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Crisi climatica / Opinioni

L’emergenza climatica resta anche dopo la campagna elettorale

© Tania Malrechauffe, unsplash

La gestione della crisi energetica mette in evidenza sciatterie e rincorsa degli eventi. Non possiamo perdere altro tempo. La rubrica di Stefano Caserini

Tratto da Altreconomia 252 — Ottobre 2022

La lettura dei capitoli dedicati ai cambiamenti climatici nei programmi elettorali delle forze politiche che si sono presentate alle elezioni del 25 settembre è stata interessante per diversi motivi. Il primo è che si possono trovare delle buone notizie. Ad esempio, la questione del cambiamento climatico ha trovato uno spazio maggiore e più approfondito rispetto al passato. Era già successo nelle elezioni del 2018, e probabilmente succederà nelle prossime: la crisi climatica si fa sentire e i partiti non possono non tenerne conto, seppure con toni e spazi molto diversi. 

Certo, anche la crisi climatica è diventata più urgente. Siamo molto in ritardo nel ridurre le emissioni di gas serra, e se non si agisce rapidamente gli obiettivi più ambiziosi di mitigazione stabiliti con l’Accordo di Parigi non saranno più raggiungibili. Il fatto che l’ambizione sul clima nei programmi elettorali sia aumentata non è quindi sufficiente per essere soddisfatti. Oggi la sfida climatica richiede un’azione molto più rapida e incisiva che in passato, proprio a causa dell’insufficienza delle azioni messe in campo fino a oggi. 

Un’altra notizia interessante è che alcune forze politiche hanno fatto proposte davvero ben strutturate, che toccavano molti punti cruciali e con impegni chiari e ambiziosi. Certo non è affatto detto che quanto promesso sarà mantenuto, nel caso vincessero le elezioni, come i decenni appena trascorsi insegnano. Ma almeno è chiaro che cosa si potrebbe fare. Non c’è traccia di negazionismo climatico e anche le tesi inattiviste o dannose per il clima sono state ben mascherate con tante parole e numeri sulla transizione ecologica necessaria.

Con una ventina di colleghi di varie università e centri di ricerca abbiamo valutato i programmi elettorali, considerando indicatori relativi a diversi aspetti, al fine di arrivare a un giudizio il più possibile oggettivo dell’impegno sul clima: è emersa una chiara differenza fra quelli delle aree riconducibile al centrosinistra e quelli del centrodestra. Sinistra Italiana e Verdi hanno ottenuto un ottimo punteggio, la coalizione composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia il peggiore. E in mezzo i presunti competenti di Azione e Italia Viva, che pensano di poter utilizzare in modo significativo la cattura e stoccaggio del carbonio dalle centrali termoelettriche entro il 2030 o tante centrali nucleari entro il 2050.

Il governo italiano punta a risparmiare 31, miliardi di metri cubi di gas fossile con l’abbassamento delle temperature in abitazioni, uffici ed esercizi commerciali.

Destra, centro e sinistra hanno un significato per quanto riguarda l’impegno sul clima. Il tema del caro-energia ha cancellato dalla campagna elettorale ragionamenti approfonditi su come gestire o limitare la crisi climatica. I programmi sono passati in secondo piano. L’attenzione è andata all’emergenza, a come superare la dipendenza dalle forniture di gas fossile da Mosca, come assicurare l’energia necessaria d’inverno in caso del taglio delle forniture. Le tardive proposte del governo sul risparmio energetico sono state scollegate dalla necessità di ridurre i consumi di combustibili fossili per contenere le emissioni di gas serra. Lo stesso ministro Roberto Cingolani, che pochi mesi fa diceva che non bisognava preoccuparsi perché il gas russo stava scorrendo nelle condotte, ora è stato costretto ad annunciare misure di razionamento e tagli obbligatori alle erogazioni di elettricità alle famiglie. Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha fatto trapelare l’intenzione di chiudere le scuole per risparmiare un po’ di energia. Senza alcun dato su benefici, costi, efficienza ed efficacia delle proposte. La solita sciatteria e approssimazione di chi continua a rincorrere gli eventi, senza avere idee, strategie, senza visioni. La gestione dell’esistente, senza rendersi conto di come stia cambiando.

Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Sex and the Climate” (peoplepub, 2022)

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