Diritti / Approfondimento
Il Politecnico di Torino va avanti con Frontex. Sui diritti umani una fragile clausola
Il Senato accademico ha deliberato a metà dicembre la firma del contratto con l’Agenzia che sorveglia le frontiere dell’Ue. Rifiutate a larga maggioranza le opzioni di rescissione o “congelamento”. Sull’utilizzo dei servizi prodotti è stato richiesto il rispetto dei diritti. Ma con scarsi strumenti di controllo e nonostante le evidenze
Il Politecnico di Torino ha deciso di restare al fianco di Frontex. Unica “clausola”, la paradossale pretesa della salvaguardia dei diritti umani. Un “nulla di fatto” con cui il Senato accademico dell’ateneo ha deliberato martedì 14 dicembre 2021 il proseguimento del contratto firmato con l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne europee per la produzione di cartografia: una commessa da quattro milioni di euro di cui Altreconomia ha dato notizia lo scorso 20 ottobre.
La delibera -votata a larga maggioranza- che dà il via all’accordo con Frontex è stata accompagnata da una nota dei membri del Senato pubblicata dall’edizione locale del quotidiano La Stampa. “I senatori hanno evidenziato -si legge- la necessità di conciliare libertà di ricerca e garanzie sull’uso proprio dei prodotti della ricerca”. Per questo motivo è stata approvata la sottoscrizione del contratto con “l’introduzione di una clausola vincolante che specifichi l’impegno tanto del personale docente coinvolto quanto del committente ad agire in osservanza del rispetto dei diritti umani e fondamentali delle persone, oltre che dei principi dell’integrità della ricerca”. In altri termini, il Senato accademico pretende un impegno di Frontex nel rispetto dei diritti fondamentali che, almeno fino ad oggi, né organi terzi -come il Parlamento europeo- né gli uffici interni alla stessa Agenzia sono riusciti ad ottenere.
A fine novembre 2021 il responsabile dell’ufficio di Frontex per il rispetto dei diritti umani per i diritti Jonas Grimheden ha dichiarato che a sette mesi dall’inizio del suo incarico, l’Agenzia con sede a Varsavia non sta “ascoltando i suoi consigli”. “Abbiamo raccomandato una serie di misure attenuanti che potrebbero essere introdotte per garantire che il sostegno di Frontex sia maggiormente conforme alla base degli obblighi dell’Ue e internazionali -ha spiegato in una mail inviata agli eurodeputati e pubblicata dall’EuObserver-. Spero che queste indicazioni saranno prese in considerazione e applicate prima o poi ma sono impaziente perché fino a oggi non sono ancora state adottate”. Non è una novità.
Nel luglio 2021 nella “Relazione sull’indagine conoscitiva su Frontex relativa a presunte violazioni dei diritti fondamentali” redatta dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo è stato evidenziato come durante lo svolgimento delle indagini è stato scoperto che l’intero elenco di raccomandazioni e consigli forniti dall’ex responsabile dei diritti fondamentali è stato ignorato dal direttore esecutivo Fabrice Leggeri per un periodo di quattro anni. Nella relazione si legge che l’Agenzia anche quando ha trovato prove delle accuse di violazioni dei diritti fondamentali rivolte a Stati membri con cui realizzava operazioni congiunte non ha affrontato tali segnalazioni in modo “tempestivo, vigile ed efficace di fatto non impedendo tali violazioni, senza ridurre il rischio che si realizzassero anche in futuro”.
Nonostante questo solo 20 funzionari restano attualmente attivi nel monitoraggio del rispetto dei diritti umani all’interno dell’Agenzia. Il regolamento adottato da Frontex nel 2019 prevedeva entro il 5 dicembre 2020 l’assunzione di altri 40 monitor: questi entreranno in azione solo nell’estate 2022. Un ritardo che ha “obbligato” il Parlamento europeo a congelare 90 milioni di euro del budget -il 12% dei 757milioni totali- destinati per il prossimo anno all’Agenzia. “Quaranta funzionari sarebbero comunque insufficienti”, ha spiegato Grimheden nella sua comunicazione agli eurodeputati. In questo contesto si muove la pretesa del rispetto dei diritti umani del consorzio italiano che si è aggiudicato il bando, guidato da Ithaca Srl. Considerando anche che su nostra richiesta, il Politecnico aveva dichiarato di non essere a conoscenza dell’utilizzo finale dei servizi forniti: non è chiaro così come sia possibile “monitorare” tale utilizzo senza conoscere la destinazione ultima dei prodotti realizzati.
Durante il pomeriggio di martedì 14 dicembre 2021 le opzioni messe ai voti dal Senato sono state tre: l’inserimento della citata clausola, la rescissione o il congelamento. Quest’ultima proposta prevedeva di sospendere l’esecutività dell’accordo fino al pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea su un procedimento in cui l’Agenzia è accusata di aver collaborato -fornendo l’aereo e il supporto di personale- alla deportazione illegittima in Turchia di una famiglia di rifugiati siriani che aveva presentato richiesta d’asilo sul territorio greco. Come raccontato su Altreconomia, Frontex ricopre infatti un ruolo di primo piano nelle operazioni di rimpatrio dei cosiddetti irregolari, con scarsa efficienza nel monitoraggio del rispetto dei diritti fondamentali. Ma la votazione ha visto prevalere a larga maggioranza il mero inserimento della clausola (con 21 voti a favore della proposta contro i quattro a testa per le altre due).
Il Politecnico proseguirà così nel suo impegno a fianco di Frontex. Anche grazie all’inchiesta pubblicata da Altreconomia e alla presa di posizione da parte del professor Michele Lancione, il rettore Guido Saracco aveva avviato un’indagine conoscitiva interna. Il rettore l’ha sottolineato martedì di fronte a circa 80 partecipanti al presidio che si è formato davanti all’ateneo per chiedere la rescissione dell’accordo. Saracco ha spiegato che una commissione valutatrice composta sia da interni sia da terzi esterni aveva valutato l’accordo in termini di possibili violazioni dei criteri di eticità e del rispetto dei diritti umani. Diverse fonti interne riportano che questa relazione avrebbe dato conto di un rischio medio-alto per l’utilizzo improprio dei dati forniti dalla ricerca con l’invito, in prima battuta, a rescindere il contratto. Senatori e senatrici hanno deciso diversamente: avanti con Frontex. Sul rispetto dei diritti umani, rotto il silenzio, restano solo deboli clausole.
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