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Economia / Attualità

Le mani di Amazon su iRobot e la sorte dei dati degli utenti (e delle loro case)

© Kowon vn su Unsplash

Non riuscendo a competere nel campo della robotica domestica, il colosso vuole comprare i diretti rivali, come il principale produttore di robot per la casa (tra cui il modello Roomba). Un’operazione che permetterebbe alla multinazionale di rafforzare il proprio dominio sul mercato oltreché accedere ai dati personali di milioni di utenti

L’acquisizione da parte di Amazon di iRobot Corporation, azienda attiva nel campo dei robot per la pulizia domestica tra cui il famoso modello Roomba, rafforzerebbe il monopolio del colosso, danneggiando la competitività e l’innovazione nel settore, oltre a compromettere la privacy degli utenti.

Per denunciare i pericoli di questa operazione, quattro organizzazioni della società civile attive nella lotta ai monopoli –Somo, Balanced economy project, Open markets e Foxglove– hanno scritto il 14 febbraio 2023 una lettera indirizzata alla Commissione europea. “La fusione catapulterebbe il gigante delle piattaforme digitali direttamente in un’altra posizione dominante, questa volta nel crescente mercato dei dispositivi smart per la casa -si legge nella lettera-. La fusione rischia di consolidare la morsa di Amazon sulla vendita al dettaglio online, di rafforzare i suoi poteri di sorveglianza sui consumatori, di danneggiare la privacy degli utenti e di sottrarre quasi tutta l’energia competitiva al mercato della robotica domestica”.

iRobot non è un “pesce piccolo”: possiede infatti il 43% delle quote di mercato per gli aspirapolvere di “fascia alta” in Europa, Medio Oriente e Africa e il 53% a livello globale. Inoltre è un’azienda leader nel campo dell’innovazione tecnologica e ha depositato più di mille brevetti in tutto il mondo. Nel 2020 l’azienda aveva dichiarato un fatturato combinato tra Germania, Francia e Spagna di 163,9 milioni di euro e a marzo 2022 ha incominciato a espandere le proprie attività nei settori della sorveglianza domestica e dei purificatori d’aria.

Il vero valore dell’azienda non risiede solamente nella sua potenza economica o nei suoi brevetti, ma soprattutto nei dati personali che possiede. I suoi robot per la pulizia non sono, infatti, semplici aspirapolvere automatici, ma sono in grado di raccogliere informazioni sulle abitazioni degli utenti. Questi dati vengono poi ceduti alle piattaforme digitali, tra cui la stessa Amazon. I dispositivi di iRobot sono già interfacciabili tramite app con gli “assistenti digitali” di Amazon, Google e Apple, ad esempio. “Questi robot generano mappe delle case degli utenti. I modelli più recenti di Roomba utilizzano la tecnologia ‘smart mapping’ che consente loro di tracciare e ‘ricordare’ una planimetria. Sono inoltre dotati di telecamere integrate, apparentemente per aiutare i robot a individuare ed evitare gli ostacoli -ricordano le organizzazioni firmatarie-. Il valore di questa azienda per Amazon non consiste, però nell’offrire semplicemente aspirapolvere di lusso: è una miniera d’oro di dati”.

Anche Amazon aveva sviluppato e messo in commercio, nel 2021, il suo robot domestico denominato Astro. La sua popolarità, però, è andata incontro a una sorte diversa rispetto ai prodotti di iRobot: anche se è ancora disponibile, la sua accoglienza è stata definita “scarsa”. Non riuscendo a competere con il rivale, Amazon ha quindi deciso di acquistarlo: il 5 agosto del 2022 l’azienda ha dunque proposto l’acquisizione di iRobot per 1,7 miliardi di dollari alla Federal trade commission (Ftc) degli Stati Uniti. “Anche se finora non ci sono state notifiche formali all’Ue o alla Competition and market authority (Cma), il Garante alla concorrenza del Regno Unito, ci aspettiamo che le aziende coinvolte stiano trattando l’acquisizione anche con questi enti”, affermano le associazioni.

Non sarebbe la prima volta che Amazon, e i colossi digitali in generale effettuano delle acquisizioni per comprare i loro diretti concorrenti. La stessa esistenza dei monopoli digitali si basa su queste operazioni, come l’acquisto da parte di Facebook di Instagram e WhatsApp tra il 2012 e il 2014 o l’acquisizione nel 2006 di YouTube da parte di Google. Dopo queste operazioni le autorità alla concorrenza hanno iniziato a esaminare con maggiore attenzione e scetticismo le attività delle big tech. Secondo gli autori della lettera, l’acquisizione di iRobot rientrerebbe tra le cosiddette “reverse killer acquisition” dove un’azienda rinuncia a investire in innovazione e sceglie invece di comprare i suoi rivali.

Amazon ha utilizzato varie volte questa tattica, anche nel mercato della robotica domestica e delle smart home. L’azienda ha lanciato la sua offerta interna, la Cloud cam, una telecamera di sorveglianza domestica controllabile a distanza, nel 2017, prima di acquistare i rivali Blink, per 90 milioni di dollari nel dicembre 2017 e Ring per 1,2 miliardi nel febbraio 2018. Entrambe le aziende comprate erano attive nel mercato dei dispositivi di sorveglianza domestica smart, tra cui telecamere e citofoni controllabili tramite app. “Documenti interni di Amazon rilasciati durante l’indagine della Commissione giudiziaria sull’industria tecnologica della Camera degli Stati Uniti affermano che Amazon era disposta a pagare per la posizione di mercato, poiché era troppo difficile competere con i leader –rivelano le organizzazioni-. L’azienda ha poi annunciato nel maggio 2022 che avrebbe interrotto il supporto per le Cloud cam a partire dal 2 dicembre dello stesso anno, in quanto starebbero concentrando gli sforzi su Ring, Blink e altre tecnologie”.

Le conseguenze dell’operazione lanciata da Amazon non sarebbero negative solo per la concorrenza e l’innovazione. L’acquisizione garantirebbe infatti l’accesso a due decenni di dati personali raccolti da iRobot che, grazie alla capacità di elaborazione di Amazon, potrebbero essere utilizzate per rafforzare il monopolio sul mercato. Inoltre metterebbe a rischio il diritto alla privacy degli utenti. Il controllo dei dati permetterebbe di bloccarne la condivisione e l’accesso da parte di aziende rivali, un altro tassello verso la monopolizzazione del settore. Infine Amazon, grazie alla sua posizione di dominio nelle vendite al dettaglio, potrebbe saturare il mercato vendendo i suoi prodotti a prezzi artificialmente bassi, rendendo di fatto impossibile l’emergere di qualsiasi concorrenza.

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