Altre Economie
Il Sud del mondo finisce dentro – Ae 64
Numero 65, ottobre 2005 Siracusa e Torino: due carceri, due progetti di lavoro con i detenuti. Il primo sforna pane e biscotti tipici (e biologici), il secondo produce caffè di qualità. In comune, l’utilizzo di prodotti del fair trade Commercio…
Numero 65, ottobre 2005
Siracusa e Torino: due carceri, due progetti di lavoro con i detenuti. Il primo sforna pane e biscotti tipici (e biologici), il secondo produce caffè di
qualità. In comune, l’utilizzo di prodotti del fair trade Commercio equo dietro le sbarre.
Due progetti -uno in Sicilia, l’altro in Piemonte- legano prodotti del fair trade e carcere, allargando così la cooperazione con i Paesi poveri a quella
“sociale” in Italia. Dal Sud arriva la partnership tra “L’Arcolaio” e “Soledad”. L’incontro è una conseguenza della mission dell’Arcolaio, cooperativa sociale nata nel 2003 per gestire il panificio-biscottificio della Casa circondariale di Siracusa. Un progetto di lavoro “dentro”, che coinvolge oggi 10 persone: due panettieri esterni, quattro detenuti, un educatore, un’addetta
commerciale, un coordinatore e un volontario del servizio civile.
“L’idea -spiegano i promotori-è quella di utilizzare alcuni prodotti che l’agricoltura biologica siciliana fornisce in abbondanza integrandoli, in un’ottica di economia solidale globale, con i prodotti dei contadini del Sud del mondo”. La produzione spazia dal pane -rivenduto a supermercati locali- ai biscotti preparati secondo ricette tradizionali siciliane. Nascono così, per esempio, i “Biscotti ‘nzulli”, che uniscono mandorle e semola di grano duro con lo zucchero di canna equo del Costa Rica. E così nasce anche la collaborazione con il Progetto Soledad, che raggruppa cinque realtà siciliane, tra centrali di importazione (Macondo e Scambi solidali) e botteghe del mondo (Le Rose di Atacama, La Bottega dei Popoli, La Bottega della solidarietà-Calumet). Da questa collaborazione arriva poi
l’idea di prodotti sviluppati ad hoc da Soledad e preparati dall’Arcolaio, con un utilizzo consistente di ingredienti del fair trade (pari anche al 75% in valore). Si va dai biscotti con crema di datteri a quelli con gocce di cioccolato, mentre sono in arrivo i “Cuor di dattero”, con pezzi di rutta.
L’Arcolaio fornisce il laboratorio di 600 metri quadri all’interno del carcere e il magazzino, mentre Macondo si occupa della distribuzione dei dolci nelle botteghe e nei negozi del commercio equo. Un’alleanza che porterà a nuovi progetti nel futuro breve. Anche se le difficoltà non mancano: “Lavorare con il carcere non è semplice -conferma Salvo Monachino di Soledad-. Ogni volta per entrare servono permessi su permessi e solo per raggiungere il laboratorio bisogna superare sette cancelli”. E poi il mercato locale è in crisi: “Se non vendessimo i nostri prodotti su scala nazionale avremmo già chiuso”. Info: www.panificioarcolaio.it
e www.progettosoledad.it
Un filo rosso lega Siracusa al Piemonte, dove è appena partita l’esperienza di “Pausa Cafè”, altra cooperativa sociale con cinque fondatori (tutti legati ai mondi della cooperazione sociale e internazionale) e due lavoratori detenuti nella Casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino.
Un investimento di 800 mila euro su tre anni (materia prima esclusa) e un obiettivo ambizioso: trasformare un locale di 200 metri quadrati all’interno del carcere in una torrefazione di caffè, per tostare, impacchettare e vendere un prodotto “di eccellenza”, che sia anche equo e solidale.
Di più: “La nostra idea era quella di lavorare a un’integrazione della filiera, dal produttore al consumatore”, spiega il presidente della cooperativa Marco Ferrero.
“Per questo i produttori sono associati al progetto e, oltre al prezzo fair trade per la materia prima, ricevono anche il 50% dei
proventi della commercializzazione”.
Nasce così il caffè “Huehuetenango”, che prende il nome dal distretto in cui viene coltivato, in Guatemala. Il progetto coinvolge 100 famiglie di
produttori, riuniti in otto cooperative che fanno capo a due consorzi. Il caffè è certificato da TranFair Italia e proviene da un “Presidio Slow Food” (iniziativa che sostiene le
“piccole produzioni eccellenti che rischiano di scomparire”).
