Il 20 settembre 2014 il Tribunale Permanente dei Popoli ha preso in esame l’esposto presentato dal Controsservatorio Valsusa a proposito della "procedura di pubblicizzazione del progetto e di consultazione delle popolazioni interessate". Il Segretario generale del TPP, Gianni Tognoni, spiega ad Altreconomia il perché di questa scelta
Anche i No Tav portano l’alta velocità ferroviaria davanti al giudizio di un tribunale. È il Tribunale permanente dei popoli (TPP), che ha raccolto l’istanza presentata a giugno 2014 dal Controsservatorio Val Susa insieme a un gruppo di amministratori locali.
La richiesta avanzata era volta a “verificare se nelle questioni relative al TAV Torino-Lione siano stati rispettati i diritti fondamentali degli abitanti della valle e della comunità locale, ovvero se vi siano state gravi e sistematiche violazioni di tali diritti”. Il TPP, fondato nel 1979 dal senatore Lelio Basso, si occupa di questo da 35 anni, e lo fa -in particolare- nei Paesi del Sud del mondo, dove le violazioni sistematiche dei diritti delle popolazioni locali si legano all’attività delle istituzioni finanziarie internazionali e delle multinazionali europei.
Negli ultimi anni, però, il prevalere delle ragioni economiche e su quelle democratiche ha reso evidente che non esistono più un Nord e un Sud del mondo, come dimostra il caso delle imprese minerarie canadese, “processate” di fronte al Tribunale permanente dei popoli tanto per violazioni dei diritti delle popolazioni indigene dell’America centrale quanto per investimenti realizzati in Canada. Questo ha ricordato in una video-intervista con Altreconomia Gianni Tognoni, segretario del Tribunale permanente dei popoli, per spiegare perché -lo scorso 20 settembre- il TPP ha accolto l’istanza No Tav, spiegando -in un documento consultabile qui– che il procedimento esaminerà in particolare “le finalità e l’effettività delle procedure di consultazione delle popolazioni coinvolte e l’incidenza sul processo democratico”.
Nella comunicazione che il Tribunale ha indirizzato al Controsservatorio Val Susa -che a partire da martedì 14 ottobre, con un’assemblea a Bussoleno, dedicherà al tema dei “diritti in cerca di tutela” numerose assemblea in tutta la Valle- viene segnalato che “sempre più chiaramente si evidenziano anche nei Paesi cosiddetti ‘centrali’, situazioni -più volte rilevate nei Paesi del Sud in sessioni del Tribunale per quanto riguarda il rapporto tra sovranità, partecipazione delle popolazioni interessate, livello delle decisioni politico-economiche- che mettono in discussione e in pericolo l’effettività e il senso delle consultazioni e la pari dignità di tutte le varie componenti delle popolazioni interessate. In questo senso il caso TAV, insieme alle altre vicende segnalate al TPP, è ‘rappresentativo’ di processi e meccanismi più generali, specificamente importanti nell’attuale fase della evoluzione economica-politica europea e mondiale…”.