Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Economia / Attualità

Le società di consulenza che influenzano le istituzioni europee per favorire le Big Tech

© felipepelaquim - Unsplash

Per rafforzare il proprio potere di lobby sull’Ue, le multinazionali digitali fanno ampio ricorso a società che si presentano come neutrali ma che di fatto supportano le posizioni delle aziende in caso di fusioni o di controversie con gli Stati. Il Corporate Europe Observatory ne mostra l’operato e i rapporti con la Commissione europea

Non solo le cosiddette “Big Tech” -le grandi società tecnologiche e digitali- sono il più grande settore di lobby dell’Unione europea per possibilità di spesa, ma la loro capacità di influenzare e orientare le decisioni di Bruxelles viene ulteriormente potenziata dal contributo di “società di consulenza” che si muovono nell’ombra: si presentano come neutrali, ma le loro attività dietro le quinte per conto dei loro clienti -da Google ad Amazon, da Facebook a Microsoft- è estremamente rilevante. Soprattutto quando si tratta di influenzare il processo decisionale in materia di fusioni societarie. A lanciare l’allarme su questo tipo di processi è il Corporate Europe Observatory (Ceo) che a fine gennaio ha pubblicato una lunga analisi dedicata alle Big Tech e alle società di consulenza con cui collaborano.

Big Tech è quasi diventato sinonimo di potere monopolistico: poche aziende hanno conquistato ampie fette di internet in mercati diversi come la pubblicità online, il commercio elettronico, i social network, le applicazioni online, la navigazione, la condivisione di video, la ricerca, la posta elettronica e il cloud”, riportano i ricercatori del Ceo. L’esempio forse più noto è quello di Google search: la quota di mercato controllata dal motore di ricerca di avvicina al 90%.

Un potere che si riflette anche a Bruxelles: le cinque società riunite sotto l’acronimo “Gafam” (Google, Amazon, Facebook -ora Meta-, Apple e Microsoft) spendono circa 26,5 milioni di euro all’anno in attività di lobby per influenzare le istituzioni europee. Il loro “peso politico”, sottolinea ancora il Ceo, è cresciuto di pari passo con il loro potere economico “creando il rischio che siano diventate ‘troppo grandi per essere regolamentate’ -si legge nell’analisi-. I giganti del digitale hanno usato il loro potere economico e la loro posizione di monopolio per violare le leggi e la loro applicazione, imporre condizioni inique agli utenti e alle piccole imprese e fare pressioni per ottenere una legislazione favorevole che legittimi i loro modelli di business”. Una strategia che ha dato i suoi frutti: secondo Tommaso Valletti -docente all’Imperial College di Londra e chief economist alla Direzione generale concorrenza della Commissione europea tra il 2016 e il 2019- negli ultimi vent’anni le cinque società “Gafam” hanno acquisito oltre mille aziende. Ma nemmeno una tra quelle finite sotto lo scrutinio della Commissione è stata bloccata.

Corporate Europe evidenzia come le multinazionali della Silicon Valley abbiano fatto ampio ricorso a società di consulenza per rafforzare questa posizione di monopolio e indebolire le attività di controllo (ad esempio per quanto riguarda le acquisizioni e le fusioni) oltre ai processi normativi che avrebbero potuto penalizzare le Big Tech e il loro modello di business. L’obiettivo di queste entità -i cui nomi sono praticamente sconosciuti al grande pubblico- è quello di fornire argomenti e studi economici favorevoli alle multinazionali digitali, al fine di legittimare le fusioni e le acquisizioni di altre società presso le autorità di regolamentazione (in primis la Direzione generale per la concorrenza) e “dimostrare” che queste operazioni non danneggiano i consumatori. In altre parole, sotto le mentite spoglie di “competenze neutrali”, le società di consulenza forniscono a Big Tech gli strumenti e le argomentazioni che permettono loro di crescere ulteriormente.

