Il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo ha ripetuto incontrando il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar a Roma, durante un punto con la stampa a Villa Madama, lo scorso 14 gennaio, a poche ore dall’annuncio del fragile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: “Siamo l’unico Paese che ha realizzato un programma di aiuti che ha avuto il sostegno sia di Israele sia dell’Autorità nazionale palestinese, a beneficio unico della popolazione di Gaza, che ha ricevuto direttamente aiuti, senza intermediazione di Hamas, beni alimentari e sanitari”.
Il programma è passato sotto il nome di “Food for Gaza” e per l’esecutivo di Giorgia Meloni rappresenterebbe una sorta di fiore all’occhiello della cooperazione italiana in mezzo al disastro umanitario scatenato dall’esercito israeliano dopo i fatti del 7 ottobre 2023: 47mila morti ufficialmente registrati (anche se paper scientifici ne stimano quasi il doppio), oltre 110mila feriti, il 91% della popolazione che fronteggia una situazione