Quando tutto andava per il meglio, Wir-Le Agbaalor trascorreva le sue giornate lavorando con dedizione nella fattoria di famiglia: estirpava le erbacce, irrigava i campi e raccoglieva la manioca che poi rivendeva al mercato di Port Harcourt, nel Sud-Est della Nigeria. Ma oggi il quarantaseienne non si prende più cura della sua terra a causa di una spessa patina di petrolio che ricopre il terreno da oltre un anno e mezzo e che ha reso impossibile qualsiasi forma di coltivazione. Nel 2023, racconta, due gravi fuoriuscite di greggio hanno contaminato i suoi terreni, privando lui e la sua famiglia dell’unica fonte di sostentamento.
“Quando il petrolio inquina il suolo, non c’è più niente da fare”, racconta mentre osserva sconsolato quel che resta delle sue piantine marcire sotto il sole cocente di una mattina d’agosto. Poco lontano, tra gli alberi di un boschetto a ridosso della sua proprietà, si intravede una sezione del Trans-Niger pipeline. Costruito nel 1965 dal gruppo Royal Dutch S