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Esteri / Reportage

La lotta per la difesa della foresta brasiliana viaggia sulle onde radio

Un abitante di una comunità della foresta amazzonica mostra la sua radio © Simone Garbero

La Rete di notizie dell’Amazzonia riunisce venti emittenti locali con l’obiettivo di raggiungere e informare anche le comunità che abitano nelle zone più remote, spesso prive di elettricità e di copertura internet

Tratto da Altreconomia 264 — Novembre 2023

Nell’Amazzonia brasiliana tutti i bambini conoscono bene il Curupira, un essere con i piedi girati al contrario che si aggira invisibile e silenzioso tra gli alberi. Chi vive rispettando e proteggendo le creature che abitano la foresta sa di avere un forte alleato, mentre chi vuole uccidere, bruciare o danneggiare l’ambiente sa che potrebbe succedergli ogni disgrazia. Da sempre, fin dalle storie ascoltate in braccio alla nonna, gli abitanti delle piccole comunità che punteggiano l’Amazzonia imparano a essere i principali difensori del luogo in cui abitano. Anche se spesso in gruppi isolati, i membri di queste comunità condividono storie e cultura e hanno trovato il modo di comunicare tra di loro nonostante le difficoltà geografiche: ancora oggi, infatti, è la radio il principale strumento di informazione, con reti di emittenti impegnate come la Rete di notizie dell’Amazzonia e il podcast Raizes.

Il mondo di fuori deve giocare un po’ di immaginazione per capire che nella foresta amazzonica le relazioni, le distanze, le comunicazioni e gli spostamenti avvengono secondo logiche molto diverse rispetto alla maggior parte degli altri luoghi del Pianeta: i vegetali scambiano informazioni attraverso una fitta rete di radici, uccelli, rettili e primati hanno costruito le proprie città sugli alberi; gli uomini hanno i fiumi come strade e per comunicare con il resto del mondo ascoltano, appunto, la radio. Proprio così: per chi vive a Milano, Londra o Rio de Janeiro l’ottocentesca invenzione di Marconi è una fonte di informazione superata da televisione, internet e podcast, a cui si chiede solamente più un po’ di compagnia mentre si è al volante nel traffico. Per chi vive in Amazzonia invece la radio è ancora uno strumento fondamentale, in particolare per chi lotta per la difesa della foresta e dei suoi abitanti.

Per capire perché, serve volare nel Nord del Brasile, lasciare le poche grandi città della regione e imbarcarsi su di uno dei battelli fluviali che trasportano persone e merci sulle “strade liquide” del Rio delle Amazzoni. La prima scoperta è che la foresta non è affatto vergine, selvaggia e disabitata come talvolta ci si immagina: qua e là, palafitte in legno sulle rive punteggiano, come appoggiate, il paesaggio. E le sottili barchette a motore che escono dagli infiniti rami laterali del fiume fanno presupporre che sia così lungo tutta la rete di corsi d’acqua della zona. La seconda scoperta è più banale della prima: fuori dalle città non c’è segnale internet, non ci sono cavi della corrente elettrica, del telefono o della fibra. Si sente il rumore di qualche generatore qua e là e si vedono pure antenne paraboliche, ma non sono la norma in queste casette: servono denaro e competenze. Per questo la radio ancora oggi è uno strumento imprescindibile per restare in contatto con ciò che accade fuori della propria comunità: anche se non c’è elettricità è sufficiente averne una a batterie, sintonizzare il canale con una semplice rotellina e ascoltare.

Le famiglie che vivono qui, spesso si trovano ai confini di quella che molti chiamano “civiltà”: eppure con la loro vita strettamente interconnessa con l’ecosistema di cui fanno parte le comunità di indigeni quilombola (insediamenti discendenti da antichi schiavi africani) e ribeirinhos (abitanti delle rive dei fiumi) sono i custodi di un patrimonio di biodiversità unico al mondo. Di fronte alla costante minaccia dello sfruttamento delle risorse della foresta (che sia legno, terreno coltivabile, risorse minerarie o petrolio) le comunità rappresentano la principale difesa dei propri territori perché senza foresta il loro stile di vita tradizionale sarebbe spazzato via. Per questo molte emittenti radio, permettendo loro di ricevere con semplicità notizie dall’esterno, sono in prima fila nella lotta per la difesa dell’Amazzonia.

