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“L’incendio nel ghetto di Campobello di Mazara è il segno dello sfruttamento sul lavoro”

Distrutta l’ex fabbrica Calcestruzzi Selinunte dove vivevano 300 persone migranti in baracche costruite con materiali di fortuna. I braccianti lavorano nella raccolta delle olive e ora hanno perso ogni bene. Contadinazioni e Fuori Mercato hanno avviato una raccolta fondi in loro sostegno

Hanno perso tutto i lavoratori e le lavoratrici braccianti del ghetto dell’ex fabbrica Calcestruzzi Selinunte nel territorio tra Castelvatrano e Campobello di Mazara, in provincia Trapani. L’incendio, divampato nella notte di giovedì 30 ottobre, ha distrutto ogni cosa e ha causato una vittima: Omar Baldeh, proveniente dalla Guinea Bissau, è morto carbonizzato. Le fiamme sono probabilmente state causate da un picco generatore di energia. Qualcuno con un accendino ha provato a verificare se ci fosse benzina: da qui una fiammata che si è diffusa ovunque.

L’ex Calcestruzzi è abbandonata dal 2010. Ogni anno è raggiunta da persone migranti che arrivano per lavorare come braccianti nella raccolta delle olive di Nocellara. “Qui si vive in baracche costruite con legno, plastica e materiali di fortuna. Non ci sono elettricità e acqua. Non ci sono servizi igienici. È un luogo brutale dove rimanere e lo stiamo denunciando da anni. Ed è l’unico posto in cui riescono a trovare una sistemazione”, spiega ad Altreconomia Cesare Casarino, coordinatore di Contadinazioni, un progetto di agricoltura sociale e mutualismo nato nel 2013 dopo la morte di un ragazzo nel ghetto Erbe Bianche di Campobello di Mazara, causata da un incendio. “Sono mancati interventi risolutivi delle istituzioni. La maggior parte del sostegno è venuto dalle associazioni e dai volontari”.

Nell’ex ghetto c’erano almeno 300 persone. “I lavoratori e le lavoratrici hanno perso ogni cosa: vestiti, documenti, effetti personali”. Per iniziare a dare loro un primo sostegno, è partita una raccolta fondi organizzata dalla Casa del mutuo soccorso, sportello che offre assistenza sociolegale, e da Fuori Mercato, la rete nazionale di piccoli produttori, contadini e attivisti che hanno costruito un sistema alternativo alla Grande distribuzione organizzata di cui fa parte anche Contadinazioni. A Palermo sono in corso raccolte di beni di prima necessità e “la solidarietà è stata forte e immediata”.

L’ex ghetto di Campobello di Mazzara

La prefettura ha specificato di avere avviato con i sindaci dei due Comuni la progettazione per un campo attrezzato, mentre l’Agenzia Onu per i rifugiati fornirà moduli abitativi. Il comitato locale della Croce Rossa ha distribuito sacchi a pelo e monterà tende presso il parcheggio dell’ex oleificio Fontane d’Oro a Campobello dove potranno essere ospitati almeno in duecento. “Questa tragedia rimette al centro la questione dello sfruttamento nel comparto agricolo. Le persone che vivevano nel ghetto, lavorano nei campi come braccianti. Senza di loro, la raccolta delle olive non sarebbe nemmeno possibile”, prosegue Casarino. “Lavorano non meno di dieci ore al giorno, pagati tra i tre e i quattro euro per ogni cassetta riempita. Non hanno contratti e nessuna tutela. Non si possono ammalare”, prosegue. Proprio Contadinazioni nasce per costruire sul territorio una filiera di raccolta e lavorazione alternativa a quella dove si consumano pratiche di sfruttamento: dal 2019 ha avviato l’autoproduzione di olive da mensa, distribuite anche da Fuori Mercato.

Dopo l’incendio, alcuni lavoratori hanno protestato bloccando la strada provinciale che porta a Mazzara del Vallo. I braccianti chiedono documenti, tutele e abitazioni. “È la casa uno degli strumenti per provare a superare i ghetti. Ed è la casa che permette di ottenere la residenza, quindi il permesso di soggiorno, e l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale”, prosegue Casarino. “Sono stati i lavoratori i primi a ribadirlo”.

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