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Dall’Afghanistan al Sahel, passando per l’Ucraina. Dove colpisce il terrorismo
Pubblicata la nuova edizione del Global terrorism index. Nel 2021 oltre 7.100 persone sono morte in attentati terroristici. L’Afghanistan è il Paese più colpito, seguito da Iraq e Somalia. Preoccupa la situazione nel Sahel dove crescono insicurezza e attacchi. Lo Stato Islamico è il gruppo che ha causato il maggior numero di morti
L’attacco terroristico più sanguinoso del 2021 è stato commesso il 26 agosto a Kabul dallo Stato islamico durante i drammatici giorni della partenza dei militari occidentali e l’evacuazione dei civili che avevano collaborato con la coalizione internazionale: una bomba piazzata tra la folla ammassata nei pressi dell’aeroporto ha provocato la morte di 170 persone e il ferimento di altre 200. Sempre in Afghanistan si sono registrati cinque dei dieci peggiori attentati censiti nel 2021 dal Global terrorism index curato dal think tank indipendente Institute for Economics & Peace, che nel Paese centro-asiatico ha registrato la morte di 1.462 persone (più 14% rispetto all’anno precedente) mentre gli attentati sono aumentati del 33%. “In Afghanistan si è registrato il 20% di tutte le vittime di terrorismo censite a livello globale. Metà erano civili”, si legge nel report che evidenzia come il Paese rimanga per il terzo anno consecutivo quello più colpito dal terrorismo. Al secondo posto del ranking globale che misura l’impatto del terrorismo sui diversi Paesi in base a una metodologia che tiene conto di quattro indicatori legati al numero di attentati, di vittime, di feriti e i danni alle strutture c’è l’Iraq, dove si sono registrati 883 attentati che hanno provocato la morte di 524 persone e il ferimento di altre 836. Segue la Somalia dove, sebbene si sia registrata una flessione rispetto agli anni precedenti, sono stati commessi 308 attacchi terroristici che hanno provocato 599 vittime.
A livello globale il numero delle vittime del terrorismo, 7.142 persone, ha registrato un leggero calo (-1,2%) rispetto all’anno precedente ed è pari a circa un terzo rispetto a quelle censite nel 2015. Secondo le stime del Global terrorism index l’85% delle vittime si è registrato in soli dieci Paesi: di nuovo, a pagare il prezzo più alto è l’Afghanistan dove si è registrato il 20% di tutte le vittime a livello globale; seguito dal Burkina Faso (dove si è registrato il 10% delle vittime) mentre Somalia, Mali e Niger registrano ciascuna l’8% del totale delle vittime di terrorismo.
Il principale elemento di novità contenuto nel rapporto riguarda lo spostamento dell’epicentro del terrorismo globale verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana, dove si è registrato il 48% del totale delle vittime. La situazione è particolarmente critica nella regione del Sahel dove il numero delle vittime di autobombe e attentati è cresciuto in maniera vertiginosa: se nel 2007 pesavano per circa l’1% sul totale globale, nel 2021 l’incidenza è salita al 35%. Burkina Faso, Mali e Niger sono alcuni tra i Paesi in cui si è registrato il maggiore incremento. Il Burkina Faso -che fino a una decina di anni fa era interessato solo marginalmente dal terrorismo- ha registrato nel 2021 ben 216 attentati che hanno provocato la morte di oltre 700 persone e il ferimento di altre 200. Non è un caso, inoltre, che la maggior parte degli attacchi si sia registrato nelle regioni settentrionali del Paese, al confine con Niger e Mali. Altri due Paesi, come detto, dove il numero di attacchi e di vittime è in crescita da alcuni anni.
“A seguito delle sconfitte militari in Siria e in Iraq, lo Stato islamico ha volto la sua attenzione verso il Sahel, dove il numero di morti per terrorismo si è moltiplicato per dieci a partire dal 2007 -si legge nel testo di presentazione del report-. Il terrorismo nella regione è aggravato dall’incremento demografico, dalla carenza di accesso adeguato all’acqua e al cibo, dal cambiamento climatico e da governi deboli. Ad aumentare la complessità, molte organizzazioni criminali si presentano come insorti islamici”.
Si conferma, inoltre, il trend che vede il terrorismo in azione prevalentemente all’interno di aree di conflitto: il 97% degli attacchi registrati nel 2021 sono stati infatti commessi in Paesi dove erano in corso guerre o altre forme di conflitto armato. Per quanto riguarda gli autori degli attentati, i principali gruppi terroristici individuati dal Global Terrorism index come i maggiori responsabili per numero di vittime sono lo Stato islamico (che con le sue diverse affiliazioni in Afghanistan, nel Sahel e in Medio Oriente ha causato il 29% delle vittime a livello globale), il gruppo terrorista somalo al Shabaab, i Talebani e il gruppo Jamaat Nusrat Al-Islam wal Muslimeen (JNIM) attivo nel Sahel. “Questi quattro gruppo sono responsabili di 3.364 morti, pari al 47% del totale”, si legge nel report.
Un focus particolare è stato dedicato alla situazione in Ucraina dove si teme che la guerra scatenata dalla Russia possa portare anche un aumento degli attacchi terroristici, come già successo durante la crisi del 2014 quando nel Paese si sono verificati 69 attentati. A questo si somma anche la “seria preoccupazione per gli effetti a catena del terrorismo informatico su altri Paesi”, si legge nel documento.
L’Institute for economic and peace ha dedicato un approfondimento specifico al tema degli attacchi informatici subiti negli ultimi anni dall’Ucraina e che, in larga parte, sono stati attribuiti alla Russia: 397mila quelli registrati nel 2020 e circa 280mila nei primi 10 mesi del 2021. “L’aumento dei cyber attacchi può essere un indicatore del fatto che la situazione si sta deteriorando -si legge nel documento-. Ad esempio, nel gennaio 2022, mentre erano in corso intensi sforzi diplomatici, l’Ucraina ha subito un diffuso attacco informatico ai danni di diversi dipartimenti governativi”. Il messaggio recitava: “Ucraini. Tutte le informazioni su di voi sono diventate pubbliche. Abbiate paura e aspettatevi il peggio. È il vostro passato, presente e futuro”. Il messaggio includeva una riproduzione della bandiera dell’Ucraina e una mappa barrata con un riferimento alla “terra storica”. Il timore è che la Russia possa portare a termine attacchi informatici non solo nei confronti di Kiev, ma anche verso altri Paesi: è possibile dunque che la minaccia del terrorismo informatico aumenti a livello globale insieme alla drammatica evoluzione della guerra in Ucraina.
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