L’inaugurazione della sede della Rete di notizie dell’Amazzonia. Il secondo a partire da destra è Edilberto Sena, il fondatore © Simone Garbero

Edilberto Sena è un signore dalla guida spericolata, ha da poco superato l’ottantina ed è sacerdote dell’arcidiocesi di Santarém, una della quattro maggiori città brasiliane che si affacciano sul Rio delle Amazzoni. Con alle spalle una lunga esperienza nelle lotte sociali, oggi è presidente della Rete di notizie dell’Amazzonia (Rna). “Con la radio si può arrivare dappertutto -spiega- e noi da 15 anni lavoriamo per connettere in rete emittenti locali che ci permettano di parlare dell’Amazzonia a partire dall’Amazzonia, accompagnando le comunità e le loro lotte sociali”. L’idea alla base del progetto è semplice: raccogliere e diffondere notizie dalla regione per gli abitanti della stessa, sfruttando una grande rete di realtà locali legate soprattutto alle diocesi, ciascuna di piccola portata. Ed è padre Edilberto, nei primi anni Duemila, ad avere questa idea mentre è direttore della radio di Santarém. Nel 2008 le prime trasmissioni avevano una rete di cinque radio, oggi Rna ne conta venti nella maggior parte degli Stati brasiliani della regione amazzonica.

“Lavoriamo da 15 anni per le comunità. Sosteniamo le lotte mettendo in rete le radio locali che parlano dell’Amazzonia a partire dall’Amazzonia” – Edilberto Sena

“Ogni giorno le radio socie ci mandano notizie audio dai propri territori -spiega Jessica Santos, produttrice e presentatrice di Rna- e il mio compito è selezionare e unire i diversi contributi per formare un radiogiornale di 30 minuti, che una volta assemblato viene inviato di nuovo a tutta la rete. Ciascuna emittente lo diffonde poi nel tardo pomeriggio”.

Il radiogiornale “Amazzonia è notizia” va così in onda dal lunedì al venerdì, mentre il sabato lo spazio è dedicato al programma “Il cammino dell’Amazzonia”, un contenuto più specifico di educazione ambientale, con l’obiettivo di favorire il dibattito sul tema. “Da 15 anni la Rete ha come obiettivo quello di essere a fianco degli attivisti dell’Amazzonia e insieme a loro difendere l’ambiente. Il nostro stile -sottolinea padre Edilberto- segue due linee: da una parte la denuncia di chi sfrutta e danneggia l’Amazzonia, soprattutto con l’industria agricola e l’estrazione mineraria, dall’altra il racconto delle storie di chi lotta per preservare le proprie terre”.

Daniela Pantoja, giornalista di Rete di notizie dell’Amazzonia (Rna) mentre intervista un attivista a Santarém, durante una manifestazione fuori dal tribunale © Simone Garbero

Molti movimenti sociali della regione hanno fatto della radio un alleato fondamentale, collaborando nella Rna o con iniziative proprie, come il podcast “Raizes” promosso dal Mam, acronimo di Movimento per la sorvanità popolare sull’estrazione mineraria. La redazione del podcast è formata da un piccolo gruppo di attivisti di Santarém che ha fatto propria la missione di divulgare alle comunità del basso corso del Rio delle Amazzoni gli studi e le ricerche realizzate nel mondo accademico sulle sfide e i pericoli della loro stessa regione, unendole alle esperienze degli attivisti locali.

“Le comunità di solito non hanno accesso al dibattito sulla difesa della foresta, sui diritti che hanno nei confronti delle aziende minerarie e sui pericoli che incombono sulle loro teste -evidenzia Allan Hillis, attivista del Mam nell’équipe di ‘Raizes’- e la nostra sfida è tradurre temi spesso complessi in un linguaggio semplice, per persone che non hanno studiato, usando i dialetti propri delle comunità, perché possano essere consapevoli delle minacce che subisce la loro terra”.

“Le comunità di solito non hanno accesso al dibattito sulla difesa della foresta, sui diritti che hanno verso le aziende minerarie e sui pericoli che incombono” – Allan Hillis

L’obiettivo degli attivisti è di portare la loro voce registrata nei luoghi minacciati dai pericoli dell’estrazione mineraria: per questo hanno scelto la forma del podcast, che, oltre a essere su Spotify per il mondo degli attivisti, viene trasmesso da alcune radio locali in Amazzonia, condiviso via internet nelle zone coperte da rete, ma anche diffuso su chiavette Usb perché possa essere ascoltato da una cassa senza radio o connessione, o magari diffuso a tutto volume da una tipica “bici altoparlante”.

Realizzare un podcast impegnato in difesa delle comunità amazzoniche contro progetti estrattivi non è facile: “Una delle sfide più grandi -prosegue Allan- è la sicurezza stessa degli attivisti che si muovono per le comunità raccogliendo informazioni e distribuendo le registrazioni. È molto rischioso per chi si oppone ai progetti di grandi aziende stare in aree molto lontane dalla città: i nemici dell’Amazzonia possono essere pericolosi e le loro imbarcazioni e le loro auto sono sempre più veloci delle nostre”.

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