Altre Economie
Coca-Cola, numeri oltre la crisi
La multinazionale decide di chiudere lo stabilimento di Gaglianico, nel biellese, e i media parlano di crisi dell’industrial delle bibite. Ma i bilanci di The Coca-Cola Company dicono altro, come le scelte industriali della filiale italiana, che punta ad aumentare la produzione a Nogara, nel veronese. Lo stabilimento da cui era partita l’inchiesta di Ae che ha svelta "la formula segreta" di Coca-Cola, a base di acqua low-cost
"Si beve meno Coca-Cola, chiude uno stabilimento". Titola così il 30 ottobre torino.repubblica.it: l’articolo annuncia la decisione di Coca-Cola HBC Italia di fermare la produzione dello stabilimento di Gaglianico (in provincia di Biella) alla fine del mese di febbraio 2014. Segue -sabato- un lungo pezzo sul quotidiano, in cui viene analizzata la (presunta) crisi dell’industria delle bibite, utilizzando i numeri (relativi ai volumi venduti) ma senza guardare ai fatturati.
La semestrale di Coca-Cola Hellenic Bottled Company -da cui dipende la filiale italiana- ci dice (è vero) che in Italia si è bevuto meno, ma non dà conto -come fa invece in modo dettagliato il bilancio annuale- del fatturato in ognuno dei Paesi (oltre venti) in cui l’impresa imbottiglia bibite per conto di The Coca-Cola Company.
L’unica certezza, così, è quanto battuto dall’Ansa poche settimane fa, a metà ottobre: "Coca-Cola [ha chiuso] il terzo trimestre 2013 con utili in crescita grazie all’aumento delle vendite in Nordamerica (+2%), mentre rallenta il calo dei volumi di vendita in Europa a -1% dal -4% del secondo trimestre dell’anno. L’utile netto è salito a 2,45 miliardi di dollari (54 cent per azione) dai 2,31 miliardi (50 cent ad azione) dello stesso periodo 2012. Al netto di poste straordinarie, l’utile per azione risulta pari a 53 cent, in linea con le attese del mercato".
Un’altra certezza è che nei supermercati sono in vendita -nei pressi delle casse- mini lattine da 150 centilitri -meno della metà di una lattina normale- ad un prezzo "lancio" di 4,50 euro. Vuol dire che la Coca-Cola costa 2,5 euro al litro. E allora credo che prendere (davvero) in mano i bilanci della società prima di scrivere non farebbe male. Anche perché, come raccontiamo nell’articolo "La formula segreta", cui abbiamo dedicato l’inchiesta di copertina di "Altreconomia" a giugno 2013, quelli di Coca-Cola in Italia sono in rosso da almeno due anni.
Se davvero il calo delle vendite fa presumere una ripresa lontana (tanto da decidere la chiusura di uno stabilimento) non sarebbe razionale che l’azienda lavori per poter aumentare la capacità produttiva nello stabilimento di Nogara, in provincia di Verona, ed apra per questo nuovi pozzi in Veneto (dove, vale la pena ricordarlo, paga poco più di 13mila euro per accaparrarsi oltre 1,25 miliardi di litri d’acqua).
Sulla scorta dell’inchiesta di Altreconomia, Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale in Veneto, ha presentato il 18 luglio una interrogazione alla Giunta regionale, ma ancora non ha ricevuto risposta.
Una nota finale: dal 2014, Coca-Cola sarebbe stata costretta a triplicare il canone pagato alla Regione Piemonte, perché l’acqua di falda profonda che utilizza a Gaglianico è di pregio, di elevata qualità, e non va sprecata. Si parla di poco più di 10mila euro invece di 3mila e rotti. Spiccioli, per un’azienda che fattura oltre un miliardo di euro nel nostro Paese.