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Il cinema di Patricio Guzmán e il Cile. Tra memoria del colpo di Stato e nuovi movimenti

fotogramma del film "Cile - Il mio paese immaginario"

A 50 anni dal golpe militare in Cile, ZaLab e I Wonder, con il patrocinio dell’Ambasciata del Cile in Italia, portano al cinema cinque capolavori del maestro cileno. Una selezione per ricostruire gli anni della dittatura ma anche per “riflettere sul presente e il futuro di quel vasto mondo attraversato da tante identità che è l’America Latina”

Cinquant’anni fa, l’11 settembre del 1973, Santiago del Cile fu teatro di un colpo di Stato militare che pose fine al governo democraticamente eletto di Salvador Allende, sostenuto da una coalizione di partiti di sinistra e di ispirazione socialista, salita al potere nel 1970 con un ambizioso programma di riforme sociali ed economiche. Una giunta militare guidata dal generale Augusto Pinochet prese il potere, con il sostegno economico e diplomatico degli Stati Uniti e lo conservò per quasi vent’anni.

Cinquant’anni dopo questo tragico evento, che ha segnato una generazione con uccisioni, torture, sparizioni ed esilio, ZaLab e I Wonder, con il sostegno dell’Ambasciata del Cile in Italia, hanno programmato di portare nei cinema italiani, a partire dall’11 settembre, “Cile – Il mio paese immaginario”, il nuovo film di Patricio Guzmán, una delle figure più importanti nella cinematografia contemporanea dell’America Latina, insieme ad altre quattro pellicole del regista. 

Il film, che è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes, documenta le proteste sociali del 2019 attraverso le testimonianze, tutte femminili, di chi le ha vissute in prima persona. A partire dall’ottobre del 2019, infatti, un episodio in apparenza marginale, l’aumento del costo del biglietto della metropolitana della capitale cilena, aveva mobilitato prima gli studenti e poi sempre più persone in solidarietà con la violenta repressione delle proteste da parte della polizia. Queste manifestazioni hanno visto un milione e mezzo di persone scendere nelle strade di Santiago. 

Le ragioni sottese alle proteste affondano le loro radici nella storia recente del Cile e nella complicata transizione verso la democrazia dopo il regime di Pinochet. Infatti, negli anni recenti, il Paese ha vissuto una notevole crescita economica, che ha aumentato le disuguaglianze sociali, lasciando ampie fasce della popolazione economicamente svantaggiate e marginalizzate. Dopo le proteste il Paese sta vivendo una transizione, che ha portato all’elezione di un presidente socialista, Gabriel Boric, il quale ha promosso una nuova difficile Costituente per riscrivere la carta costituzionale.

Patricio Guzmán (1941) non è un regista qualsiasi: è un’icona nel mondo del documentario e un baluardo nella difesa della memoria storica. Il suo nome è sinonimo di un cinema militante, che non si accontenta di essere un semplice spettatore della storia, ma che si immerge in essa. Il suo cinema rivendica, in modo esplicito, un legame con l’avanguardia francese e in particolare con l’autore di “La jetée” Chris Marker -con il quale il regista cileno ebbe dei rapporti, come ricorda proprio all’inizio de “Il mio Paese immaginario”- il quale aveva sperimentato il montaggio di foto, legate tra loro dal commento fuori campo.

La svolta nella sua carriera è arrivata con la realizzazione de “La battaglia del Cile”, un’opera monumentale che documenta il colpo di Stato del 1973. Questo progetto, composto da tre film realizzati in quasi dieci anni, è diventato uno dei più importanti documentari del Novecento. Non solo per il suo valore storico ma anche per il suo approccio cinematografico innovativo che univa giornalismo, arte e attivismo.

Patricio Guzmán è nato nel 1941 a Santiago del Cile

In esilio in Francia dagli anni Settanta, è riuscito a tornare in Cile negli anni Novanta, alla fine del controllo politico-militare esercitato da Pinochet. Da allora ha realizzato altri importanti documentari come “Il caso Pinochet” (2001), “Salvador Allende” (2004), e una “trilogia della memoria o dell’oblio” formata dai film “Nostalgia della luce” (2010), “La memoria dell’acqua” (2015) e “La cordigliera dei sogni” (2019): tre film documentari che partendo dal deserto di Atacama, dai popoli nativi della Patagonia e dalla Cordigliera delle Ande si interrogano sulla storia, l’identità e le sfide politiche e sociali del Cile nel contesto contemporaneo.


I cinque film selezionati. Le sinossi sono a cura di Zalab

CILE – IL MIO PAESE IMMAGINARIO (2023)
Ottobre 2019: una rivoluzione inaspettata, un tumulto sociale esplode per le strade di Santiago chiedendo più democrazia, un sistema educativo e sanitario migliori, una vita migliore, e una nuova Costituzione. Le donne cilene ci accompagnano nella protesta e nella violentissima repressione fino all’assemblea costituente per la riscrittura della costituzione nazionale.

LA CORDIGLIERA DEI SOGNI
L’esplorazione del territorio va di pari passo con l’esplorazione della storia, per svelare l’anima più profonda del Cile. Le alte cime della Cordigliera si caricano di una moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori, stratificati come la roccia. La poesia visiva si sovrappone alle testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i loro ricordi della dittatura di Pinochet.

LA MEMORIA DELL’ACQUA
L’Oceano Pacifico, le sue memorie e la sua vitalità vengono raccontati partendo da un piccolo ritrovamento archeologico che offre una posizione originale da cui guardare alle vicende degli uomini che hanno solcato quelle acque. Due massacri, e la memoria dell’acqua: sono le chiavi narrative per raccontare la storia di un Paese e delle sue ferite ancora aperte, per percorrere il Cile e la sua bellezza, il Cile e la sua violenza.

NOSTALGIA DELLA LUCE
Nel deserto di Atacama, in Cile, sono installati i telescopi più potenti del mondo. Mentre gli scienziati esplorano le immensità del cielo, gli archeologi sondano il terreno alla ricerca delle tracce delle popolazioni precolombiane. Tra gli uni e gli altri si aggira un terzo fronte di ricerca: i parenti dei desaparecidos massacrati sotto il regime di Pinochet, a caccia dei resti dei loro cari.

SALVADOR ALLENDE
La storia del Cile e del suo importante presidente storico, partendo dall’11 settembre 1973, giorno in cui l’uomo perse la vita nel palazzo della Moneda, bombardato dall’aviazione militare guidata da Augusto Pinochet. La politica Allende, che più di ogni altro aveva inseguito il sogno della democrazia, fino a quel tragico giorno, a cui seguirono 17 anni di repressioni che segnarono indelebilmente il futuro di quel Paese.

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