Diritti
La scelta sbagliata
Pubblicato il report "Tutto quello che dovreste sapere sul cacciabombardiere F-35 e la Difesa non vi dice", per capire numeri e motivazioni di una scelta che sempre di più si dimostra problematica e deleteria per il nostro paese.
Prima di decidere bisogna sapere e capire. Altrimenti è come tirare i dadi o (peggio) si sceglie per altre motiviazioni ed interessi. E’ quanto sta succedendo (o forse stava succedendo vista la grande attenzione ormai accesa su questo programma) a riguardo del progetto Joint Strike Fighter per un nuovo cacciabombardiere. L’ormai famoso F-35 di qui tanto abbiamo parlato anche da queste pagine. Il nuovo contributo alla documentazione e successiva riflessione è il dossier che abbiamo pubblicato come campagna "Taglia le ali alle armi" e che è curato da me e Massimo Paolicelli (un team di lavoro ormai collaudato e che per Altreconomia ha scritto "Il caro armato").
Obiettivo di questo lavoro è smascherare tutte le bugie e imprecisioni che il Ministero della Difesa ha riportato ad opinione pubblica e Parlamento al fine di difendere la propria scelta di acquisto dei caccia F-35. Perchè noi riteniamo che qualsiasi decisione (indipendentemente dalla prospettiva di partenza di ciascuno) si debba prendere solo sulla base di dati certi e documentazione attendibile.
I perchè della campagna e di questo dossier
“Taglia le ali alle armi” è una campagna di mobilitazione e pressione da parte dell’opinione pubblica che si pone l’obiettivo di non far acquistare al nostro Paese i previsti 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35 con capacità di trasporto di ordigni nucleari e un costo (di solo acquisto) che si aggira sui 15 miliardi di euro. Anche se il Governo tiene bloccata da tempo (almeno dalla fine 2009) la decisione definitiva, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto: il recente annuncio del Ministro Di Paola di riduzione a 90 esemplari non significa nulla poiché nessun contratto è ancora stato firmato e possiamo quindi fermare completamente questo acquisto (anche perchè la proposta ristrutturazione della Difesa deve passare per una discussione parlamentare).
Quello del caccia F-35 è un programma che ad oggi ci è costato già 2,7 miliardi di euro ne costerà – in caso di acquisto di 131 aerei – almeno altri 15 solo per l’acquisto dei velivoli, che potrebbero scendere a 10 miliardi con una riduzione a 90 (il prezzo unitario si alzerà, secondo l’azienda produttrice Lockheed Martin). Complessivamente arriveremo arrivando ad un impatto tra i 15 e i 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare il mantenimento successivo di tali velivoli.
L’Italia è quindi in gioco, come partner privilegiato, nel più grande progetto aeronautico militare della storia, costellato di problemi, sprechi e budget sempre in crescita, mentre diversi altri paesi partecipanti – tra cui Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Danimarca e gli stessi Stati Uniti capofila! – hanno sollevato dubbi e rivisto la propria partecipazione. In questo periodo di crisi e di mancanza di risorse per tutti i settori della nostra società, diviene perciò importante effettuare pressione sul Governo italiano affinché decida di rivedere la propria intenzione verso l’acquisto degli F-35, scegliendo altre strade più necessarie ed efficaci sia nell’utilizzo dei fondi (verso investimenti sociali) sia nella costruzione di un nuovo modello di difesa. L’esempio del programma Joint Strike Fighter deve quindi servire come emblema degli alti sprechi legati alle spese militari e della necessità di un forte taglio delle stesse verso nuovi investimenti più giusti, sensati, produttivi.