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“Mai annoiata”, un podcast sulle battaglie vivissime di Marcella Di Folco

Marcella Di Folco a Bologna © Movimento identità trans

È stata la prima persona trans al mondo a ricoprire una carica pubblica, diventando consigliera comunale Bologna negli anni Novanta. Una figura centrale per le lotte della comunità LGBTQ+. A 14 anni dalla morte, un podcast prodotto e realizzato da Federico Fabiani e Francesca Sciaccia non ne conserva solo il ricordo ma ne rilancia il messaggio più forte: non bisogna chiedere permesso per ciò che si è

Nel cuore dei Giardini di Villa Cassarini, nel quartiere Saragozza a Bologna, c’è uno spiazzo circolare circondato da alberi e panchine. Apparentemente anonimo, questo luogo ricorda un pezzo importante della lotta per i diritti civili in Italia. È dedicato infatti a Marcella (nata Marcello) Di Folco, la prima persona trans al mondo ad aver ricoperto una carica pubblica e una delle protagoniste delle lotte della comunità LGBTQ+ fino al 2010, l’anno della sua morte.

A raccontare la sua storia è il podcast Mai annoiata. La vita e le lotte di Marcella Di Folco” prodotto e realizzato da Federico Fabiani e da Francesca Sciaccia e disponibile su Spotify, Google podcast e Apple podcast. “Abbiamo scelto di parlare della sua vita perché pensiamo che contenga un messaggio importante e attuale -racconta ad Altreconomia Federico Fabiani-, ossia che non bisogna chiedere permesso per ciò che si è. Spesso la società esercita una funzione repressiva verso la comunità LGBTQ+ e chi ne appartiene è scoraggiato dall’esprimere la propria identità. Marcella invece non ha mai voluto chiedere permesso neanche nel campo della politica”. 

Marcella nasce a Roma il 7 marzo 1943. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1959, inizia a frequentare il Piper Club ed entra così in contatto con la “dolce vita” della capitale. Li ha modo di incontrare il grande regista Federico Fellini e la sua vita cambia radicalmente. Inizia a lavorare come attore caratterista non solamente per Fellini ma anche per altri registi come Bernardo Bertolucci.

Nel 1980 in seguito a un tentato suicidio fugge a Casablanca dove ad agosto si sottopone a un’operazione per la riassegnazione di genere. “Prima ho cambiato sesso e dopo mi sono travestita”, racconta così Marcella la sua scelta che “va contro tutti i criteri” ma che risponde a un’esigenza “non più rinviabile”. Il cambio di identità anagrafico potrà avvenire solo nel 1984, a due anni di distanza dall’approvazione della storica legge 164 che permette alle persone trans di modificare il proprio nome e genere. Questa scelta corrisponde anche a una svolta radicale nella sua vita, rinuncia alla sua carriera attoriale ed entra a contatto con il neonato Movimento identità trans (Mit), con cui condividerà molte battaglie. 

Marcella Di Folco celebra i dieci anni del Mit © Mit

Marcella è stata il fil rouge di tante altre vite riuscendo a unire intorno a obiettivi comuni persone e individualità molto diverse. La sua lungimiranza stava nell’aver capito l’importanza di formare una comunità e di muoversi insieme verso obiettivi comuni -riprende il discorso Fabiani-. Abbiamo scelto di raccontare la sua storia cercando di non soffermarsi su singole vite. Il nostro è un lavoro corale e la figura di Marcella è sì centrale ma serve a raccontare come tante individualità emarginate sono diventate una comunità attorno a un obiettivo comune, a iniziare dal diritto a essere riconosciuti”.

Il podcast infatti non si limita a raccontare una singola storia. Altra protagonista del racconto è Romina Cecconi, nata nel 1941 a Lucca. “La sua vita è, in un certo senso, in antitesi a quella di Marcella. Romina -prosegue Fabiani-, infatti, sceglie di vivere fin dagli anni Cinquanta la propria identità transessuale andando incontro a una persecuzione continua da parte delle autorità sulla base di un errata interpretazione dell’articolo 85 sul cosiddetto ‘reato di mascheramento’ quindi per il solo fatto di aver indossato abiti femminili e addirittura a un confino di tre anni nel Comune di Volturino (FG)”. In un caso Romina subisce una rapina ma quando si presenta dal giudice le viene impedito di testimoniare finché non indosserà abiti maschili. A differenza sua Marcella Di Folco vive la sua esperienza più tardi e incontra un altro tipo di difficoltà. Se le persone trans non sono più perseguitate per indossare abiti femminili sono comunque emarginate ed escluse dal mondo del lavoro e spesso devono rivolgersi alla prostituzione come unico mezzo non solo di sostentamento ma anche per esprimere la propria sessualità. Anche la stessa Marcella ha praticato questa attività durante gli anni Ottanta.

La svolta nella vita di Marcella avviene a metà degli anni Ottanta quando si trasferisce a Bologna. “All’epoca la città era un vero e proprio laboratorio di inclusività -ricorda Fabiani-, solo tre anni prima era stato aperto il Cassero, il primo circolo dedicato ai diritti omosessuali a cui il Comune ha concesso una sede pubblica. Lì riprende in mano le redini del Mit che si era ‘arenato’ dopo l’approvazione della legge del 1982 e contribuisce a fondare il primo consultorio autogestito e il primo sportello del lavoro presso la Cgil, entrambi dedicati a persone trans”. Nel 1990 la scelta di entrare in politica, a fianco del partito dei Verdi, e viene eletta prima come consigliera nel quartiere Saragozza e poi nel 1995 raggiunge la carica di consigliera comunale, diventando la prima persona trans al mondo a ricoprire una carica pubblica. “La sua attività nel capoluogo emiliano si avverte ancora oggi, Bologna rimane infatti la città più avanzata in termini di diritti civili e quella in cui si praticano le politiche più aperte e inclusive”, prosegue l’autore del podcast

“E la storia continua…”, è così che si conclude la timeline disponibile sul sito di “Mai annoiata” e che riassume le vicende storiche e personali raccontate dagli autori. Durante la sua avventurosa vita Marcella ha visto e vissuto grandi trasformazioni sociali e una crescente apertura verso la comunità LGBTQ+, a partire dalle prime leggi inclusive negli anni Ottanta fino alle recenti “vittorie” con l’introduzione della giornata mondiale contro l’omotransfobia e le semplificazioni sulla legge 164 che consentono di cambiare i propri dati anagrafici anche in assenza di interventi chirurgici. Ma, appunto, la strada è ancora lunga. E sembra stia diventando sempre più difficile e in salita. “La stessa Marcella aveva intuito di come la situazione attuale sia paradossalmente più difficile rispetto a 40 anni fa-conclude Fabiani-, se da un lato esiste una maggiore apertura e più libertà nell’esprimersi rimangono delle barriere a livello legislativo e i diritti non sono equiparati. Basta vedere i ripetuti fallimenti ottenuti nell’approvare la cosiddetta ‘legge Zan’ che riconosca come aggravante l’odio omotransfobico”.

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