Ma “Huehuetenango” è un caffè solidale anche in Italia, grazie al coinvolgimento di due detenuti con contratto part time (sarnno quattro quando il progetto sarà a regime) sotto il tutoraggio di un maestro torrefattore che li formerà in due anni. Il caffè è disponibile da settembre nei
supermercati Coop e Ipercoop di Liguria, Piemonte e Lombardia: “Ma stiamo prendendo contatti anche con gruppi d’acquisto e botteghe del mondo” (e in questo caso sarà distribuito anche dalla siciliana Macondo).
Il prezzo: tra 3,40 e i 4 euro per una confezione da 250 grammi
(www.pausacafe.org).
Il caffè “Huehuetenango” (qui sopra) viene prodotto in Guatemala e acquistato a un prezzo equo e solidale (garantito da TransFair Italia) dalla cooperativa sociale “Pausa Cafè”, che
lo lavora artigianalmente, con tostatura a legna, all’interno del carcere di Torino. La materia prima, tra l’altro, proviene da un “presidio” di Slow Food.
Biscotti fair trade sono quelli prodotti dalla cooperativa sociale “L’Arcolaio” (nata per gestire il panificio-biscottificio del carcere di Siracusa) in collaborazione con il progetto di commercio equo
“Soledad”, che riunisce centrali e botteghe siciliane (sopra, gli “Occhi di bue” con crema di datteri)
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Spiccioli di fair trade
Paolo Brichetti lascia Ctm
Ctm altromercato cambia vertice: il direttore Paolo Brichetti lascia -per motivi “strettamente personali”- la centrale di commercio equo, dove lavorava dal 1998. Bresciano, 41 anni, Brichetti ha visto la trasformazione di Ctm da cooperativa in consorzio di botteghe del mondo. “Il ruolo di Paolo in questi anni è stato fondamentale -ha detto Stefano Magnoni, l’attuale vice-presidente che ha assunto la direzione ad interim-, con lui Ctm è diventato la prima centrale italiana e la seconda in Europa”.
Chirac premia il papàdell’equo
Legion d’Onore al commercio equo e solidale. Francisco Van Der Hoff, uno dei “papà” del fair trade è stato insignito del più alto riconoscimento francese dal presidente della
Repubblica Jacques Chirac (foto). Considerato uno dei fondatori del commercio “giusto”, Van Der Hoff vive da trent’anni in Messico (dopo un’esperienza come prete operaio), dove ha contribuito alla nascita della cooperativa di Uciri, che oggi raccoglie quasi 2.400 coltivatori di caffè (2.160 dei quali nel 1998 si sono convertiti alla produzione biologica). Il caffè Uciri in Italia è commercializzato da Ctm Altromercato, mentre l’esperienza di Van Der Hoff potete leggerla nel libro Max Havelaar (scritto dallo stesso Van Der Hoff con Nico Roozen, Feltrinelli, 204 pagine, 13,50 euro).
Buoni (e piccanti) dall’Africa
Africa piccante o al basilico: sono arrivati i nuovi sughi e pesto al peperoncino di Equo Mercato, prodotti in Kenya dalla cooperativa Meru Herbs, a compimento di un progetto durato due anni. Due sughi al pomodoro, uno con il basilico e l’altro con il pili pili (il peperoncino africano), realizzati interamente con ortaggi coltivati con metodi naturali, e una salsa piccante che gli stessi contadini
hanno voluto chiamare “pesto di pili pili”, mischiando genovese e swahili.
Il prezzo di vendita dei sughi, in confezioni da 330 grammi, è
di 2,55 euro, quello del pesto di pili pili (180 grammi) è di 3,25 euro. www.equomercato.it
Dalla birra all’erva
Messaggio per ugole assetate: due novità da Ctm altromercato.
Si parte con due birre, una chiara e una scura, prodotte da un’antica brouwerji belga utilizzando anche ingredienti equi e solidali: quinoa della Bolivia, riso indiano e zucchero di canna dla Costa Rica.
L’altro prodotto è il “Tererito”, bibita gassata a base di estratto di erva mate, pianta utilizzata in America Latina per infusioni consumate in una caratteristica zucca svuotata.
www.altromercato.it
In arrivo le arance di Agrofair
La nuova frontiera del “fresco” sono le arance. Almeno per quanto rigaurda il fair trade: l’olandese Agrofair ha iniziato a importarle dal Sudafrica, prodotte da Zebediela Citrus Estate (le cui terre sono
state restituite ai legittimi proprietari nel 2003, dopo l’esproprio illegale avvenuto durante l’apartheid).
In futuro la frutta arriverà anche dall’Argentina. Per il momento le arance (che si aggiungono a banane, ananas e manghi già importati da Agrofair) sono state lanciate sul mercato olandese. www.agrofair.com