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La corruzione è un sistema
Una ricerca spiega i meccanismi dei fenomeni corruttivi, da Mani Pulite ai nostri giorni. Si adattano al mercato e proteggono il sistema dai controlli di Stato, rafforzati dalle mafie. La rubrica di Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico
“Il sistema in Italia è marcio perché se non fai così non lavori […] In Italia non hai scelta: o scendi a patti e paghi tangenti, oppure lo fa un altro al posto tuo.” Questa intercettazione telefonica è pubblicata in un libro molto importante e utile per capire cos’è e come funziona la corruzione. Lo hanno scritto recentemente due docenti universitari, Donatella della Porta e Alberto Vannucci nel libro “La corruzione come sistema” (Il Mulino). Il testo analizza la corruzione in ambito pubblico e privato svolgendo diversi focus tra cui quelli sul ruolo dei partiti e degli attori politici, dei burocrati, degli imprenditori, dei professionisti e dei faccendieri. Il penultimo capitolo è dedicato alla “corruzione violenta”, ossia al ruolo che svolgono le mafie nelle reti di scambio occulto.
Vannucci e della Porta, ricorrendo alla loro pluriennale esperienza di ricerca -che si evince anche dalla ricca bibliografia e dalla notevole mole di fonti giudiziarie e istituzionali utilizzate- guidano in modo scientifico il lettore nella comprensione dei meccanismi che favoriscono la genesi e la stabilità delle reti di scambio tra gli attori della corruzione in un arco temporale che va dalle inchieste milanesi di Mani Pulite (1992) sino ai giorni nostri.
Utilizzando la teoria dei costi di transazione, gli autori dimostrano come gli “equilibri nella corruzione tendono a cambiare nel tempo, adattandosi anche alle trasformazioni nel rapporto tra Stato e mercato”. Al pari delle mafie, per comprendere, prevenire e contrastare il sistema delle tangenti non bisogna guardare solo al codice penale. Mafie e corruzione sono fenomeni che funzionano sulla base di regole specifiche (non scritte) e interessano tutta la società nelle sue articolazioni: sociale, politica, economica e culturale.
69 sono i miliardi di contratti pubblici, lavori e forniture affidati complessivamente nel primo quadrimestre del 2021 (Fonte: Anac)
Al pari di altri mercati, anche nella corruzione vi sono vantaggi e rischi per chi vi opera. I primi consistono nella possibilità di ottenere ricchezza e potere in modo impune. I rischi, che aumentano in base alla dimensione del cerchio degli attori coinvolti, sono quelli di essere scoperti dagli organi di law enforcement e sanzionati in base alle leggi vigenti (rischi esterni) oppure essere truffati o minacciati se non si rispettano certi patti (rischi interni). Non esiste un tribunale che redime i conflitti e le divergenze in un mercato illecito. Nella corruzione servono segretezza, opacità, cooperazione e fiducia reciproca tra corrotti e corruttori. Chi non rispetta le regole si trova di fronte a tre strade: o viene espulso dal circuito -nel libro si racconta di imprenditori estromessi dal mercato degli appalti perché non rispettavano i tempi e le modalità dei pagamenti delle tangenti- o viene denunciato, oppure viene minacciato in modo pesante e violento. Di qui il ruolo delle mafie come governarnce extralegale, ovvero attori chiamati a far rispettare le regole ricorrendo all’uso della forza e dell’intimidazione.
La corruzione, secondo gli autori, può suddividersi in tre categorie: pulviscolare, reticolare e organizzata. La prima si realizza dove è forte l’inefficienza della pubblica amministrazione e vede come protagonisti “soggetti che occupano ruoli di potere pubblico di basso profilo e soggetti privati dal limitato potere d’acquisto”. La corruzione reticolare si caratterizza per una maggiore costanza di rapporti tra gli attori coinvolti in network dalle dimensioni ridotte che mirano a dividersi un ammontare contenuto delle risorse.
Nella corruzione sistemica, infine, gli attori in gioco sono molteplici e il totale delle risorse da spartirsi illecitamente è particolarmente rilevante. Di qui la necessità della presenza di “una terza parte garante” che deve assicurare la regolarità degli scambi, comporre eventuali dispute, punire gli inadempienti e proteggere il sistema dai controlli dello Stato.
Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”.
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