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La mancata riforma del catasto alimenta le diseguaglianze

Sarebbero almeno tre milioni gli immobili mai censiti presenti in Italia. Nel 2013 ne sono stati fatti emergere 492mila per 288 milioni di euro di rendite presunte. Da quell’anno, però, non è stata più realizzata alcuna attività di rilevazione © Stock Adobe

Il delta tra i valori su cui si basa -fermi agli anni Ottanta- e quelli di mercato aumentano sempre di più: un’ingiustizia sociale e patrimoniale. E gli ultimi interventi normativi non incidono. Intervista al professor Alessandro Coppola

Tratto da Altreconomia 276 — Dicembre 2024

Il catasto fotografa un’Italia che non esiste più e ogni anno che passa cresce la distanza tra i valori reali e quelli contenuti nel registro nazionale delle unità immobiliari. Questa forbice non verrà ridotta in maniera sostanziale dalle ultime modifiche normative che entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2026. Una “mancata riforma” efficace solo per quanto riguarda le “case fantasma”, ovvero circa tre milioni di unità immobiliari che sono ancora oggi senza una planimetria e per cui dovrebbe esserci una nuova attività di rilevamento.

Con un ritardo clamoroso: a distanza di vent’anni dalla prima legge che ne imponeva il censimento sono appena 17 i Comuni che hanno avviato le pratiche per realizzarlo e solo 492mila gli immobili fatti emergere, nel 2013, per 288 milioni di euro di rendite presunte. Statistiche che, secondo quanto riferito dall’Agenzia delle Entrate ad Altreconomia, sono ferme a quell’anno. Un ulteriore segno di un immobilismo politico non più soste

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