Diritti / Approfondimento
Gettare “Semi” per una nuova narrazione sulle migrazioni. Superando gli stereotipi
Il progetto “Storie, educazione, migrazioni e impegno” finanziato dall’Ue e promosso dall’Ong Engim Internazionale, in collaborazione anche con Altreconomia, ha accompagnato giovani under 35 nella realizzazione di un podcast, una serie illustrata e quattro video per raccontare la mobilità internazionale e le storie di chi migra
“Basterebbe anche solo cominciare a non usare più la parola ‘migrante’. In un secondo si annullano le singole storie di ogni persona: i ‘bagagli’ del passato e i desideri futuri. Su questo tema, forse più che in altri, serve una nuova narrazione”. Non ha dubbi Mariangela Ciriello, coordinatrice per Engim internazionale, Ong che si occupa di cooperazione internazionale, del progetto “Semi – Storie, educazione, migrazioni e impegno” finanziato dall’Unione europea all’interno del progetto “Mindchangers: regions and youth for planet and people” che vede come partner la Regione Piemonte e nasce con l’intento di far crescere l’impegno dei giovani rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. “Nello specifico Semi nasce proprio con l’obiettivo di lavorare con giovani comunicatori e giornalisti per favorire una diversa narrazione sulla migrazione, più consapevole e capace di cogliere la complessità del fenomeno”, sottolinea Ciriello. Nella scia dell’attività di Engim che, come Ong, opera in 13 Paesi del mondo con progetti di cooperazione, mobilità internazionale e sensibilizzazione della cittadinanza.
“Semi” ha visto la realizzazione di un articolato percorso per sviluppare e promuovere una nuova sensibilità sul fenomeno. Le prime attività prevedevano lo svolgimento di laboratori di educazione alla cittadinanza, un’escape room in collaborazione con l’associazione Eufemia, che opera per l’inclusione sociale, attraverso azioni di cittadinanza attiva all’insegna del dialogo interculturale; un ciclo di formazione per giornalisti, realizzato in collaborazione con la Coalizione italiana libertà e diritti civili e Stampa Subalpina, e una serie di eventi pubblici per sensibilizzare la cittadinanza sul tema e poi sono in programma tre incontri con giornalisti che lavorano nella Regione dei Balcani, in Sahel e in America Latina per avere lo sguardo di chi vive in quei luoghi la migrazione. “Il cuore centrale del progetto era una campagna, realizzata e sviluppata da giovani con l’obiettivo di ragionare sulle cause geopolitiche e sociali del fenomeno, lavorando su concetti di frontiere con l’obiettivo di cambiare un po’ la narrazione cominciando a parlare di diritto di mobilità e provando a togliere l’etichetta di ‘migrante’ -continua Ciriello-. Abbiamo immaginato che questo percorso si realizzasse attraverso una serie video, un podcast e una serie illustrata che oggi sono realtà”.
Da maggio 2022 in avanti un gruppo di giovani under 35 ha cominciato così a incontrarsi per strutturare i diversi lavori. La serie video è stata curata dal videomaker Saverio Maggio. “Nelle quattro video-interviste abbiamo voluto raccontare la storia di persone che quotidianamente, o quasi, si scontrano con la realtà di che cosa significa essere un migrante al giorno d’oggi: non necessariamente perché lo hanno vissuto sulla loro pelle ma perché tutti i giorni si impegnano per capire e aiutare in concreto che si trova in questa condizione -spiega Maggio-. Volevamo rendere tutto ‘tanbigile’, vicino alle persone: così abbiamo deciso di raccontare luoghi simbolici della città attraverso le testimonianze di queste persone”. I quattro docufilm sono disponibili gratuitamente su YouTube: uscirà una puntata alla settimana a partire da oggi, lunedì 17 ottobre.
“Limbo – Il tempo sospeso di chi si fa migrante” è invece il titolo del podcast prodotto in collaborazione con Altreconomia. Limbo “porta” l’ascoltatore in quattro luoghi simbolici di Torino dove quotidianamente si assiste al tempo senza risposte che le persone in transito sono costrette a subire: dall’attesa per attraversare una frontiera, quella italo-francese dell’alta Val Susa, al Centro permanente per il rimpatrio (Cpr) di corso Brunelleschi fino alla Questura di Torino. Il montaggio del podcast è a cura di Border radio, una radio indipendente con sede nel capoluogo piemontese.
Infine la serie illustrata ha visto la collaborazione di sei autori e autrici, di cui cinque sono rifugiati e attivisti sul territorio italiano: Sabrina Efionayi, autrice italiana di seconda generazione, Muna Khorzom, originaria della Siria, Suad Omar della Somalia, Mohammed e Amine Bour del Marocco. A questi si aggiunge lo scrittore brasiliano Antonio Fabrice che lavora in uno dei luoghi in Brasile in cui è attivo un progetto di Engim internazionale. Hanno raccontato, attraverso brevi testimonianze, la loro esperienza di viaggio e permanenza nel Paese. Partendo da queste riflessioni, l’illustratrice Laura Ciriello, in arte La Volpe, ha creato sei disegni. “Una bella esperienza: fin da subito, quando ho letto il materiale, le poesie, ho empatizzato per quanto mi era possibile con quello che leggevo -spiega Ciriello che nel 2019 ha illustrato il libro “Clapton e Layla. Un album, una storia, un poema d’amore rock“, Arcana Edizioni” (Alberto Rezzi, Arcana edizione)-. Spero di aver restituito con i disegni la profondità dei pezzi di vita raccontati dagli scrittori”. Tra i versi che hanno colpito di più l’illustratrice ci sono quelli di Suad Omar, scrittrice e attivista di origine somale che vive a Torino da oltre 30 anni. Suad scrive: “Adesso sono incapace, adesso sono invisibile. Adesso sono l’ombra di me stessa”. “Mi sono immaginata con una finestra sul mio cuore che rappresenta la ricerca dell’io più intimo -spiega Ciriello-. L’ombra non come qualcosa di proiettato al di fuori ma che si riflette all’interno”.
Quale sguardo hanno i giovani rispetto al tema migratorio? Per Mariangela Ciriello, coordinatrice del progetto Semi, uno degli obiettivi era far emergere la complessità del fenomeno. “Da questo punto di vista il gruppo di lavoro ha permesso anche a noi di avere una visione molto aperta su questi temi -racconta-. Il tema della migrazione si lega alla dimensione di genere, all’ambiente, al rispetto dei diritti umani. Il concetto di intersezionalità credo sia molto più sentito tra le nuove generazioni: c’è la voglia, la curiosità, di provare a cogliere la complessità di un tema partendo da un concetto locale ma legandosi a luoghi e persone lontane”. Per provare, finalmente, a parlare di diritti umani e diritto alla mobilità e non più di “migranti”.
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