (35 ettari) e di nuovi macchinari per la trasformazione; un anno più tardi è la volta delle bufale che, oltre a produrre latte di alta qualità, chiudono il ciclo integrato dell’azienda con il loro prezioso concime biologico. Si tratta di investimenti notevoli (più di 2 milioni e mezzo di euro complessivi) che pesano fortemente sull’equilibrio finanziario.
“La nostra comunità cresceva -spiega Sorella Maria Pia, principale responsabile dell’azienda- e avevamo l’esigenza di mantenerci. Allo stesso tempo volevamo creare nuovi posti di lavoro per i giovani e gli immigrati della zona. Lavorando con noi molti di loro sono riusciti a integrarsi rapidamente, alcuni hanno comprato una casa consentendo alle loro famiglie di raggiungerli”.
Le nuove dimensioni aziendali e i mutui accesi per gli investimenti pongono però il problema di aumentare le vendite.
“Il parco clienti -racconta Gianluca, addetto alla manutenzione degli impianti e dal 1997 membro di una delle 3 famiglie laiche della comunità- non era sufficiente. I nuovi macchinari lavoravano a regime soltanto un giorno su 10”.
Cominciano ad arrivare le prime offerte dalla grande distribuzione: nel 1998 viene rifiutata la proposta del gruppo “Rocchetta” di acquistare il marchio dei Monaci e triplicarne le dimensioni industriali; l’anno successivo si trova invece l’accordo con Esselunga per distribuire i succhi di frutta e alcuni
sughi pronti. Grazie al nuovo partner commerciale gli impianti cominciano a lavorare 5 giorni su 7. Nel primo anno il numero dei lavoratori esterni alla comunità raddoppia raggiungendo le 17 unità, mentre il fatturato viene triplicato. In breve tempo, anche grazie al sostegno continuo ricevuto da Banca Etica, gli investimenti possono riprendere: nel 2003 si provvede infatti all’acquisto di un oliveto (700 mila euro) che porta la superficie coltivata a più di 60 ettari.
“Rifiutammo l’offerta di Rocchetta -spiega Sorella Maria Pia- in quanto nonostante l’emergenza finanziaria, non eravamo assolutamente disposti a passare il timone dell’azienda a terzi. Con la proposta di Esselunga invece correvamo rischi minori. Il passaggio alla grande distribuzione ci spaventava ma era anche una sfida: dopo aver trovato l’armonia tra la vita monastica e il lavoro dei campi, volevamo dimostrare come fosse possibile conciliare impresa ed etica. Gesù viveva in modo dignitoso, non era un pezzente. Il denaro e il profitto non sono né buoni, né cattivi, dipende dall’uso che se ne fa”.
Da allora i Monaci vendono il 60 per cento della loro produzione a Esselunga.
Grazie all’enorme potere d’acquisto, Esselunga è qualcosa in più di un semplice partner commerciale.
Un esempio può aiutare a capire: in un’occasione Esselunga “suggerì” ai Monaci di allestire un impianto per il confezionamento dei succhi in brik (TetraPack). In breve tempo i brik divennero il prodotto più venduto, a scapito del più ecologico contenitore in vetro. Attualmente Claudio De Vita, responsabile commerciale dei Monaci,
sta girando l’Italia incontrando vari gruppi d’acquisto (anche informali) per far conoscere la realtà sociale e i prodotti dell’azienda.
Si sta inoltre valutando l’opportunità
di avviare la consegna a domicilio tramite corriere. “Speriamo di arrivare a 800 gruppi già nel prossimo anno. In questo modo, conquistando una nuova autonomia, un domani potremmo staccarci dalla grande distribuzione.
Il nostro mercato ideale sarebbero, ovviamente, altri soggetti più in linea con i nostri valori. Oggi però economicamente siamo ancora in emergenza ed Esselunga rimane un partner fondamentale”.
La disdetta dei Gas
“Cari amici Monaci di Lanuvio, dopo la vostra gradita visita in quel di Villasanta, lo scorso 16 giugno siamo infine giunti ad una decisione …”.
Comincia così la lettera che i gruppi d’acquisto solidale di Villasanta e di Vedano al Lambro (entrambi in provincia di Milano) hanno scritto in dicembre ai Monaci di Lanuvio per comunicare la decisione di non comperare più i loro succhi di frutta, venduti anche nelle catene della grande distribuzione. Una decisione che ha innescato un intenso dibattito in rete.
Ricordiamo che, anche se i Monaci stanno tentando di costruire una rete di vendite dirette, gli acquisti dei Gas rappresentano oggi lo 0,25 per cento della loro produzione. Per informazioni sui Gas: www.retegas.org
Vent’anni bio
I Monaci di Lanuvio, con le cooperative Colle dell’Acero e L’Albero della Vita, sono una realtà ventennale nel campo dell’agricoltura biologica in Italia.
Tutti i prodotti sono certificati biologici dall’Istituto mediterraneo di certificazione (Imc). L’attività imprenditoriale comprende anche tessitura, iconografia e lavorazione del legno.
Una cinquantina i componenti della comunità (monaci, monache e famiglie) e 34 i lavoratori delle cooperative.
“Uno solo è il vostro maestro, voi siete tutti fratelli” è il motto evangelico dei Monaci di Lanuvio fanno parte.
Per informazioni e acquisti online: www.monacidilanuvio.org