Le acquisizioni e le fusioni realizzate dalle singole società tra il 2019 e il 2021 © Coe

Nonostante il loro crescente ruolo nelle attività di advocacy, all’interno del Registro europeo per la trasparenza non sono presenti informazioni su queste aziende. Nel dicembre 2020, ad esempio, la Commissione europea ha approvato la fusione tra Google e Fitbit (società statunitense che produce device per il rilevamento dell’attività fisica), una decisione che ha suscitato forti proteste da parte di associazioni di consumatori, esperti di salute, del Comitato europeo per la protezione dei dati e 14 economisti che hanno espresso serie obiezioni contro la possibilità di fornire a Google l’accesso ai dati sulla salute, sul sonno e sulla posizione di milioni di utenti.

Chi invece ha espresso soddisfazione per la decisione della Commissione è stata la società di consulenza Compass Lexecon che ha dichiarato con orgoglio di aver “fornito consulenza economica a Google durante il procedimento di fusione”, in particolare per aver messo a disposizione informazioni cruciali per dimostrare che “i dati di Fitbit non erano unici e di valore limitato per Google”. Oltre a Compass Lexecon, le altre principali società attive in questo settore sono Charles River associate international (CRAI), Oxera e RBB Economics e hanno preso parte ad alcune delle vicende più significative nell’ambito delle fusioni societarie o delle controversie giudiziarie delle Big Tech degli ultimi anni: dai ricorsi di Apple e Google davanti all’Antitrust francese, a quelli di Uber contro la Commissione europea, fino all’indagine sugli aiuti di Stato da parte dell’Irlanda a favore di Apple.

“Le inchieste in merito alle concentrazioni e alle fusioni condotte dalle autorità garanti della concorrenza sono un processo eccezionalmente chiuso e quasi privo di contributi da parte della società civile -sottolineano gli analisti del Ceo-. Le società di consulenza economica hanno un accesso privilegiato a questi procedimenti in quanto forniscono contributi economici ‘esperti’ per conto dei loro clienti. Questa porta d’accesso privilegiata ha dato spazio a una nuova strategia di influenza: lo spamming dell’autorità di regolamentazione”. In altre parole, la prassi messa in atto da queste società è quella di presentare così tante valutazioni economiche che la stessa Direzione Concorrenza -che ha l’obbligo di prendere in considerazione tutte le proposte presentate esperti- ha difficoltà a gestire il carico di lavoro. Si tratta di una tattica, conclude l’organizzazione, che spinge la capacità interna della stessa direzione al limite e mette il regolatore sulla difensiva.

Un altro ambito in cui sono attive queste società di consulenza è quello di pubblicare relazioni per conto dei loro clienti e organizzare momenti di dibattito sui temi chiave della politica di concorrenza dell’Unione europea. Quando è iniziato il dibattito sul Digital markets act (Dma, il nuovo regolamento europeo sui mercati digitali) Oxera, ad esempio, ha pubblicato report secondo cui il Dma avrebbe potuto “minare l’innovazione”: uno di questi, scrive il Ceo, era stato commissionato da Amazon, l’altro dalla Computer and communications industry association (Ccia), un’associazione di Big Tech fortemente coinvolta nei dibattiti sul Dma. Anche Compass Lexcon ha pubblicato un report sul nuovo regolamento europeo, sponsorizzato questa volta da Google.

“Le società di consulenza economica dovrebbero essere viste per quello che sono: gruppi di pressione che spesso rappresentano grandi aziende e che quindi devono rendere noto il loro lavoro -conclude Corporate Europe-. Dovrebbero iscriversi al Registro per la trasparenza dell’Ue, in modo che le loro attività possano almeno essere sottoposte a un maggiore controllo pubblico. Nel frattempo, la Dg Concorrenza deve difendere la propria capacità di regolatore indipendente divulgando maggiori informazioni sulle proposte che riceve, non solo dalle società di consulenza economica, ma da tutti. In questo modo, il potenziale spamming diventa più facilmente identificabile”.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati