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La bianca dell’abbazia

Si chiama N°8 e ha l’essenza del chinotto. L’anima della birra Scarampola, che nasce a Millesimo, nel savonese, è ferma e sottile. Una deile storie raccolte nel libro “Un’altra birra!”, in uscita a fine mese  Per fare la birra bisogna…

Tratto da Altreconomia 109 — Ottobre 2009

Si chiama N°8 e ha l’essenza del chinotto. L’anima della birra Scarampola, che nasce a Millesimo, nel savonese, è ferma e sottile. Una deile storie raccolte nel libro “Un’altra birra!”, in uscita a fine mese 

Per fare la birra bisogna essere un po’ santi. L’abbazia di Santo Stefano (1216) è un complesso che incorona il colle di Millesimo, provincia di Savona.  In uno di questi spazi silenziosi, pareti azzurro antico -e con la porta sempre aperta- lavora Maurizio Ghidetti detto Flibus, padre della birra Scarampola. Flibus ha cominciato con un pellegrinaggio: “Sì, ho girato tanti pub in Gran Bretagna. Birra dopo birra mi sono reso conto che le multinazionali avevano reso uniforme il gusto di qualsiasi birra”. Flibus va un anno a bottega da Teo Musso, storico produttore di Piozzo (Cn), ad affinare il mestiere. Nel 2002 comincia a produrre. La sede è l’Osteria del vino cattivo, nel centro del paesino di Cairo Montenotte: “La prima birra non si scorda mai: l’ho chiamata Ipa, Italian Pale Ale, una chiara in stile inglese, aromatizzata con pompelmo di Finale Ligure”.  Il territorio entra di prepotenza nello stile di Flibus. “Le altre due birre ‘di casa’ hanno l’impronta del chinotto (N°8), agrume tipico del savonese e delle castagne di Calizzano e Murialdo (Nivura), entrambi Presidi Slow Food. Questo è il mio modo di rendere unico un prodotto”.
Flibus fa tutto da solo: allampanato e monacale, deciso nei gesti, Maurizio non lavora proprio in una cella, ma il lungo ambiente dove ha collocato il suo impianto invita a trasformare ogni “cotta” in una preghiera laica. Gesti rituali da alchimista. Flibus colma la ‘misura’ con il malto e lo getta nel bollitore. “Questo posto? L’ho scoperto per caso. Un colpo di puro culo”, dice usando un francesismo.
Chiacchieriamo nelle pause che la birra concede. Flibus tiene in mano un cronometro. Ogni tanto si alza di scatto e va a vedere come sta la “cotta”, come per un bambino che dorme. Poi torna. “Qui mi piacerebbe creare uno spazio di degustazione ma non permetterò mai che venga troppa gente”, confida con simpatica misantropia.
Scarampola produce 350 ettolitri all’anno, alla spina e in bottiglia: “Una cosa minima, ma mi bastano per vivere -dice tranquillo Flibus-. Non aspiro a cambiare questa situazione. Oggi sto producendo tre nuove birre del tipo… d’abbazia. St. Amè, ChampAle e Donna Petronilla, dedicata alla prima Badessa del convento. La visita non è finita. Flibus mi fa salire le scale ed entrare dall’alto nella chiesetta, spoglia e austera, sul soppalco sopra l’altare. Poi percorriamo un corridoio da cui si aprono una serie di stanze, semplici e affascinanti, con vecchi pavimenti di cotto e arredi sfasciati. “Il mio progetto è trasferirmi qui, a due passi dalla mia birra”, spiega Flibus. Anche se d’inverno deve fare un freddo boia.
In alto i bicchieri nel chiostro, con la radio e il rumore dei tini in lontananza: “Questo posto e questa birra hanno un’anima” chiosa Flibus brindando con la N° 8, una bianca con cereali e fiori all’olfatto e il lieve amaro del chinotto nel finale. Non capirò nulla di birra ma direi che quest’anima è ferma e sottile, come lui. Birrificio Scarampola, Località Monastero 9, Millesimo (Sv), telefono 019-56.41.10, e-mail scarampola@hotmail.com, www.birrificioscarampola.it

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