Diritti / Intervista
“In Italia è fondamentale una legge contro l’omotransfobia”
Intervista a Victor Madrigal-Borloz, Relatore speciale delle Nazioni Unite contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. “La comunità LGBTQ+ in Italia è una tra le meno tutelate in Europa”, spiega. E fa il punto degli effetti della pandemia da Covid-19 sui diritti
“In Italia la comunità LGBTQ+ è tra le meno tutelate in Europa, come denunciato dai difensori dei diritti umani. È fondamentale che nel Paese venga approvata una legge che la difenda contro i crimini di odio e le discriminazioni. Sto seguendo il dibattito sul Disegno di legge Zan che ritengo fondamentale”. Così Victor Madrigal-Borloz, Relatore speciale delle Nazioni Unite contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, commenta ad Altreconomia il Ddl Zan, la proposta di legge contro l’omotransfobia ora in discussione in Senato.
Giurista, visiting professor presso la Harvard Law School, Madrigal-Borloz è special rapporteur dell’Onu dal 2017. Ricorda come, nelle discussioni iniziali che hanno riguardato l’istituzione di questa figura, “il mandato sia stato oggetto di accese polemiche. Gli Stati che si erano opposti sostenevano che avrebbe promosso l’omosessualità, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il raggiungimento di scopi di dubbia moralità -racconta-. Il mio obiettivo è dimostrare che i membri della comunità LGBTQ+ sono vittime di gravi violenze e discriminazioni dovute proprio al loro orientamento sessuale o alla loro identità di genere, e che hanno il diritto di vivere la propria vita senza essere discriminati e perseguitati”.
Madrigal-Borloz, durante il suo mandato si è occupato di monitorare gli effetti della pandemia da Covid-19 sulla comunità LGBTQ+. Che cosa ha riscontrato?
VMB All’inizio dell’emergenza sanitaria i membri della comunità LGBTQ+ si trovavano già in una condizione di svantaggio e disuguaglianza rispetto alla popolazione generale. Il limitato accesso alla sanità, al lavoro, all’istruzione e alla casa ha fatto sì che i membri di queste comunità non avessero risorse sufficienti per affrontare le conseguenze determinate dal nuovo Coronavirus. Come si può reagire alla perdita di una fonte di reddito quando si è sprovvisti di un contratto regolare di lavoro? Come è possibile sostenere un lockdown quando si perde il proprio impiego e non si ha la possibilità di chiedere un prestito? Inoltre, ed è un elemento centrale, come si può garantire la propria incolumità quando si è costretti a vivere con una famiglia che non accetta il tuo orientamento sessuale o la tua identità di genere? Come si mantengono i contatti con la propria rete di conoscenze se bisogna condividere il computer con il resto dei familiari? Sono tutti problemi che interessano le persone LGBTQ+ in maniera di gran lunga maggiore rispetto al resto della popolazione: queste disuguaglianze sistemiche sono state amplificate dal Covid-19.
In tale contesto i governi che ne avevano la possibilità hanno immediatamente dialogato con la comunità LGBTQ+ e adottato le misure necessarie a tutelarla. È il caso dell’Argentina, dove 24 ore dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, l’esecutivo ha introdotto una moratoria sugli sfratti: si è trattato di un sostegno fondamentale per le persone transgender che altrimenti sarebbero state cacciate di casa. Ulteriori iniziative sono state l’organizzazione di banchi alimentari di emergenza, la fornitura di prodotti per l’igiene personale, e il coinvolgimento della comunità LGBTQ+ nell’elaborazione delle strategie volte a combattere il virus.
Le persone LGBTQ+ sono state perseguitate maggiormente a causa della pandemia?
VMB Ci sono stati leader religiosi e politici che hanno attribuito la responsabilità della pandemia proprio alle persone LGBTQ+. Alcuni governi hanno approfittato del Covid-19 per perseguitare i membri della comunità: ad esempio, l’Ungheria ha adottato misure volte a ostacolare le persone transgender che desiderano cambiare sesso legalmente. Il governo dell’Uganda ha organizzato dei raid che avevano come obiettivo case di accoglienza per i membri della comunità LGBTQ+, facendo leva sulle misure anti-Covid-19. Le persone transgender, che spesso lavorano nel mercato del sesso, sono state perseguitate dalla polizia in seguito all’introduzione del coprifuoco e della quarantena. Sono tutte violazioni che abbiamo segnalato ai governi dei Paesi in questione.
Quali sono le aree del mondo in cui il suo mandato ha riscontrato le violazioni più gravi dei diritti LGBTQ+?
VMB È difficile stabilire una classifica, perché la comunità LGBTQ+ è vittima di violenze e discriminazioni in ogni parte del mondo. Tuttavia ci sono situazioni in cui queste violazioni sono alimentate dallo stesso Stato. Sto parlando dei 69 Paesi dove le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso sono ancora illegali; significa che milioni di persone vivono in contesti di violenza. Bisogna inoltre ricordare che ci sono nove Paesi in cui l’omosessualità è punibile con la pena di morte e cinque dove la pena capitale è effettivamente applicata.
