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Le mafie non si fermano nell’emergenza sanitaria. È necessario continuare a parlarne
La criminalità organizzata si organizza per cercare profitti e inserirsi nel cuneo dell’economia legale, approfittando della situazione imposta dal Covid-19. Avviso Pubblico, associazione antimafia degli enti locali, lancia la campagna #contagiamocidicultura: un appuntamento settimanale sui social per parlare di sistemi mafiosi, confrontarsi e approfondire
La mafia non si ferma con l’epidemia. Al contrario, si organizza per cercare profitti e inserirsi nel cuneo dell’economia legale. Approfitta della gestione emergenziale imposta dal Covid-19 per offrire servizi alla popolazione e acquisire consenso sociale. “La situazione che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, oltre a porci di fronte a una serie di criticità immediate, sta già mettendo in luce un ulteriore pericolo per la nostra economia e la nostra democrazia: le mafie si stanno muovendo per fare profitti”, scrive Avviso Pubblico, l’associazione degli enti locali e delle Regioni per la formazione civile contro le mafie. “Ci è parso importante utilizzare questo tempo in cui milioni di cittadini sono costretti a stare in casa per interrogarci su cosa possiamo fare e come dobbiamo farlo per impedire che mafiosi e corrotti ci danneggino ancora e per i prossimi anni”.
Da qui il progetto #contagiamocidicultura: un appuntamento settimanale in cui parlare di mafie, informarsi e approfondire. Una iniziativa che procede su un doppio percorso: una rubrica settimanale, pubblicata sui canali social, in cui sono presentati libri sui temi della prevenzione e del contrasto a mafie e corruzione. E un ciclo di videoconferenze online della durata di circa un’ora da seguire in diretta sulla pagina Facebook interagendo direttamente con i relatori. Hanno già presentato il loro libro Marco Omizzolo, ricercatore Eurispes autore di “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana” (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2019) e Rocco Sciarrone, docente di sociologia della criminalità organizzata presso l’Università di Torino, autore di “Le mafie nell’economia legale” (Il Mulino, 2019) scritto insieme al sociologo Luca Storti.
“Conoscere, analizzare, approfondire è parte della nostra sopravvivenza”, ricorda l’associazione. Anche perché, da quando è iniziato il lockdown, la violenza dei clan non si è fermata. Nel pomeriggio del 1 aprile, una bomba è esplosa colpendo la residenza per anziani “Il Sorriso di Stefano” a Foggia, struttura che era stata danneggiata da due esplosioni avvenuto lo scorso gennaio. La struttura appartiene ai fratelli sotto scorta Luca e Cristian Vigilante, che è testimone in un processo contro un clan locale.
Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, non si è tenuta l’annuale manifestazione del 21 marzo per la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, organizzata da Libera a Palermo. Ma è solo rimandata. “La città di Palermo, come ogni anno, era pronta per accogliere al meglio con grande cura e in spirito di condivisione e solidarietà la presenza di migliaia di persone. Ma sarà pronta altrettanto ad ottobre per fare memoria ed esprimere gratitudine alle vittime innocenti delle mafie abbracciando i loro familiari”, hanno affermato Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rimandando l’incontro al 23-24 ottobre. “Anche la nuova data sarà una occasione per sottolineare l’importanza della cultura della legalità, della responsabilità che ha coinvolto e coinvolge insieme società civile e istituzioni”.
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