Il catasto fotografa un’Italia che non esiste più e ogni anno che passa cresce la distanza tra i valori reali e quelli contenuti nel registro nazionale delle unità immobiliari. Questa forbice non verrà ridotta in maniera sostanziale dalle ultime modifiche normative che entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2026. Una “mancata riforma” efficace solo per quanto riguarda le “case fantasma”, ovvero circa tre milioni di unità immobiliari che sono ancora oggi senza una planimetria e per cui dovrebbe esserci una nuova attività di rilevamento.
Con un ritardo clamoroso: a distanza di vent’anni dalla prima legge che ne imponeva il censimento sono appena 17 i Comuni che hanno avviato le pratiche per realizzarlo e solo 492mila gli immobili fatti emergere, nel 2013, per 288 milioni di euro di rendite presunte. Statistiche che, secondo quanto riferito dall’Agenzia delle Entrate ad Altreconomia, sono ferme a quell’anno. Un ulteriore segno di un immobilismo politico non più soste
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