In molti Stati africani le donne lesbiche sono stuprate perché si pensa che così possano “guarire”, e i governi di Polonia e Ungheria stanno cercando di approvare leggi contro gli omosessuali di entrambi i sessi. Le persone transgender sono vittima di violenza in tutto il mondo; è stato documentato che in America Latina la speranza di vita di una persona transgender è di 35 anni e che ogni giorno viene uccisa una donna trans. È evidente che queste forme di discriminazione e violenza esistono ovunque ed è molto difficile stabilire una classifica sulla loro gravità, anche perché spesso mancano dati sufficienti per poterlo fare.
L’Italia sta vivendo un momento cruciale per la tutela dei diritti LGBTQ+. Dopo essere stato approvato alla Camera nel novembre 2020, ora in Senato è in discussione il ddl Zan, il Disegno di legge contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo. Sin dalle prime fasi della sua presentazione, il disegno di legge è stato ostacolato e ha portato a duri scontri nella maggioranza. Ha seguito il dibattito?
VMB Sì, l’ho seguito. Penso sia fondamentale approvare una legge che tuteli la comunità LGBTQ+ contro violenza e discriminazioni. Anche se non ho ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali al riguardo, ritengo centrale che gli Stati introducano leggi contro l’incitamento all’odio e i crimini d’odio. Non so quale sarà il risultato del dibattito in Senato, ma bisogna ricordare che in passato i sostenitori dei diritti umani hanno sottolineato come la comunità LGBTQ+ in Italia sia tra le meno tutelate in Europa e come sia spesso vittima di discriminazioni. Sono a conoscenza delle discussioni e so come molti, tra cui il Vaticano, si sono espressi contro l’approvazione del ddl Zan ma la domanda fondamentale da porsi è: chi è favorevole ai crimini d’odio e all’incitamento all’odio? Ritengo centrale che questo disegno di legge sia approvato in modo che l’Italia possa collocarsi sullo stesso livello degli altri Paesi europei nella tutela della comunità LGBTQ+.
Una delle argomentazioni sostenute da chi non è favorevole al Ddl Zan è che la sua approvazione comprometterebbe i diritti delle donne cisgender (una persona la cui identità di genere coincide con il proprio sesso biologico, ndr). Si tratta di una posizione spesso espressa da chi si oppone al riconoscimento dell’identità di genere delle donne transgender perché, secondo questo argomentare, tale riconoscimento consentirebbe alle donne transgender di accedere agli spazi riservati alle donne.
VMB È un perfetto esempio di fake news che non ha alcun fondamento oggettivo: posso garantire che le donne transgender non tolgono opportunità alle cisgender. L’idea secondo cui le donne trans rappresenterebbero un pericolo nei luoghi riservati a sole donne è totalmente basata su pregiudizi; pregiudizi secondo cui tutte le donne trans desidererebbero cambiare sesso per accedere a luoghi riservati a sole donne per aggredirle. È assolutamente ingiusto sostenerlo, soprattutto se si considera che si tratta di una delle comunità più discriminate e perseguitate al mondo. Infine, quanto alle quote rosa, è stato proprio il femminismo a promuovere l’idea secondo cui il genere è un costrutto sociale e secondo cui uomini e donne non devono essere vincolati dal proprio sesso biologico nel modo di esprimersi, nel lavoro che svolgono, nel modo di vivere.
Qual è l’efficacia delle leggi per la difesa della comunità LGBTQ+ contro le discriminazioni e i crimini d’odio? Sono sufficienti?
VMB È necessario anche un cambiamento culturale affinché l’integrazione diventi una realtà. Il cambiamento sociale non avviene solo con l’introduzione di nuove leggi ma dipende da un insieme di fattori diversi: l’accesso alla giustizia, le politiche sociali, le campagne di sensibilizzazione, i dibattiti basati su fatti e non su pregiudizi, e la consapevolezza che l’integrazione della comunità LGBTQ+ a tutti i livelli della società rappresenta una ricchezza e non un limite.
Nei movimenti per la difesa dei diritti LGBTQ+, qual è il ruolo dei femminismi e della società civile?
VMB Penso che il pensiero femminista abbia sempre rappresentato una risorsa fondamentale nella lotta per i diritti LGBTQ+ perché sono state le femministe a sviluppare la tesi secondo cui le aspettative sociali legate al genere, sia femminile sia maschile, devono essere messe in discussione. Sono state le femministe a introdurre il concetto di intersezionalità secondo cui la nostra identità è definita da fattori diversi come l’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’etnia, il livello di istruzione e il reddito: questi fattori si combinano, costituiscono la realtà in cui viviamo e determinano se si è privilegiati o discriminati. E naturalmente tutto il resto, i diritti ottenuti dalla comunità LGBTQ+ possono essere ricondotti al lavoro svolto dalla società civile che ha documentato i casi di violenza, ha sporto denuncia e svolto attività di lobbying.
Che cosa dovrebbero fare gli Stati per tutelare la comunità LGBTQ+?
VMB La prima responsabilità dello Stato è garantire la tutela dei diritti umani dei membri della comunità, assicurarsi che non siano vittima di violenza; per raggiungere l’obiettivo, devono essere implementate misure che facciano sì che queste persone non vengano discriminate. I membri della comunità LGBTQ+ sono equiparabili a tutte le persone che vanno tutelate da forme di discriminazione legate a criteri come genere, orientamento religioso, etnia, lingua. È dovere dello Stato riconoscere tali forme di discriminazione ed è uno dei principi fondamentali del sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite.
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