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Crisi climatica / Opinioni

Giuliano Ferrara e il disastro culturale della destra sul clima

Giuliano Ferrara in un'immagine scattata nel novembre 2001 quando era direttore del quotidiano Il foglio © indeciso42, via wikimedia commons

Sotto la prosa barocca del giornalista “arguto” si trovano i temi classici dei negazionisti e la rivalsa contro chi lancia l’allarme. La rubrica di Stefano Caserini

Tratto da Altreconomia 260 — Giugno 2023

Giuliano Ferrara è un esempio del disastro culturale della destra italiana sul tema del cambiamento climatico. Sono più di quindici anni che scrive sempre lo stesso articolo, incurante del clima che cambia, della mole di dati e spiegazioni portati dalla comunità scientifica. Li leggo perché ci ritrovo gli argomenti classici delle tecniche di disinformazione sul tema. Un misto di ignoranza e supponenza, condito con una prosa barocca, spiritosaggini e palesi stupidaggini. E sì che è considerato l’esponente arguto e intelligente degli intellettuali di destra. I suoi articoli vengono letti nelle rassegne stampa, a differenza di quelli dei suoi emuli che scrivono su Libero o La Verità, che non sono considerati degni. Eppure, se si analizza il contenuto, la sostanza è la stessa. Cambia solo la forma. Ferrara è meno grezzo, “se la tira” di più. Ha l’arroganza di chi vanta una vicinanza col potere, la libertà di chi può dire quello che vuole.

Nella mia conferenza-spettacolo “A qualcuno piace caldo” faccio ascoltare l’invettiva lanciata qualche anno fa in una trasmissione radiofonica contro chi propone la riduzione dei voli dei jet privati e dei frequent flyers: L’aviazione commerciale che inquina il cielo [..] È una cretinata! Guarda il cielo quanto è grande, cosa vuole che faccia un boeing 707 […] È enorme, il cielo, l’ha guardato dal finestrino dell’aereo?”. La violenza verbale è la stessa di quando, durante le prime serate televisive di vent’anni fa, rilanciava le bufale sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq.

Sembra incredibile, ma dopo tanti anni Ferrara è ancora fermo alla differenza tra il tempo e il clima. Non riesce proprio a capirla. Nel 2007 scriveva che “se il riscaldamento è globale, come mai a Parigi fa così freddo? Perché devo indossare la lana al mattino, perché mi cola il naso passeggiando sul boulevard per andare a comprare i giornali?”. Nell’ultimo articolo pubblicato il 13 maggio 2023 su Il Foglio ha scritto: “Stamane dove vivo si rischiava l’annegamento appena messo un piede fuori casa” e “c’erano dieci gradi a mezzogiorno”, per smentire le preoccupazioni sulla siccità e il surriscaldamento globale. Ha aggiunto di vivere “nella speranza escatologica di un’estate fresca o almeno accettabilmente calda per il solo gusto di smentire Luca Mercalli”.

Eccola qui, la speranza degli intellettuali di destra sul cambiamento climatico: avere la prossima estate “fresca o almeno accettabilmente calda”. Le estati successive non importano, troppo impegnativo per i neuroni. Davanti alle prospettive delle devastazioni che porterà la crisi climatica, all’aumento del livello dei mari, all’acidificazione degli oceani, hanno da contrapporre la rivalsa per chi lancia l’allarme.

L’1% della popolazione mondiale che è responsabile di oltre il 50% delle emissioni di CO2 dovute ai viaggi aerei. Ma per Giuliano Ferrara il “cielo è grande” e quindi non c’è nessun problema.

Possiamo tranquillizzare Ferrara: a Luca Mercalli e a tutti quanti si occupano da anni di cambiamenti climatici, e hanno visto sempre più crescere le evidenze scientifiche e le conferme fattuali, piacerebbe tanto poter dire di essersi sbagliati. Se domani venisse dimostrato che non c’è in atto alcun riscaldamento globale, o che non è colpa delle attività umane, festeggerei senza alcun ritegno. Per giorni o per settimane. Con felicità brucerei i libri che ho scritto e i rapporti dell’Ipcc, comunicherei l’inutilità del mio insegnamento universitario. Tante serate più libere, più tempo per occuparsi d’altro.

Certo ogni tanto è bello sognare, immaginare la fantascienza e abbandonarsi a deliri escatologici. Poi si torna alla realtà e si legge della proposta del governo di centrodestra di togliere la sovrattassa sulle auto di grossa cilindrata. E allora viene il dubbio che l’ignoranza e il cabaret degli intellettuali narcisisti non siano poi così innocui.

Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Sex and the Climate” (peoplepub, 2022)

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