La drammatica concentrazione di morti tra i più anziani, soprattutto nelle prime fasi della pandemia, non può rimanere solo nella memoria e nell’immaginario collettivo. Sarebbe quasi criminale se non fosse compreso e tradotto, nelle decisioni politiche e istituzionali, in un vero cambiamento di paradigma, allo stesso tempo urgente e di lungo periodo. Si tratta di farsi carico sia della percezione e definizione del problema sia della riprogettazione delle relazioni della società con il popolo degli anziani. Nella sua forma attuale il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non rappresenta certo un buon punto di partenza. Al di là delle abituali affermazioni di principio, manca una concreta presa in carico dei bisogni, estremamente differenziati per storie personali e di contesto, delle persone raggruppate sotto le denominazioni di “terza” e “quarta” età. Questa genericità rende la vita e le attese di futuro delle popolazioni reali rigorosamente invisibili. Una resilienza caratter
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